Milano 3 Aprile – Sull’Huffington Post si legge un blog di rara attualità ed interesse, scritto da Amit Zarouk
Portavoce e consigliere politico presso l’Ambasciata d’Israele. Il tema della versione Israeliana della sicurezza è oggi di drammatica attualità. In Europa scopriamo, forse per la prima volta, un nemico interno che non riusciamo a capire. Il terrorismo politico. Il terrorismo separatista, quindi territoriale. Il terrorismo religioso Cristiano (quel poco che abbiamo visto nel mondo). Tutte queste forme erano portate avanti da soggetti che avevano il lessico del proprio paese. Distorto, usato contro il proprio popolo, ma pur sempre comune. Israele conosce invece il mostro senza nome, senza lingua, che ulula incomprensibile. E noi oggi lo affrontiamo, per la prima volta, nel cuore d’Europa. Come fanno, quindi a combattere ogni giorno un nemico invisibile che li circonda e ne vuole la morte violenta? Oggi, per esempio, il paese vede l’intifada dei coltelli. Ma è solo l’ultima incarnazione della bestia. Prima c’erano i kamikaze. Ed in principio bombe e kalashnikov. Come reagire a tutto questo? I segreti sono due. Il primo è una collettiva e libera rinuncia alla privacy. D’altronde quando il nemico ti esplode a fianco, farsi frugare nella borsetta prima di entrare al cinema non è un grosso sacrificio. Questo messaggio è vitale da comprendere bene. Intanto il principio della rinuncia collettiva ad un diritto fondamentale. Non è una rinuncia assoluta. Ma solo temporanea. E subordinata. Subordinata ai risultati, subordinata ai risultati di guerra, subordinata alla qualità della vita. Mettiamocelo in testa, se si vota senza valutare per primi i successi sulla sicurezza, il destino di una nazione è segnata. Secondo punto, è una decisione collettiva. Israele è una Nazione. Una cosa che forse un tempo eravamo anche noi. Forse un giorno torneremo ad esserlo. Speriamo avvenga un’ora prima della sconfitta. Questa è la parte che si vede. Ce n’è una che non si vede. Ed è forse quella più importante.
In primis, Israele è sempre stato disposto a fare di tutto, infrangere ogni limite ed ogni tabù, in nome della sicurezza. Salvini invoca le ruspe. Israele le usa. Trump invoca i muri. Israele il muro l’ha costruito. La destra Europea chiede la guerra al terrore. Israele la combatte. La combatte in tutto il Mondo. La Combatte con la determinazione e la fermezza che solo chi è nel giusto possiede. Il giorno in cui in ogni paese Europeo esisterà un Likud potremo combatterla vittoriosamente anche noi. La seconda parte è la tecnologia. Noi abbiamo centinaia di telecamere. Per lo più spente. Loro hanno sofisticatissime tecnologie per il riconoscimento facciale. Capite quanto siamo indietro? La difesa, quando si ha di fronte un nemico pronto a tutto, deve essere fatta con ogni mezzo. Non al risparmio. Non con il freno a mano tirato. Non preoccupandoci dei fantomatici diritti di Abu Omar. Non, soprattutto, credendo che carnefici e vittime stiano sullo stesso piano. Speriamo di realizzarlo anche noi prima che sia troppo tardi.
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Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,