Milano 22 Aprile – Ieri una giovane e bella ragazza è stata travolta da un treno. Stava attraversando i binari ed aveva le cuffiette addosso. Non l’ha sentito. Ed è morta. Fin qui i fatti, il problema è l’analisi. Crepet parla di nuova droga. Io penso si sbagli. Però per capire il problema devo fare un inserto autobiografico. Io giro con la musica in un orecchio. In uno solo, sì. Da sempre uno lo lascio libro, ma la musica la ascolto. Ed uso, talvolta, lo smartphone camminando. Non molto spesso. Faccio piuttosto schifo a fare più cose contemporaneamente, ma il punto lo avrete capito. Appartengo anche io a quella generazione che ha il piede in due mondi. La verità è che il mondo virtuale, quello della musica, dei social network e della connessione eterna ed incessante oggi è più reale del reale. Bisogna conviverci. Il problema non è nel mezzo, ormai pervasivo, il problema è più profondo. Da qui smetto di parlare del caso concreto. La ragazza sono certo sia stata solo sbadata. Però, in generale e come considerazione avulsa dalla realtà di fatto… ma siamo seri, chi diamine attraversa i binari senza guardare e con le cuffiette? Voglio dire io le stazioni le frequento spesso, mai visto nessuno farlo. Qui sembra un’abitudine e si parla di decine di morti per questo motivo. Ma siamo sicuri che qui non ci sia una questione di totale e totalizzante irresponsabilità? No, perchè la netta impressione è che qui stiamo andando verso un mondo in cui vengono minate le basi. Una volta si discuteva sull’irresponsabilità degli eterni Peter Pan. Non si sposano, non si laureano, non trovano uno scopo nella vita, non si impegnano in politica. Solo che mentre dibattevamo convinti sulla paura di mettere su famiglia, la generazione dopo ha smesso di controllare dove metteva i piedi. Come sia potuto succedere sarà un mistero che affascinerà i nostri eredi, ma di sicuro gli storici del futuro si accorgeranno che ad un certo punto, senza motivo apparente, i giovani smisero di considerare rilevante la realtà. A meno che non fosse virtuale.
Sanders negli Stati Uniti, mentre predica un socialismo di proporzioni mostruose, come numeri e misura della rapina fiscale per crearlo. La Le Pen in Francia, con un isolazionismo basato sulla fantastica storia che chiudere le porte al progresso ne tenga fuori i male. Grillo in Italia, con la sua accozzaglia di passato ideale e futuro distopico. Il Chavismo in Venezuela, il Partito di Lula ai bei tempi in cui il petrolio comprava i sogni della folla. Tutti questi personaggi sono legati dal forte ed infrangibile collegamento che affascinano i giovani. E li affascinano perchè, ormai, non guardano più prima di attraversare la strada. Troppi sogni davanti agli occhi. E per sognarli ci deve essere uno stato che impedisce alle macchine di correre. La generazione dopo la mia aspira ad un ordine mondiale severissimo che gli garantisca di isolarsi dalla realtà. È una prospettiva nuova, con una sola, piccola, ma fastidiosissima contro indicazione. Puoi ignorare la realtà, ma non il treno che sopraggiunge.
In conclusione. Si smette di guardare dove ci si sta muovendo e si finisce con l’ignorare dove ti porteranno le tue scelte. Il tutto muovendosi sulle note di musiche senza più melodia, prendendo decisioni sula base di bufale social e valutando tutto con la moralità che ci viene dolcemente imposta dal politicamente corretto. Il che non è di per sé sbagliato. Finchè non arriva il treno.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,