Milano 10 Maggio – Negli ultimi anni si stanno sviluppando anche in Italia gli spazi Coworking per permettere ai lavoratori autonomi di avere un luogo per lavorare ma anche per fare nuove conoscenze e confrontare le proprie idee con quelle degli altri. A Milano nel 2013 nasceva Piano C, ad oggi uno dei Coworking più grandi e organizzati, pensato in particolare per offrire supporto alle mamme che lavorano; spicca infatti tra i servizi il loro Cobaby, luogo dove i figli delle mamme che lavorano a Piano C possono essere seguiti. UrbanPost ha voluto scoprire qualcosa in più su questa bella realtà con un’intervista alla Direttrice Generale del progetto, Sofia Borri.
Come è nata l’idea di Piano C e per volere di chi?
Piano C è stato fondato tre anni fa da Riccarda Zedda, a partire dalla sua esperienza personale perché la sua seconda maternità l’aveva messa molto a disagio nell’ambito aziendale in cui lavorava e si era resa conto che non c’era spazio per chi aveva voglia di lavorare, anche a livello manageriale, ma vuole avere anche dei figli e quindi si è un po’ detta perché devo scegliere? Se il Piano A è la carriera e il Piano B è la famiglia, se non vogliamo scegliere inventiamo un Piano C. Quindi un luogo dove lavoro e vita privata, personale come figli o interessi possono stare bene insieme affinché una persona possa essere soddisfatta a 360 gradi. Da tre anni fa diciamo che le cose si sono evolute e modificate, ora Piano C contiene moltissime altre cose però l’input è stato proprio quello di creare uno spazio di coworking con servizi alla famiglia.
Ci può spiegare come funziona effettivamente Piano C?
Piano C è un luogo dove ognuno può affittare delle scrivanie, un classico coworking con postazioni in spazi openspace, affittare sale riunioni in determinati orari oppure prendere proprio un ufficio fisso. Allo stesso tempo si può usufruire dei nostri servizi tra i quali CoBaby, un servizio dedicato a bimbi da 0 a 3 anni dove c’è un’educatrice professionale. Ognuno può venire a lavorare presso Piano C e lasciare i propri figli presso il Cobaby: io ad esempio lo faccio. Sono la direttrice di Piano C ma ho una bimba di 10 mesi e utilizzo questo servizio. Ho ricominciato a lavorare molto presto dopo la maternità, ne avevo voglia ma soprattutto Piano C ne aveva bisogno però ho allattato mia figlia fino ai sei mesi. Questa cosa mi ha permesso di mettere insieme entrambe le cose in modo armonico; nessuno si sconvolge che io faccio una riunione e ad un certo punto arriva la neonata: c’è una sdraietta in un angolo, io allatto senza problemi e allo stesso tempo se io voglio seguire il suo svezzamento o seguirla più da vicino in questa fase importante, la vicinanza mi permette di fare questa cosa. Ci sono poi altri servizi: della formazione sulle competenze che sono più richieste al momento dal mercato del lavoro, ma anche corsi di orientamento per ragazze che non stanno lavorando perché ci siamo rese conto fin da subito che è bello creare uno spazio per chi ha il lavoro, per conciliare vita e lavoro, però purtroppo in Italia sono tante le donne che dopo la maternità sono fuori dal mercato del lavoro. Sono arrivate tantissime donne a Piano C che non stavano lavorando e quindi ci siamo dette perché non iniziamo a fare delle cose anche per facilitare il reingresso, un circuito tra donne e lavoro? Quindi da un servizio di coworking classico si è trasformato in un laboratorio per promuovere il lavoro delle donne.
A proposito di questo argomento, l’Italia è al 69° posto nel Global Gender Gap Index; l’Italia appare come un Paese che non agevola le donne che vogliono lavorare. Il coworking potrebbe essere un nuovo modo per reinserirle nel mondo del lavoro?
