Le baraccopoli rischiano di diventare la nostra Molenbeek

Attualità

Milano 11 Aprile – Un fatto di cronaca apparentemente insignificante. Un ricercato Francese, di origine Rumena, viene trovato in una baraccopoli a Cernusco sul Naviglio. L’uomo è stato condannato per omicidio in Francia, era riuscito a scappare e le nostre autorità lo hanno trovato. Sono riusciti ad identificarlo dalle impronte. Ora è in prigione. Qui ci sono due interessanti dettagli. Il primo è persino banale: ha preferito scappare qua, invece che in Romania. La polizia Francese pensava fosse là. Come sempre, dovendosi nascondere, il caos Italiano, con l’aura di buonismo che avvolge questi luoghi degradati, è più ospitale persino della propria casa di famiglia. Ma è il punto meno rilevante. Il vero punto focale è un altro. Se le baraccopoli vengono percepite come più accoglienti di casa propria, siamo sicuri che ci andranno solo dei poveri innocui? Qui ci vuole una riflessione più approfondita, perché la prima cosa che cercano gli Jihadisti, come gli attentatori di Parigi e Bruxelles, è la privacy. In entrambi i casi avevano a disposizione interi quartieri. O addirittura paesini, tipo Molenbeek ad esempio. Ma se volessero colpire qui in Italia? Qui l’immigrazione in massa Islamica è iniziata molto tardi. I primi Mussulmani, gli Albanesi, sono tutto meno che fanatici religiosi. Qualche estremista ci sarà anche tra loro, ma come popolo di certo non sono culla di tagliagole e kamikaze. Quindi mancano le reti attorno ai nidi. Mancano le coperture, le cortine fumogene. Che si stanno costruendo anche ora, mentre leggete questo articolo, ma che non sono certo al livello di maturazione necessario per atti spettacolari. Ed allora, che fare? Finora abbiamo guardato in alto, a Moschee e Madrasse, quelli che in molti chiamano centri culturali. E qualcuno lo abbiamo scoperto. Ma ci siamo domandati se non abbiamo già iniziato a costruire una via di accesso alternativa? Tipo, ad esempio, nelle baraccopoli o nelle carovane? Fateci caso, chi sa esattamente l’identità di questi disperati? Nell’ansa del Lambro che si trova tra Crescenzago e Cascina Gobba periodicamente si formano assembramenti di disperati. Talvolta più a est e talvolta più ad ovest, ma la caratteristica comune è che sono popolati da fantasmi. Come fantasmi infestano la portineria dello stabile ex Rizzoli. Li ho visti negli occhi, quelli di Rizzoli. Ma se mi chiedete chi siano, non vi potrò rispondere. Appartengono ad una umanità che in cambio di due soldi è disposta a tutto. Persino a non vedere il male.

Sono realtà insulari, ma perfette per nascondersi. Sapendo che non verranno mai controllati e che potranno essere usati come base sono lo sbarco ideale. Teniamo presente che dopo gli ultimi attentati la guardia è altissima ovunque. Ovunque, meno che nei posti di cui si scriveva. Ecco perché la lotta al degrado deve essere una priorità. Perché è nell’ombra che si sviluppano i mali peggiori. Quindi, più che mai oggi, non possiamo consentire di giocare sulle identità. Bene la legge che vieta i burqa, ma dobbiamo lavorare di più e meglio contro le cappe di oscurità che avvolgono le identità dei disperati. Affinché, sotto il pesante sudario della dolorosa vita degli Ultimi, non si celi un incubo che cresce di giorno in giorno. Come scriveva un grande Americano, il prezzo della Libertà è l’eterna Vigilanza.

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