Milano 9 Aprile – Dell’Amoris Laetitia, il documento Papale che chiude, speriamo definitivamente, il gran circo chiamato Sinodo, ne stanno parlando in tanti. Al momento si distinguono due partiti: quelli che hanno capito e quelli che hanno capito, ma sperano che leggendola al contrario, tipo i testi di alcune canzoni Rock, si possano trovare occulti ed esoterici significati che salvino capra e cavoli. La seconda corrente è viva e vitale da quattro decenni, inaugurata durante il Concilio Vaticano Secondo ed allegramente sopravvissuta per narrare a tutti quelli che si davano pena ad ascoltarli che, sia ben chiaro, i testi del Concilio erano ben diversi da quello che era successo nel Mondo. Come se al Mondo fregasse qualcosa delle morte parole di un concilio il cui senso era chiaro a tutti. Ecco, siamo di nuovo a quel punto, in caso qualcuno se lo stesse domandando. Non mi riferisco né alla Comunione ai divorziati risposati, né alle coppie gay, né alla nuova Pastorale Familiare. Il punto è sempre il medesimo, a seconda della luce sotto cui si leggono questi passaggi se ne può ricavare di tutto di più. Anche perché l’ambiguità è voluta. Mette al riparo dagli attacchi dei conservatori e consente ai progressisti, stavolta bonariamente redarguiti, di prepararsi per futuri attacchi. Una sola cosa, in verità, non era mai stata fatta e questa volta fa il suo debutto. Sotto la citazione:
“Nella Chiesa è necessaria una unità di dottrina e di prassi, ma ciò non impedisce che esistano diversi modi di interpretare alcuni aspetti della dottrina o alcune conseguenze che da essa derivano”
E qui, signore e signori, salutiamo l’identità universale, e quindi Cattolica, della Chiesa. Certo le interpretazioni caso per caso sono sempre esistite. O meglio. No, dobbiamo essere precisi. No, non è mai esistita alcuna interpretazione caso per caso. Quello che esisteva era un’applicazione caritatevole di principi UNIVERSALI. Ed anche quando si concedevano dispense, lo si faceva sempre tenendo il timone diritto. La via era nota. Qui, invece, siamo di fronte al primo approccio relativistico al cuore della nostra Fede. Ed è, quindi, la morte della Fede stessa. Per quanto si possa aver peccato come Chiesa, per quanto si possa aver sbagliato nella storia, per quanto si possa aver tradito e rinnegato i nostri principi io non credo si meritasse una fine del genere. Voi?

Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,