Milano 10 Aprile – Che Renzi sia del tutto inadeguato a governare i problemi del Paese, accumulatisi negli anni e mai risolti, è del tutto evidente. E lo è per mancanza di una visione o di una cultura politica liberale, per l’incapacità di essere anche impopolare (Thatcher docet) pur di affrontare alla radice quei problemi. Ogni tanto può capitare che egli, grazie al fiuto politico che indubbiamente ha, individui la giusta direzione di marcia. Ma ciò a nulla serve, visto che poi egli non ha né la capacità di inserire certiprovvedimenti in una strutturata visione generale né la forza politica per imporli e renderli effettivi senza annacquamenti. È chiaro allora che gli italiani, non pochi, che gli avevano dato fiduciafirmandogli una sorta di cambiale in bianco si sentano oggi delusi o addirittura traditi. Tanto più se si considera il fatto che, non avendo più con sé la forza dell’opinione pubblica, il nostro, per rintuzzare gli attacchi degli avversari politici, è costretto sempre più a occupare i posti di potere con fedelissimi spesso imbarazzanti per il livello di servilismo che manifestano verso il capo. Egli è cioè costretto a fare proprio quello che aveva imputato alla vecchia classe dirigente: aspirare al potere per il potere.
Significativa, a questo proposito, la politica di occupazione della TV di Stato, con un controllo che oggi risulta più rigido e capillare rispetto al passato. In barba ad ogni proposito di rinnovamento e anche al programma di ritiro della politica dalla RAI che era uno dei punti chiave della cosiddetta Leopolda. Ma lo stesso vale per ogni settore della vita pubblica, ove Renzi, dopo due anni abbondanti a palazzo Chigi, ha dimostrato di non aver saputo approfittare né del vento in poppa che ha avuto finora nell’opinione pubblica, né di una congiuntura economica che difficilmente potrà continuare ad essere così favorevole nell’immediato futuro. L’assurdo della situazione politica che si è creata, con la débâcle del progetto della “rottamazione“, è che il fallimento di Renzi trova del tutto impreparata l’opposizione liberale. E anzi rischia oggettivamente di ringalluzzire quell’opposizione parolaia e inconcludente, demagogica e giustizialista, che, maturata all’ombra di una Costituzione niente affatto che “bella”, ha rappresentato il vero fattore di ingolfamento e blocco del nostro Paese. Al solo pensiero che i nemici di sinistra di Renzi, interni ed esterni al Pd possano riprendere piede e ergersi, essi che ne sono gli affossatori, ancora una volta a salvatori del Paese, e dare così ulteriormente il loro contributo alla decadenza generale, non può che rattristare le persone perbene e i liberali di questo Paese. Già ce lo immaginiamo il nuovo protagonismo di tutti i fautori dei diritti astratti a spese dello Stato, dei Rodotà e dei Zagrebelski fino agli arruffapopoli come De Magistris ed Emiliano; o il partito delle procure rinato a nuova vita e che già ora, in questa fase discendente del renzismo, sta cominciando a presentare il conto al premier e ad avere l’ardire, esso si incostituzionale, di dettare l’agenda alla politica; o ancora la pervasività delle demenzialitàeterodirette dell’uomo medio grillino che si involve nelle sue contraddizioni di ignorante e moralista un tanto al chilo.
Eppure, la ricetta per l’Italia sarebbe semplice: arretramento generale della politica e connessa liberazione delle forze vive del paese; delegificazione; decorporativizzazione e liberalizzazioni; riduzione drastica del peso fiscale; parrèsia, cioè quel coraggio di dire la verità al popolo e non gabbarlo che Renzi proprio non ha. Un’opposizione capace di assumere sulle sue spalle questo fardello purtroppo non c’è e nemmeno si vede all’orizzonte. E questo è sicuramente un dato di fatto con cui il realismo politico ci impone di fare i conti. Ciò che però il realismo non ci vieta è di cercare alternative a questa situazione drammatica, ovvero di dare il nostro contributo quotidiano a che le forze di un cambiamento serio si coagulino e prendino forma e consistenza. Le forze, voglio dire, di un antirenzismo liberale. Vasto programma, certo, ma il possibile, come diceva Max Weber, non è che il risultato a cui giunge chi continuamente tenta quello che appare in un primo tempo e agli occhi dei più impossibile.
Corrado Ocone (L’Intraprendente)
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