Milano 5 Aprile – I dipendenti pubblici devono svolgere le proprie mansioni con disciplina ed onore. Articolo 54 comma 2 Costituzione. Questa è una storia di quotidiano disonore e di normale indisciplina. Ieri mattina, alle 9,45, mi trovavo ad un mercato in via Padova per fare un banchetto. Ero con Otello Ruggeri, ed i consiglieri Nava e Sardone di Forza Italia. Per estremo scrupolo avevamo due permessi, quindi potevamo aprire due banchetti. Ovviamente abbiamo evitato. Non si voleva rendere il lavoro dei venditori regolari più difficile. A quello ci pensano già irregolari e Comune. Iniziamo ad aprire e si presentano due dipendenti. Nota: non erano poliziotti. Appartenevano all’utilissimo ufficio controllo mercati. Il cui compito si sovrappone, quando non ostacola, quello della polizia locale. Erano decisamente infastiditi dalla nostra presenza. Con “nostra” intendo quella di tutta l’opposizione, perché in loco c’erano Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. Il motivo, pare, fosse che Fratelli d’Italia non avesse il permesso in regola. E, con linearità tipica della burocrazia, la colpa ovviamente è ricaduta su di noi. Quando la consigliera Sardone ha fatto notare che i permessi altrui non ci riguardavano, una dei due ha detto: “Tanto siete sempre la stessa banda di ladri”. Segue parapiglia, identificazione della donna e tutto quello che succede in casi simili. Scusate se sottolineo alcuni dettagli. Il primo: non vorrei risultare pesante, ma se questo insulto alla categoria dei dipendenti comunali ha ancora uno stipendio è perché i cosiddetti ladri le pagano l’immeritato stipendio. Secondo: ogni demente, su questa terra, ha diritto alla propria insulsa opinione. Ci mancherebbe. È il cardine della democrazia. Ma la professionalità del ruolo che si ricopre impone di tenersela per sé, in talune occasioni. Il centro di un mercato a due mesi dalle elezioni, di fronte a decine di persone e davanti a tre gruppi politici rientra perfettamente in questa definizione. Terzo: la sensazione di impunità di cui gode certa gentaglia è il sintomo di un mondo del lavoro pubblico oscenamente degradato. Un clima di omertà totale che giustifica qualsiasi eccesso e qualsiasi licenza. Una frase del genere, in altri tempi, avrebbe portato al licenziamento in tronco, perché questa gente è chiamata a vigilare. E se l’arbitro non è neutrale, non ha senso di esistere.
Sarà stata la giornata speciale, ma non è finita qua. Dopo due ore passa la polizia locale. Mostro personalmente il permesso. Viene appurato che siamo in regola. Nel frattempo, una donna, presumo collega di chi stava controllando, legge le nostre proposte. E dall’alto della sua enorme competenza politologica, così vasta ed universalmente riconosciuta che le è valsa un posto di lavoro di rinomanza internazionale, ha commentato che metà erano da buttare. In particolare i soldati in strada erano del tutto inutili.
Cari lettori, provo un indicibile rimorso. Me lo porterò alla tomba. Non ho avuto la prontezza di replicarle che, a mio avviso, erano infinitamente più utili di lei e fossi stato al potere, l’avrei istantaneamente licenziata per ampliare l’organico dell’esercito. La prontezza nella vita è tutto. Sarà per la prossima volta. Ho la sensazione che non si tratti di casi isolati e che ormai la sinistra abbia perso ogni forma di autocontrollo. Staremo a vedere.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,