Il nemico alle porte

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Milano 3 Maggio – La notizia l’avrete letta tutti. Una coppia di Islamici, lui campione di kickboxing, stava andando in Siria. A combattere. Per l’Isis. E dato che c’era progettava, al rientro, degli attentati. Il profilo era, dettaglio più, dettaglio meno, lo stesso di quello dei giovani attentatori di Molenbeek. imageRagazzi comuni, che un giorno, per motivi ignoti, prendono armi e bagagli e si trasferiscono in un teatro di guerra. Da cui torneranno, se torneranno, totalmente cambiati. Almeno, questo è il copione cui tutti fa comodo si creda. No, non ci sono oscure regie occulte. È solo che fa oggettivamente credere che Aziz, quel bravo ragazzo che ci consegna il kebab a casa, o Mohammed, che ci ha messo a posto l’intonaco quando ne avevamo tanto bisogno, o Fatima, quando accompagna i bambini a scuola, siano persone normali e del tutto immuni a questa follia. Che, in ultima analisi, casa nostra sia sicura. Che, essendo belle e brave persone, perché le conosciamo e sappiamo quanto bravi siano, siano del tutto immuni a quelle sirene. Così il richiamo alla Jihad diventa una patologia mentale. Il fatto che sia condivisa da migliaia di persone una epidemia. È come nei film di zombie. Il nemico è disumano, le sue motivazioni sono incomprensibili e di fondo non c’è nemmeno una colpa. Ci rassicura l’idea che stiamo uccidendo esseri disumani. Perché ammettere che prima di fare quella scelta erano come i nostri vicini e, Dio non voglia, come noi, non ci fa dormire la notte. Il problema è che, anche una volta sconfitti, abbattuti e battuti, ci resterebbe sulle mani del sangue di altri esseri come noi. Sul terreno vedremmo, riflessa negli occhi dei caduti, la nostra vita spegnersi. Eppure, data la facilità con cui loro parlano di assassinare è facile non immedesimarsi. Quando iniziano il percorso di radicalizzazione, il primo passo è dichiarare che non sono affatto come noi. Basta dargli ragione, per sentirsi sicuri. Mohammed, Aziz e Fatima sono come noi. Quindi sono apposto. Sono immuni. No? No. Non esiste immunità che tenga. Loro scelgono di non cedere. È una scelta che rinnovano ogni giorno. Ci illudiamo esista un islam moderato, inteso come categoria dello spirito, perché così possiamo farci rientrare la maggioranza di chi conosciamo e chiudiamo la partita una volta e per tutte. Non esiste qualcosa come un islam moderato. Esistono migliaia di Islamici moderati. Ma, essendo donne ed uomini liberi, possono in qualsiasi momento cambiare idea.

Questo ci spaventa. Perché è il lato più umano e quindi più simile a tutti noi che di questa umanità partecipiamo. E quando avremo vinto, perché vinceremo ed è solo questione di tempo prima che la ragionevolezza delle nostre posizioni infetti la disumana purezza ideologica delle loro, davanti non avremo una pila di mostri. Ma un cumulo di cadaveri. E, peggio ancora, gli sconfitti continueranno ad essere tra noi. E prima o poi parleranno. E sentendoli parlare dovremo guardare nel baratro delle loro ragioni. Per questo crediamo nell’Islam moderato, per risparmiarci questo supplizio. Ma non dovremmo averne paura in questo modo. Non dovremmo considerare alieno alcunché di umano. E dovremmo continuare a sorridere a Mohammed. Dopotutto, anche oggi, lui ha fatto la scelta giusta.

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