di Claudio Bernieri
Milano 26 Aprile – Via dell’Ironia, una simpatica provocazione umoristica a base di vignette e di calembours affissi negli angoli liberi di corso di Porta Ticinese: una idea inventata due anni fa dal commerciante di ninnoli Maurizio Romani, che ha attirato sempre più artisti, curiosi scrittori, sceneggiatori di fiction, vignettisti nello shopping quotidiano di Porta Cicca..Pittori di strada, writer consapevoli che il vandalismo non ha niente a vedere con le tags, disegnatori in cerca di contratto, studenti di Brera…I muri parlano, il quartiere underground è ora una icona da Londra a New York.
C’è la Bakeka di via Vetere: tre vetrine abbandonate all’incuria di un condominio malabitato, che a poco a poco sono diventate il luogo di passo di umoristi underground. La gente passa, guarda le vignette, sorride…Poi, due giorni fa, la amara sorpresa: un raid del militanti del Cantiere, un centro sociale trasformato in discoteca abusiva, tollerata dal Comune. Dipinti, vignette, manifesti della via dell’ Ironia sono stati coperti da enormi manifesti che reclamizzano i concerti abusivi del Cantiere. Un business illegale, frutto del voto di scambio sottinteso, tra antagonisti e giunta Pisapia.
Raccontano i commercianti imbufaliti: ”Il Cantiere funziona come una macchina che fa soldi, quasi fosse in mano a un gruppo mafioso: in realtà, a parte i concerti, quelli vogliono …altro.”
C’è chi dice che il Cantiere vorrebbe gestire “ politicamente” lo spaccio di droga da via Gola fino alla Colonne di san Lorenzo, dove ora agiscono indisturbate le organizzazioni nigeriane, le cosìddette “ risorse”.
“L’ironia non piace a questi stalinisti .. ci minacciano, strappano i nostri manifesti..” racconta un ristoratore del Ticinese. Che ha così preso secchio e pennello e ha risposto alle provocazioni del Cantiere con una protesta insolita: appare sulla Bakeka di Via Vetere.
Lite di cortile? C’è di mezzo un quartiere ostaggio degli ultimi amanti della spranga, habitué del bar del compagno Rattazzo, ora in procinto di chiudere per sempre.
Riunione degli ultimi sessantottini radical chic reduci dalla spranga e forse della P38, davanti al Bar Rattazzo, dunque. Ci infiliamo all’ora dell’aperitivo, alle 18, sui marciapiedi dello storico bar . vittima dalla crisi economica. C’è qualche balordo, un paio di spacciatori di fumo, vandali della bomboletta, punkabbestia, boss senegalesi e nigeriani, psicopatici, tossicodipendenti in cura, confidenti della polizia, artisti incompresi, figli di papà, forse anche ex brigatisti rossi..…Un Giurassik park dei No Global… Il locale sta per chiudere definitamente, l’oste supercomunista è malato, si ritira, il luogo di passo dei fumati e birrati sta per fallire .
Gli ultimi Mohicani, i balordi del centro sociale il Cantiere qui si radunano ogni sera davanti a un chupito: sognano di occupare il gabbiotto dei Vigili Urbani, all’angolo del parco … Uno di loro fa anche dei piani: “ ne faremo una birreria alternativa antirazzista ….poi così controlliamo il parco, e lo trasformeremo in una zona free , una Woodstock con fumo libero, finalmente…”
Ci avevano provato gli antagonisti dello Zam, ora ci provano quelli del Cantiere, il gruppo marxista leninista che controlla con il racket delle case okkupate il quartiere san Siro ed ora vuole controllare anche il Ticinese.
E’ qui, davanti al bar fatiscente del compagno Rattazzo, che i rossi militanti, gli ultimi Mohicani della spranga e del chilum discutono se votare per il compagno Beppe Sala oppure astenersi al ballottaggio. E’ l’indomani della contestazione degli antagonisti del Giambellino a Sala.
“ Gli proporremo un voto di scambio…Noi occupiamo il gabbiotto, il parco e poi ti votiamo, va bene?” Mitomani illusi? Forse.
C’è già un nome per il gabbiotto liberato: Birreria Che Guevara..
Un sorso di chupito e il birrato del Cantiere scivola come un fantasma nella movida di porta Cicca. Anche davanti al bar Rattazzo si fa la storia….