Milano 25 Aprile – Milano e la devastazione di una guerra senza fine. Milano e un’apparente normalità, nonostante le bombe, le paure, le guerriglie improvvise. E i lutti, il dolore, la fame. E lo sconcerto per una tragedia irrazionale che sembrava non finire mai. Milano e la memoria delle macerie da rivedere per ricordare l’assurdità della guerra.
Ripercorriamo con Panorama la cronologia di quel 25 aprile che ha segnato la Liberazione dal nazifascismo. “Quando il corteo con Mussolini scompare da Porta Venezia, il CLN per voce di Sandro Pertini ha già proclamato l’insurrezione generale. Era il 25 aprile 1945.
Non bisogna immaginare però cortei che si riversano festanti per le strade di Milano alla notizia della sollevazione. Il giorno dell’insurrezione gli operai rimasero nelle fabbriche a presidiare gli stabilimenti, per evitare che i tedeschi in fuga li facciano saltare. GLi stabilimenti erano difesi dalle squadre partigiane della città, le SAP e i GAP.
Mercoledì 25 aprile 1945. “Arrendersi o Perire!”
Il 24 aprile era giunta la notizia dell’insurrezione di Genova e i primi focolai della sollevazione si consumano in zona Niguarda. Poco prima di mezzogiorno Sandro Pertini, Leo Valiani e Emilio Sereni diramano l’ordine dell’insurrezione generale fissata per il giorno successivo alle ore 13.
Il primo caduto partigiano dei giorni dell’insurrezione è una donna, Gina Galeotti Bianchi “Lia”, falciata dalle raffiche di un’autocolonna tedesca in fuga.
Poi la mattina di mercoledì 25 aprile il CLNAI si raduna dai salesiani di Via Copernico, in zona Stazione Centrale. Dalla sede dell’istituto dei religiosi viene decretata l’assunzione di tutti i poteri politici e militari da parte del CLNAI. I primi militari ad affiancare la Resistenza provengono dal nucleo della Guardia di Finanza di via Melchiorre Gioia, che hanno il compito di occupare la Prefettura (dove stava Mussolini) e gli edifici pubblici.
Iniziano le occupazioni delle grandi fabbriche. La prima è la Ercole Marelli a Sesto San Giovanni. Seguono la Pirelli a Sesto e Milano, poi tutte le principali fabbriche predispongono piani di difesa armata contro la reazione nazifascista. Cadono alcuni operai fucilati davanti alle fabbriche o falciati da raffiche in scontri isolati con le forze della morente RSI.
Entro il primo pomeriggio sono formati posti di blocco partigiani in tutta la città. Alle 19 il duce lascia Milano e i repubblichini rimasti si asserragliano nella sede del partito fascista in P.zza San Sepolcro, dove era stato fondato 24 anni prima. Ci sono scontri e cadono alcuni partigiani. In zona fiera si sono trincerati nelle eleganti ville requisite gli alti comandi tedeschi, delle SS e della Wehrmacht. Il comando supremo nazista resiste presso l’Hotel Regina, nel cuore della città.
Alla Pirelli in viale Zara gli operai e i partigiani si scontrano con miliziani francesi collaborazionisti in fuga, che resistono violentemente. La notte arriva e passa tra i colpi dei cecchini repubblichini. Gli uffici pubblici sono tutti vuoti, la mattina del giorno successivo.
26 aprile 1945. Il primo sindaco della città liberata
In mattinata cade la caserma della GNR in piazza Napoli, dopo violenti scontri. Poco dopo Riccardo Lombardi arriva in prefettura e assume la carica di Prefetto. Lo segue Antonio Greppi, il primo sindaco della Milano liberata. Alle 9 del mattino la radio dà l’annuncio della liberazione della città a cui fa seguito la condanna a morte del duce e dei vertici della RSI. Questo appello sarà ascoltato anche da Mussolini mentre si trova in una trattoria nei pressi di Menaggio.
27 aprile 1945. L’Oltrepò è salito a Milano
La divisione Garibaldi “Gramsci” è la prima grande formazione garibaldina a convergere su Milano. In mattinata era stato catturato in zona Ticinese, l’ex segretario storico del PNF, Achille Starace.
