Milano 6 Aprile – Il progetto è ambizioso, e anche «presuntuoso», ammette con un sorriso Carlo Mazzoni: «Ma ne vale la pena, se l’obiettivo è sostenere i libri». Con questo scopo nasce il premio letterario The Dot Circle, iniziativa del magazine «The Fashionable Lampoon». Bisogna però fare attenzione alla data, e soprattutto al luogo, in cui il premio verrà assegnato: la nomina dei vincitori avverrà infatti il 16 aprile durante una festa in strada, e non una strada qualsiasi, ma via Bagutta. Perché The Dot Circlevuole sostituirsi al premio storico (dal 1927 simbolo della cultura ambrosiana), diventando il nuovo Premio Bagutta. E perché alla Trattoria Bagutta, dove tutto iniziò, è da poco arrivato lo sfratto. Esecutivo dal 14 aprile.
Il locale
La borghesia milanese, gli intellettuali, i commercianti e i proprietari dei palazzi storici, i giovani e i meno giovani, gli scrittori e gli editori. In questa storia in cui tutto si intreccia — i cognomi che contano, i salotti che contano — il nuovo corso parte da un’idea di Carlo Mazzoni, direttore di «The Fashionable Lampoon», oltre che autore di romanzi, da Due amici ai Postromantici. «Nasco come scrittore e mi addolora il fatto di vedere che i libri vengono letti poco e comunicati male». Da qui il progetto di un premio veicolato da una massiccia campagna mediatica, con una serie di influencer in grado di raggiungere migliaia di persone sui social network (da Margherita Missoni, a Filippa Lagerback), con il sostengo dell’associazione «Quartieri tranquilli» e la generosa sponsorizzazione di Tiffany. E con un board che va da Lina Sotis a Natalia Aspesi, da Camilla Baresani a Benedetta Barzini, a Marcello Fois.
La guerra (o campagna di rottamazione) è dichiarata. «Il Bagutta considera libri fuori da ogni logica commerciale, noi vogliamo sostenere invece gli scrittori»: e questo è il primo colpo assestato all’antico premio. La sera del 16 aprile, poi, la strada verrà chiusa, i tavolini saranno apparecchiati; durante la premiazione (cinque libri selezionati) una performance di street painting animerà la cena. Ecco, appunto. La cena: come al «vecchio» Bagutta, ma molto più glamour. E non bisogna sottovalutare il fatto che Carlo Mazzoni è anche uno degli eredi della famiglia Orsi -Mazzoni, proprietaria dei muri della Trattoria Bagutta. In quelle sale, la sera dell’11 novembre 1926, a undici commensali (Riccardo Bacchelli, Orio Vergani, Adolfo Franci, Paolo Monelli, Gino Scarpa, Mario Vellani Marchi, Ottavio Steffenini, Luigi Bonelli, Mario Alessandrini, Antonio Veretti e Antonio Niccodemi) venne l’idea di istituire un premio letterario che sarebbe entrato nella storia della cultura italiana del Novecento. La novità è che ora alla Trattoria è arrivato l’avviso di sfratto. Conferma il legale della «comunione Orsi- Mazzoni», Nicola Morvillo: «I ristoratori erano in arretrato con il canone, i miei clienti hanno chiesto lo sfratto per morosità. All’udienza del 14 marzo il giudice ha convalidato lo sfratto agli affittuari, fissando l’inizio dell’esecuzione al 14 aprile». Le richieste di un nuovo contratto sono arrivate, «ma senza alcuna garanzia».
Da parte sua Marco Pepori, il ristoratore erede della famiglia toscana che ha servito pasti a tutta la borghesia milanese, ribatte: «Per noi non ci sono problemi, lo sfratto per ora non c’è. C’è invece una diatriba che verrà sicuramente sistemata. Ma il Premio ci sarà di sicuro, potete starne certi». L’unica che sembra preoccupata è Isabella Bossi Fedrigotti, presidente della giuria del Bagutta ed editorialista del Corriere della Sera: «È probabile — dice — che cambieremo posto, al momento non sappiamo quale sarà il nostro futuro, ma è da parecchio che ce lo chiediamo. Per noi è un’angoscia ogni anno».
Annamaria Sacchi (Corriere)
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