Milano 18 Aprile – «L’ottimismo è il profumo della vita» recita uno slogan pubblicitario di Tonino Guerra per conto di Oscar Farinetti, patron di Eataly e grande amico del premier Renzi. Bisogna essere super ottimisti per ritenere che il governo sappia far di conto perché se va così dovremo trovare in fretta 30 miliardi. E saranno nuove tasse. L’Istat si è incaricata di dirci che siamo pervicacemente in deflazione: i prezzi su base annua scendono dello 0,2%, a marzo segnano un meno 0,3% rispetto a febbraio (che aveva segnato già un calo). Non sono solo gli energetici a tirare in basso i prezzi, ma è il carrello della spesa che flette (meno 0,3) con 22 grandi città italiane tutte in deflazione. Direte: è una bella notizia, si spende di meno.
Purtroppo l’economia è cinica e bara e ciò che ci appare oro (prezzi in calo) invece è piombo che zavorra una ripresa inesistente e tinge di grigio cupo le previsioni contenute nel Def. Ma bisogna essere ottimisti e così il nostro ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan da New York fa il furbetto del conticino. Al Fondo Monetario Internazionale che stima la crescita del Pil quest’anno in ulteriore contrazione (appena l’ 1%) risponde piccato: “Vedremo alla fine chi ha ragione, le nostre previsioni (il Governo ha fissato la crescita all’ 1,2%) hanno un margine di errore molto limitato”.
Ma Pier Carlo Padoan omette di dire che quello che conta non è solo il Pil reale, ma il Pil nominale. E qui entra in gioco il tasso d’inflazione sul quale per ora il Governo si sta sbagliando clamorosamente.
Gran parte del Def si gioca sulla pretesa che il Pil nominale cresca di molto. Quella che Renzi e Padoan stano giocando è una “scommessa al buio” e se la perdono l’Italia è al disastro. I fatti si stanno incaricando di smentire questo ottimismo e annunciano per gli italiani nuove (tante) tasse e un prolungamento infinito della stagnazione.
È con questo quadro che ci presentiamo a Bruxelles per la verifica dei conti e pare al limite del possibile che Renzi riesca a non fare sulla manovra di aggiustamento come ha spergiurato. Ci mancano già 8-9 miliardi nella differenza tra le previsioni e il dato reale del Pil, a cui vanno aggiunti i quindici miliardi di clausole di salvaguardia che sono da sterilizzare per il 2017 e altri 4 miliardi che derivano da un maggior servizio del debito in termini reali per effetto della deflazione. Sono circa trenta miliardi da trovare in fretta e con le tasse.
Questa è l’altra faccia della deflazione. Ma che importa: l’ottimismo è il profumo della vita!
(Blog Ernesto Preatoni)
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