Il comando SS rimane asserragliato all’Hotel Regina. La sera prima il colonnello americano dell’OSS Daddario aveva portato a Milano Rodolfo Graziani, che si era arreso a Como all’ufficiale americano dopo averlo rintracciato in Svizzera. A Milano Daddario comincia le trattative con l’obersturmbahnfuhrer Walter Rauff.
Mussolini da Menaggio si unisce a una autocolonna tedesca vestito da soldato della Wehrmacht. Sarà riconosciuto a Musso da un posto di blocco partigiano e arrestato assieme a Claretta Petacci. La notizia dell’arresto arriva a Milano nel tardo pomeriggio del 27 aprile. Il duce è custodito da partigiani e GdF presso un casolare in località Giulino di Mezzegra.
28 aprile 1945. Il Monte Rosa è sceso a Milano
Dopo essere state costrette ad aprirsi la strada con il fuoco per la presenza di numerose colonne tedesche in fuga verso Est, intorno alle 13 fanno ingresso da viale Certosa le formazioni garibaldine della Valsesia, comandate da Vincenzo “Cino” Moscatelli. Poco dopo i partigiani venuti dalla valle del Monte Rosa sono in piazza del Duomo, dove assieme a Luigi Longo tengono un comizio. Con loro c’è don Sisto Bighiani, il prete commissario della brigata “Osella” comandata da Mario Vinzio “Pesgu”. L’ingresso dei garibaldini valsesiani è anche il più scenografico. Durante l’occupazione dell’aeroporto militare di Lonate Pozzolo hanno requisito un piccolo aereo, un Saiman 202, che ora volava sopra la città con la scritta “Valsesia” dipinta sotto le ali.
Dalla scuola di Viale Romagna partono per Giulino di Mezzegra, dove giungono nel primo pomeriggio, una quindicina di partigiani tra cui Walter Audisio “Valerio”. Mussolini e Claretta Petacci saranno fucilati contro un muretto in sasso. Poco dopo tocca ai gerarchi.
In serata i corpi dei fucilati giungono a Milano su un furgone e alle 3 del mattino sono depositati in piazzale Loreto, luogo dell’eccidio nazifascista dell’estate precedente.
29 Aprile 1945. Gli Americani
È domenica mattina, quando da corso Lodi verso Porta Romana si ode il fragore dei cingoli di corazzati pesanti che mordono l’asfalto. I carri armati hanno una stella bianca sulla torretta. Sono le avanguardie degli Americani della 1st Armored Division. Ben presto la colonna corazzata è circondata da due ali di folla festante. Dalle torrette degli Sherman spuntano i soldati che avevano aperto la strada alla 5a Armata, che avevano sfondato la linea Gotica sull’Appennino e si erano riversati nella valle del Po. Come da copione hanno caramelle, cioccolato e sigarette da distribuire mentre si dirigono verso il Duomo.
Mentre la divisione corazzata dell’US Army percorre i viali del centro, in piazzale Loreto si consuma l’episodio più macabro della Resistenza. I corpi di Mussolini, della Petacci e dei gerarchi di Salò giacciono sul marciapiedi di piazzale Loreto. La folla inferocita si accanisce sui corpi senza vita, rendendoli irriconoscibili senza possibilità di dispersione. Furono i Vigili del Fuoco ad appendere i corpi alla tettoia del benzinaio Standard Oil per evitare che la situazione, definita da Ferruccio Parri da “macelleria messicana” precipitasse ulteriormente. Nella stessa piazza è portato Achille Starace dove viene passato per le armi e aggiunto agli altri fucilati. L’esposizione dei corpi termina nel primo pomeriggio quando vengono trasferiti su ordine del comando CVL all’obitorio civico di piazza Gorini.
Alle 19 con gli Americani arriva il governatore dell’Amgot Charles Poletti, che incontra i vertici del CLNAI. Visita le strade del centro e arriva in piazzale Loreto dove dichiara: “Siamo stati a spasso per Milano dove abbiamo trovato ordine e disciplina. Siamo stati anche in piazzale Loreto. Siamo contenti di essere arrivati.”
Quando il sole andò a nascondersi all’imbrunire del 29 aprile 1945 su Milano scendeva la prima notte di pace.”
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845