Milano 11 Maggio – Perché ricordare Paolo Granzotto? Perché era un amico che non conoscevo personalmente, ma di cui condividevo pensieri e riflessioni. Una boccata d’aria pulita, un esempio di equilibrio e di obiettività, una persona perbene. Perché questi erano i sentimenti che sentivi nelle sue parole, nel suo buon senso, nella semplicità e immediatezza dei suoi scritti. Grazie, semplicemente grazie. Proponiamo il ricordo di Orlando Sacchelli pubblicato da Il Giornale come tributo ad un grande giornalista e scrittore liberale: “Ci ha lasciati Paolo Granzotto, storica firma de il Giornale, figlio dell’indimenticato Gianni, cofondatore, insieme a Indro Montanelli e Guido Piovene, del quotidiano di via Negri.
Per quarant’anni Paolo Granzotto era stato accanto a Indro, come collega e amico, per molti suo vicedirettore nel quotidiano partorito dal vulcanico toscano dopo la polemica fuoriuscita dal Corriere della Sera. Penna arguta e amante della storia, Granzotto pubblicò diversi libri. Tra gli altri, una “trilogia omerica” per Rizzoli (Cronache della guerra di Troia, 1986; Ulisse, 1988; Il romanzo di Achille, 1991) e la biografia di Indro Montanelli, suo maestro (Montanelli, Il Mulino, 2004), che gli valse il Premio Capalbio per il giornalismo dalla giuria, presieduta da Paolo Mieli.
Il rapporto tra Montanelli e Granzotto andava al di là della professione. “Andavo al lavoro con lui – raccontò Granzotto qualche anno fa – facevo le vacanze a casa sua. Per me il Montanelli direttore si unisce al Montanelli compagno di una vita. Il grande insegnamento che mi dava come direttore lo dava come persona privata”. E ancora: “A il Giornale avevamo due stanze comunicanti con la porta sempre aperta. A volte lo vedevo parlare agitando le braccia, recitando, leggendo una frase che aveva scritto perché voleva sentirne il suono. E se il suono non lo convinceva, poteva stare dieci minuti per decidere di togliere o mettere un aggettivo. Lavorava sulla scrittura, campo nel quale rimane insuperabile come giornalista”.
Da anni Paolo curava la rubrica “L’angolo di Granzotto”, in cui rispondeva ai lettori che, ogni giorno, gli scrivevano per chiedergli le cose più disparate. E lui non li deludeva mai, vergando risposte sempre precise e pungenti, su cui si poteva essere d’accordo o meno, ma che andavano dritte al cuore del problema, senza troppi giri di parole e ipocrisia. I lettori erano il suo grande amore. Aveva scolpita nel cuore quella frase che Montanelli aveva scritto nel primo editoriale de il Giornale: “Questo giornale non ha padrone perché nemmeno noi lo siamo. Tu solo lettore puoi esserlo, se lo vuoi. Noi te lo offriamo”.
Qualche anno fa Granzotto aveva fatto una crociera in Grecia con i lettori de il Giornale. Una bella esperienza rispetto alla quale si era lamentato solo di una cosa: “L’impossibilità di stare con tutti i settecento e passa lettori imbarcati sulla MSC Armonia. Ero lì per quello, per conoscere, discorrere, stringere la mano di ciascun lettore (e lettrici, ovviamente: io le mie lettrici le amo una per una). Sì, ci sono state le riunioni collegiali nel teatro galleggiante e navigante, ma non è la stessa cosa. La prossima volta mi attrezzerò meglio, chiederò di poter disporre, al ristorante, di un tavolo più grande, capace di accogliere almeno otto commensali, che è il numero perfetto per poter intrecciare conviviali conversazioni. E alternerò il bar – altro luogo ideale per far conoscenza e scambiare due chiacchiere – aperto ai fumatori a uno di quelli dove il fumo è tabù. Perché sì, il piacere di stare coi lettori compensa di gran lunga il sacrificio di rinunciare alla sigaretta. Questo farò la prossima volta e altro mi inventerò lì per lì perché non è che sia insensibile ai richiami culturali che con le sue escursioni a terra una crociera offre; non è che sia insensibile alle attrattive a bordo e nemmeno al dolce far niente cullato dalle onde del mare”.
E per spiegare quanto fosse davvero speciale quel rapporto, aggiungeva: “Se partecipo a un viaggio del Giornale è per stare insieme ai lettori e entrare in confidenza con loro. Figuriamoci se ho mai dubitato dell’assunto di Montanelli sui lettori nostri veri padroni. Certo che è così. Ma io voglio che oltre ad essermi padrone, il lettore mi divenga amico. E non semplicemente ‘amico di penna’ attraverso il mio ‘Angolo’, che pure è già una bella amicizia”.
In un memorabile articolo scritto per i 40 anni de il Giornale, Granzotto raccontò, per filo e per segno, com’era nata l’avventura del quotidiano fondato da Montanelli.
Pochi anni prima, nel 2009, da testimone diretto aveva ricostruito la storica riunione di redazione che, nel gennaio 1994, aveva sancito la fine dell’esperienza di Montanelli in via Negri. È un pezzo di storia, troppe volte raccontato in modo distorto e capzioso.”
Il Giornale pubblica gli ultimi articoli per tutti coloro che lo rimpiangono.
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