Può essere un modo ma sicuramente non è l’unico, nel senso che come sempre delle soluzioni innovative funzionano perché innanzi tutto permettono che se ne parli. Questo è un problema sociale molto ignorato, quello della disoccupazione delle donne e del sovraccarico delle donne dei lavori di cura come silenziosa esclusione dal mondo del lavoro perché le donne devono occuparsi della famiglia. E’ una cosa di cui si parla un po’ sottotraccia, quindi sicuramente è un modo per parlarne. Perché le donne rientrino davvero in massa nel mondo del lavoro ci devono essere delle modifiche culturali anche a livello ambientale e di politiche pubbliche. Per le aziende che hanno donne che lavorano e che fanno figli non deve essere un problema, si dovrebbe forse riorganizzare il mondo del lavoro per reincludere questi talenti così come l’offerta dei servizi all’infanzia forse deve essere più diversificata per tutte le esigenze. Il coworking è una risposta ma non è l’unica, diciamo che è un bell’esempio. Per noi piano C è importante perché racconta intanto che è possibile perché altrimenti sembra sempre che sia impossibile: se fai i figli come fai a lavorare? In realtà invece è importante raccontare storie che invece dimostrano che si può, che le donne hanno voglia di lavorare: per far coincidere le due cose basta poco, una sdraietta, un’area bambini, essere flessibili.
Soprattutto perché leggevo che i benefici delle donne che lavorano sull’economia sono altissimi: i Paesi che sfruttano la forza lavoro femminile lavorano meglio…
Sì esattamente! Si parla tanto di crisi mentre basterebbe un po’ raggiungere gli obiettivi di Lisbona sull’occupazione femminile al 70%, mentre in Italia è al di sotto del 50% da un bel po’, per smuovere l’economia e incrementare il PIL. Non si tratta solo di un tema sociale, è anche una questione economica: sono donne, persone che hanno studiato, che sono capaci. Non si tratta di persone poco qualificate che hanno un problema proprio di reddito e che avendo poca qualifica in un momento di crisi non riescono a rientrare nel mondo del lavoro. Parliamo di persone che sanno fare, che hanno studiato, che hanno voglia di formarsi, di crescere, che sono in continua ricerca ed è una cosa tragica: sono talenti così che l’economia italiana non vede.
Torniamo per un momento sul servizio baby: quali sono i benefici che una mamma riscontra?
Ritengo che in qualsiasi realtà i servizi all’infanzia sono un alleato importante di un genitore, anche in età molto piccola; trovare un modo rispettoso sia verso la mamma che il bambino per aiutare il distacco e avere qualcun altro che ti supporta nell’educazione dei tuoi figli, che ti dà uno sguardo diverso su tuo figlio è una cosa positiva a 360 gradi. Io sono una fautrice del nido, in ogni sua forma. Quello che ha il nostro Cobaby è di essere un servizio molto piccolo, come della sua prossimità, è un po’ casa come tutto Piano C. Per tante mamme al primo figlio, magari anche iper-professioniste che hanno voglia di lavorare ma che hanno paure e difficoltà legate al primo bimbo e che non sanno come muoversi quando si tratta di distacco. Cobaby è un servizio che secondo me aiuta molto: noi abbiamo visto qui mamme rifiorire, elimini il senso di colpa perché hai qualcuno che si occupa del tuo bambino e che ti accompagna nel percorso, tu sei nella stanza accanto ad occuparti delle tue cose e ti rimetti in moto da quel senso di “bolla” successivo alla maternità: un servizio come il Cobaby può aiutare molto in questo percorso di distacco, in modo rispettoso sia della mamma che del bambino.
Ci sono nuovi progetti in partenza a Piano C?
Sì abbiamo la nostra Piano C School, dei corsi molto concreti e molto veloci a buon prezzo per aggiornare le proprie competenze anche in relazione alle richieste del mondo del lavoro odierno. Un modo per permettere alle donne di tenersi aggiornate e di reinventare il proprio lavoro. Un altro progetto interessante è anche quello di supportare l’auto imprenditorialità delle donne; spesso dopo la maternità le donne hanno una spinta che dà loro la voglia di cambiare e può essere utile una fase di accompagnamento dall’idea al progetto: che cosa vuol dire mettersi in proprio, fare la freelance, fare l’imprenditrice, è un’idea che funziona o un’idea che non va da nessuna parte, quindi un supporto alle donne che hanno voglia di mettersi in proprio.
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