Se governa la sinistra i pm si possono colpire e criticare

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Milano 7 Aprile – Tutti zitti, dopo l’attacco di Renzi alla lentezza della Magistratura. Berlusconi veniva sbranato dalla stessa Magistratura e dai grandi Giornali. Che cosa è cambiato? Un’analisi attenta delle motivazioni è stata pubblicata da Il Giornale con la firma di Paolo Bracalini. Ne riproponiamo l’articolo “Un attacco all’autonomia della magistratura? Macché, solo una «narrativa di reazione» spiega il professor Pombeni sul Sole24Ore.

Lo sberleffo di Renzi alla Procura di Potenza colpevole di aver fatto dimettere la Guidi e tirato in ballo anche la Boschi («fanno un’inchiesta sul petrolio ogni quattro anni, come le Olimpiadi: 2000, 2004, 2008, 2016, hanno saltato il 2012 no so perché, senza arrivare mai a sentenza, non è da Paese civile») non produce boati di indignazione e allarmi per il premier che «alimenta lo scontro tra poteri dello Stato» come si sarebbe detto un tempo, ma solo un flebile sussulto. L’Anm, di solito repentina nelle reazioni, ci mette 24 ore per rispondere, con una nota del responsabile della sezione Basilicata non particolarmente feroce («dichiarazioni inopportune nei tempi ed inconsistenti nei fatti»), dopo un’intervista del segretario Anm Maurizio Carbone che suona come una difesa d’ufficio e un’occasione semmai per segnalare che Renzi non ha responsabilità specifiche, da ricercare invece nel costume politico da lui ereditato («La cosa non ci sorprende, è da anni che…»). Sui giornali filogovernativi filtra, poi, la versione sponsorizzata da Palazzo Chigi, per cui non è Renzi ad attaccare le Procure che disturbano il suo governo ma piuttosto il contrario, sono i pm ad aver invaso il campo, ad «aver screditato e sputtanato la politica» riporta Repubblica, che cita come altro sospetto presente nei ragionamenti a Palazzo Chigi le strane «coincidenze» temporali tra l’inchiesta sui pozzi in Basilicata e il referendum sulle trivelle, che per Renzi equivale ad un derby interno al Pd. Insomma non c’è una indebita ingerenza del premier su un’indagine che mette in difficoltà il suo esecutivo, ma un’operazione sospetta da parte di pm interessati a mettere i bastoni tra le ruote dell’esecutivo. Siamo ad un passo dalla «giustizia ad orologeria». Che il retroscena compaia su Repubblica, per vent’anni portavoce dell’autonomia delle toghe rispetto ai soprusi governativi, aggiunge un tocco di surrealismo al tutto. La stampa filo-renziana si diverte anche a evidenziare l’imperizia dei magistrati arrivati da Potenza a Roma senza neppure un pc portatile (gliene devono cercare uno a Palazzo Chigi e l’incontro con la Boschi slitta di tre quarti d’ora). Dei pasticcioni, gente che fa perdere tempo senza concludere nulla, guarda caso proprio l’idea di Renzi. Da far passare insieme alla Boschi’s version, per cui il governo avrebbe contro i «poteri forti», tra cui annoverare, nel caso, anche la magistratura più allergica alle riforme renziane, una componente della «Santa Alleanza contro il cambiamento» denunciata dal premier. Isolate e sporadiche anche le voci politiche a difesa dei magistrati, tace persino Saviano, solo un reduce come l’ex toga Antonio Ingroia resta colpito dal fatto che il premier accusi i pm proprio mentre la Boschi viene sentita da loro: «Ai tempi di Berlusconi ne abbiamo viste di cotte e di crude, ma questo intervento tempestivo di Renzi, quasi on-line, è senza precedenti». Il premier teme un accerchiamento giudiziario, tra l’inchiesta che coinvolge il padre a Genova, quella su Boschi senior ad Arezzo e poi ora Potenza, senza contare poi sottosegretari ed esponenti vari del Pd già nel mirino dei pm? Lui minimizza col solito humor: «Non credo ai complotti dai tempi di Aldo Biscardi». Ma il timore che gli screzi con la magistratura (ferie, responsabilità civile etc) possano avere un prezzo c’è a Palazzo Chigi. Perciò è indispensabile modellare l’opinione pubblica, con l’aiuto dei media amici: se ci saranno altri scossoni giudiziari, è perché i magistrati vogliono «umiliare la politica».

Milano Post

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