Milano a ferro e fuoco: per i No-Expo il pm chiede condanne fino a 5 anni e 8 mesi

Cronaca

Milano 6 Maggio – Il pm di Milano, Piero Basilone, ha chiesto due condanne a 4 anni e 4 mesi e altre due a 5 anni e 8 mesi di reclusione per i quattro giovani antagonisti arrestati il 12 novembre scorso con le accuse di devastazione e incendio, travisamento e resistenza a pubblico ufficiale per la «guerriglia urbana» del Primo Maggio dello scorso anno a Milano durante il corteo contro l’Expo che si inaugurava quel giorno.

Le devastazioni

Il pm, in particolare, nel corso della requisitoria nel processo con rito abbreviato, ha sottolineato che il «blocco nero» che ha devastato le vie di Milano quel pomeriggio «ha avuto un’anima e una nascita ben prima del Primo Maggio, perché tutto era stato già pianificato e lo dimostra un opuscolo nel quale venivano date indicazioni e suggerimenti». È già fissata un’udienza per il prossimo 9 giugno quando potrebbe arrivare la sentenza.

Le «regole» sul volantino

In un volantino, depositato in Aula davanti al gup, Roberta Nunnari, dal pm Piero Basilone, gli antagonisti avevano indicato otto regole per contrastare e difendersi dalle «guardie». È quanto emerso dall’udienza nella quale il pm ha chiesto 4 condanne per altrettanti imputati fino a 5 anni e 8 mesi di carcere. Sul retro dell’opuscolo, infatti, era stato spiegato come proteggersi dai lacrimogeni perché, si legge, «è usanza delle guardie lanciare lacrimogeni ad altezza uomo» e poi veniva indicato che «foto e video di situazioni legalmente pericolose hanno permesso di scagionare persone sotto processo». Poi si parlava degli «idranti» e veniva suggerito di «non scrivere commenti sui social network», oltre a elencare modi di proteggersi dai «manganelli» usati «per rendere “innocuo” un manifestante». E ancora nel volantino era stato scritto: «Se ti arrestano il tuo diritto è di rimanere in silenzio». Poi un altro consiglio era di stare «attento a come e con chi parli». Infine, nel capitolo chiamato «repressione e solidarietà», si chiedeva di «non lasciare da solo chi avrà la sfortuna di non tornare a casa». (Corriere)

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