Stefania Craxi “Combattere la chiamata alle armi”

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Milano 25 Aprile – L’ennesimo sconfinamento da ruoli, compiti e funzioni da parte di alcuni settori della Magistratura rischierebbe di non fare neanche più notizia se non fosse per il crescente e sprezzante senso di impunità con cui il neo Presidente dell’Anm, Pier Camillo Davigo, si rivolge alla politica ed alle istituzioni del nostro Paese. Se è vero che il conflitto tra poteri dello Stato ha radici antiche e peculiarità di sistema, è altrettanto vero che le ragioni e le responsabilità di questa deriva vanno ricercate innanzitutto in quel mondo politico che per lunghi tratti della nostra storia repubblicana ha inteso osannare e legittimare, salvo poi convertirsi ad un garantismo «tanto al chilo», la presunta azione salvifica e sostitutiva di certa magistratura. Spianata la strada all’opera di delegittimazione della politica con la distruzione di ogni istituto giuridico – costituzionale posto a garanzia dell’indipendenza del suo operato ed avviata la selettiva e progressiva liquidazione dei partiti democratici, il resto non poteva che essere, com’è stato, un crescendo di deformazioni e storture che inquinano la vita civile, politica ed istituzionale e violano la libertà, i diritti e le tutele di milioni di italiani.

L’intervento di Davigo è quindi una sorta di chiamata alle armi per i giustizialisti ed i manettari di ogni ordine e rango per l’ultima spallata. Ma non sarà certo una politica che ha perso il suo primato e la sua funzione guida, rinchiusa nel gioco parlamentare e nella conservazione del suo status quo, a poter combattere una guerra guerreggiata che fa uso di armi non convenzionali, ma pur sempre letali. Ciò che serve è una grande battaglia culturale ed un cambio di sistema. L’appuntamento delle riforme costituzionali, se interpretato con serietà e correttezza, avrebbe potuto e dovuto rappresentare la strada maestra per porre fine, dopo un ventennio infausto, non solo all’ordalia giudiziaria ma alla infinita transizione italiana che figlia da questa.

Un’occasione per ristabilire il dovuto equilibrio tra poteri e rilegittimare politica ed istituzioni è quindi andata persa. Si è scelta un’altra strada. L’avventura. E non saranno gli annunci di provvedimenti episodici (che in questo contesto mai vedranno luce) né tantomeno le grida spagnolesche di sedicenti rivoluzionari a sanare una ferita profonda e sanguinolenta che stenta a rimarginarsi.

Nulla è però perduto. A patto che la ragione, o meglio, la ragion di Stato, prevalga sugli opportunismi, sugli egoismi e le contingenze. E’ la storia che dalla notte dei tempi prevale sulla cronaca. Perché non tenerlo a mente?

Stefania Craxi (Il Tempo)

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