Milano 24 Aprile – «Il ragazzo della via Gluck» di Celentano, «Milano e Vincenzo» di Alberto Fortis, «Luci a San Siro» di Vecchioni. Sono alcuni titoli di canzoni diventate, in passato, dei veri inni per i milanesi. Ma ci sono anche brani nuovi dedicati alla nostra città, scritti negli ultimi tre anni da musicisti non necessariamente milanesi, ma che all’ombra della Madonnina hanno trovato l’ispirazione.
Tra questi Francesco De Leo, classe 1990, con la sua band, L’Officina della Camomilla, con il nuovo album «Palazzina Liberty». «Sono cresciuto in zona viale Umbria e lì l’unico posto piacevole è la palazzina in stile liberty che — per la scrittura della title track — ha smosso in me la visione di un futuro distopico». Poi c’è «Ex-Darsena», brano in cui De Leo evoca «la darsena così com’era una decina di anni fa, un non luogo decadente, ma suggestivo, più di quanto non sia oggi nella sua moderna versione post-Expo».
Se il disco de L’Officina fonde noise, garage ed elettronica, percorre altri territori sonori «In questa grande città», singolo in duetto con Jovanotti con cui i Tre Allegri Ragazzi Morti hanno lanciato il loro ottavo album, «Inumani». Qui è la cumbia colombiana a dare il ritmo a «una Milano sudamericanizzata, ribattezzata “capital ben vestida” e con i colori sparati come in certi fumetti», spiega il musicista e illustratore Davide Toffolo.
«Di giorno si lavora, di notte ci si consola», recita la canzone, che narra di circonvallazioni e innamoramenti fugaci in corso Buenos Aires ed è accompagnata da un video che mostra luoghi-simbolo della città come il Castello Sforzesco e la torre dell’Unicredit.
Più noir le atmosfere tratteggiate dai Guignol in «Il cielo su Milano», traccia del loro nuovo disco «Abile Labile», «scritta osservando il cielo spesso plumbeo, fermo, di questa metropoli statica, da tempo ridotta, nonostante i continui proclami, a vendere del gran fumo», afferma il cantante e chitarrista Pier Adduce.
Questione di punti di vista, nel nuovo canzoniere milanese ogni brano si lega a una prospettiva. Accade in «Corso San Gottardo» di Alessandro Grazian, in «Monumentale» dei Baustelle, in «Le vite degli altri» di Giuliano Dottori, pezzo, quest’ultimo, di cui vale la pena vedere il video nato dalla raccolta di più di 200 filmati girati dalle finestre di decine di edifici milanesi. O ancora, in «Nel centro di Milano», elegante ballata di Mauro Ermanno Giovanardi ispirata «a quel periodo tra novembre e gennaio», spiega l’ex La Crus, «in cui la nebbia e il freddo rendono tutto più romanticamente affascinante».
I nostalgici del trip hop dei Casino Royale si segnino questo nome: Belize.
Si chiama così una band varesina che il 3 giugno darà alle stampe un disco, «Spazioperso», in cui Milano compare a più riprese, ma soprattutto in un brano, «Quando la città dorme», con cui il 24enne Riccardo Montanari, rifacendosi a «Un amore» di Dino Buzzati, ha voluto descrivere un preciso momento della giornata: «Quello tra le 5 e le 7 del mattino, quando tutto si spegne e, liberi da influenze esterne, si può essere veramente se stessi».
Raffaella Oliva (Corriere)
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