Lui, inteso come Renzi, gode, noi meno

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Milano 15 Aprile – Sarà che abbiamo parametri diversi di piacere, ma lui, Matteo Renzi – in alcune dichiarazioni a La Stampa – dice di «godere da pazzi» quando sono in ballo campagne elettorali ed elezioni. Le schede infilate nell’urna, lo spoglio delle schede, quella chiusura furtiva dietro la cabina elettorale al riparo da sguardi indiscreti devono eccitarlo proprio da bestia, fino a causargli un’elezione pazzesca, un orgasmo multiplo, politico s’intende. Peccato che a noi non sia concesso lo stesso piacere: e non tanto perché preferiamo altre maniere per «godere da pazzi», quanto perché ormai sono anni che non pratichiamo, cioè l’astinenza elettorale dura da un po’ troppo tempo. L’ultima volta è stata nel 2013, ma allora siamo andati in bianco, vittime della nostra impotenza: alla fine hanno messo al governo uno che non avevamo mica scelto… E così sono tre di seguito i partner, pardon i premier, che ci appioppano nostro malgrado, e che ci fanno anche “godere” molto poco.

L’unica forma di “godimento” elettorale che Renzi ci concede sono i referendum, un contentino, una sorta di preliminari, di effusioni senza mai arrivare al sodo; anche perché quasi sempre si risolvono con un nulla di fatto, e il godimento diventa semmai esercizio onanistico di chi li propone, masturbazione elettorale No Triv o No Rif (cioè, no riforma del Senato). Mai una volta che avessimo il piacere di god…, di votare davvero.

Niente da fare. E nel frattempo non possiamo neppure consolarci con qualche diversivo, pensando ad esempio quanto il nostro premier/partner, pur non facendoci mai toccare l’apice della libidine, almeno ci faccia vivere con molte soddisfazioni. C’è poco di che sdilinquirsi, ad esempio, a guardare le ultime stime Fmi sulla crescita italiana: a dispetto di ogni rosea previsione e promessa del nostro compagno piacione, nel 2016 la ripresa del nostro Paese sarà appena dell’1% e l’anno seguente dell’1,1%. Piccoli passi avanti rispetto ai tempi dello zero virgola? Macché. Sempre secondo l’Fmi, nel 2021 la crescita italiana tornerebbe allo 0,8%, cioè alle cifre risibili del 2015… Renzi dice che cambia, cambia, ma come ogni partner narciso non cambia mai. E dice che vuole far rialzare il Paese. “Si sta rialzando, si sta rialzando”. Ma non si rialza mai…

E che dire delle tasse, che un vecchio ministro trovava “bellissime” e il nostro premier, a proposito di strane forme di diletto, non mostra di disdegnare. Dopo aver giurato più volte di tagliarle ed eliminarle, eccole là che si ripresentano, come delle ex redivive. E così nel Def di quest’anno (è il Documento di Economia e Finanza, non la marca di una pillola di piacere) Renzi vorrebbe inserire il taglio di un miliardo di euro sulle detrazioni fiscali, che non è un taglio delle tasse, ma il suo esatto contrario. Il premier taglia gli sconti sulle tasse. In sostanza, aumenta le tasse. Ma almeno lo fa con quello che in grammatica italiana si chiama “litote” (pratica estrema, tra il sadico e il masochistico, di cui il premier ha già abusato in passato). E intanto pensa anche a rimpinguare un po’ la spesa pubblica, continuando a chiedere deficit a Mamma Europa per soddisfare il suo vizietto del buco di bilancio e chiamando lo sperpero di denaro con altro nome per non farlo sembrare una perversione: “faremo investimenti per 56 miliardi”, giura Renzi. Cioè daremo fondo alle casse dello Stato…

Se proprio in amore&piacere siamo sfortunati, il premier – può obiettare qualcuno – però ci ha dato il lavoro, sublimando la sua libido nell’offrirci occupazione con il Jobs Act (niente a che fare con Blow Job e dintorni). Poi guardi i dati e scopri che, finito l’effetto Viagra (cioè il doping di Stato delle detrazioni sulle nuove assunzioni), i nuovi contratti indeterminati si sono afflosciati improvvisamente, con un calo improvviso. Era una sveltina, insomma. Nulla di duro destinato a durare. E si sa, in certe faccende, la velocità tanto esaltata dal premier non è esattamente un merito…

Il Paese resta a corto di piaceri, eppure Matteo continua a godere da pazzi, e con lui quei pochi italiani che si accontentano di Renzi, non avendo trovato di meglio. Ma come diceva il filosofo Luciano Ligabue, chi si accontenta gode. Così così.

Gianluca Veneziani (L’Intraprendente)

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