La truffa degli immigrati over 65. Ecco come scroccano la pensione all’Inps

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Milano 3 Maggio – Italiani brava gente: regaliamo assegni sociali mensili a stranieri over 65 che non hanno mai lavorato nel nostro Paese e neanche ci hanno abitato se non per breve tempo. In Italia sono ben 55.930 gli stranieri ultra 65enni che godono dell’assegno sociale. Ogni immigrato, che ha ottenuto la residenza con l’istituto del ricongiungimento familiare, proprio perché in età avanzata per lavorare, ha diritto a vedersi versato dall’Inps un sussidio di cinquemilaottocentottanta euro l’anno. Il che si traduce in 327.190.500 euro che ogni anno l’Italia spende per garantire la pensione agli stranieri troppo in avanti con gli anni per lavorare: è la legge.

La fregatura nasce laddove lo straniero che arriva nel Bel Paese – è proprio il caso di dirlo – con la scusa di riunirsi al proprio parente – ottiene la residenza, si intasca la pensione e si rimette in volo per tornarsene da dove è venuto. Omettendo allo Stato italiano il proprio rientro in patria e mantenendosi così stretto il vitalizio dal nostro paese, dove è stato a mala pena il tempo di una stretta di mano con il figlio, il marito o chi per lui. La truffa, diffusa tra gli stranieri soprattutto albanesi, marocchini e cubani grazie al passaparola, è stata già smascherata da poliziotti, carabinieri e guardia di finanza in varie regioni da quattro anni a questa parte. In Italia, infatti, di 4.700.000 stranieri con regolare permesso di soggiorno, il 17 per cento – e cioè 799.000 – hanno superato i 65 anni. Tanti, ed in costante aumento, quanti arrivano in Italia in età pensionabile con la scusa dell’istituto del ricongiungimento familiare. Di questi 799.000, il 7% (e cioè 55930) gode di una pensione che si aggira intorno ai 487euro al mese. Un’entrata di un certo peso per uno straniero, se si considera che in Albania un professore guadagna in media 200euro al mese. L’immigrato – così come prevede la normativa – gode della pensione versata dall’Istituto di Previdenza Sociale pur non avendo mai lavorato né versato contributi nel nostro Paese. Uno specchietto per le allodole che ha attirato tanti furbetti improvvisamente malati di nostalgia per i parenti residenti in Italia. Sono già tanti gli immigrati sorpresi ad intascarsi la pensione sociale dal loro paese d’origine. L’unico requisito richiesto dalla legge per ottenere l’assegno è infatti la residenza effettiva e abituale in Italia: basta così farsi accreditare i soldi ogni mese in un conto corrente cointestato con parenti o amici e ripartire senza comunicare nulla allo Stato, continuando a percepire la pensione dall’estero. Eppure la normativa, consultabile su internet al sito: www.laleggepertutti.it, è chiara: «Qualora lo straniero abbia ottenuto la misura assistenziale e fuoriesca dall’Italia per un periodo superiore a un mese, l’erogazione dell’assegno è sospesa, salvo che dimostri che la sua assenza dal territorio italiano è dipesa da gravi motivi di salute.Dopo un anno di sospensione, se l’interessato è ancora all’estero, l’assegno viene revocato definitivamente». Ma come si dice: fatta la legge, trovato l’inganno. Ed ed ecco le residenze fittizie, i permessi di soggiorno contraffatti,le utenze fantasma, insomma tutti gli escamotage per far credere alle autotirà che il «vecchietto» furbetto vive nel nostro Paese. Indagini, felicemente e puntualmente andate a segno, sono state fatte a Camerino – dove i finanzieri hanno denunciato venticinque immigrati – a Novara, a Salerno, a Terni, in Toscana, in Friuli, nel Veneto e in Emilia.

L’ultima operazione per smascherare i furbetti arrivati in Italia per un «tempestivo» ricongiungimento familiare, è stata portata a termine a Frosinone dai poliziotti dell’Ufficio Immigrazione della Questura. Naturalmente tutto è partito da un caso: una telefonata di controllo fatta dagli agenti ad una anziana albanese per verificare la propria permanenza in Italia, godendo questa della pensione versata mensilmente dall’Inps. Quando dall’altro capo della cornetta una voce maschile ha comunicato all’agente che la madre non c’era perché da tempo se n’era tornata nel proprio paese, si è scoperta la magagna da 150.000 euro. «Abbiamo denunciato due albanesi ed un marocchino – spiega il Questore di Frosinone, Giuseppe De Matteis – che, ottenuto l’assegno dall’Inps, non facevano ritorno in Italia da due, anche tre anni. La legge consente l’elargizione della pensione, a patto che si risieda nel nostro paese: è sufficiente, quindi, tacere il rientro in patria per continuare a percepire mensilmente l’assegno versato in un conto corrente cointestato con un parente in Italia e riscosso comodamente dall’estero anche attraverso lo strumento del money transfer».

Silvia Mancinelli (Il Tempo)

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