Milano 7 Maggio – Per trovare i fondi necessari a compensare l’abolizione del bollo auto e la revisione degli scaglioni Irpef, il governo potrebbe aumentare le accise e le aliquote Iva. In sostanza si tratterebbe di una partita di giro; quello che si toglie da una parte viene caricato su altre voci e il risultato è un aumento della pressione fiscale. Per il 2017, l’Iva ordinaria potrebbe salire dal 22 al 24% e quella agevolata dal 10 al 13%. Quella sull’Iva, secondo la Corte dei conti sarebbe una manovra quasi obbligata se non si tagliano le spese fiscali, strada che, invece, il governo dimostrerebbe di non voler intraprendere, dal momento che è orientato a ridurre l’Irpef e l’Irap. Ma quanto costerebbe agli italiani l’aumento dell’Iva? La Corte dei conti ha calcolato che peserebbe in media, non meno di 414 euro per famiglia solo nel 2017 (i famosi 80 euro del bonus Renzi moltiplicati per cinque). Una vera e propria tagliola per l’economia nazionale, già caratterizzata dalla stagnazione dei consumi.
Non solo. L’aumento delle accise sui carburanti per circa 16 centesimi al litro necessaria a recuperare i 6,1 miliardi di mancato gettito, sarebbe una batosta per gli automobilisti. Verrebbero penalizzati soprattutto coloro che per lavoro, macinano più chilometri; ovvero i tassisti, gli agenti di commercio e i trasportatori. In una parola penalizzerebbe chi percorre più di 20 mila km all’anno. A lanciare l’allarme è la Cgia di Mestre che ritiene che invece avrebbero un vantaggio «solo gli automobilisti che posseggono una vettura di grossa cilindrata e percorrono mediamente pochi chilometri».
Tabelle alla mano, infatti, il conto è presto fatto: per un’auto a gasolio di 1.900 cc che attualmente paga 227 euro all’anno di bollo, il proprietario perderebbe il beneficio dell’abolizione solo dopo aver percorso più di 20.000 chilometri. La stessa cosa si verificherebbe per un’auto a benzina di 1.600 cc che ora paga 199 euro di bollo auto. Con la cancellazione di quest’ultimo, il vantaggio economico si esaurirebbe con il raggiungimento dei 20.000 chilometri.
Per un’auto a benzina di piccola cilindrata (1240 cc), invece, dai consumi più contenuti, il risparmio terminerebbe con il raggiungimento dei 15.000 chilometri all’anno, questo perché il costo del bollo auto è mediamente inferiore. L’idea del governo, dunque, segnala la Cgia, «rischia di penalizzare chi utilizza l’auto per ragioni professionali, come i taxisti, gli autonoleggiatori, gli agenti di commercio e i piccoli trasportatori che ci rimetterebbero economicamente, visto l’elevato numero di chilometri che percorrono ogni anno». Senza contare, dice ancora la Cgia, che nella stessa situazione si troverebbero tutte quelle attività artigianali che si spostano quotidianamente con i propri mezzi aziendali per eseguire interventi e riparazioni presso la clientela, idraulici, elettricisti, manutentori.
Laura Della Pasqua (Il Tempo)
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