Il tocco magico di Renzi è morto, ma Sala ci crede ancora. Sperando nel miracolo

Cronaca

Milano 11 Maggio – Che la partita a Milano sia di vitale importanza è plateale. Vitale che il Pd vinca in città per non perdere definitivamente la faccia e i voti. Vitale per riaffermare la leadership di Renzi che ha voluto fortissimamente voluto Sala che, a sua volta e a ben guardare, oggi, puntella molte delle sue speranze in quel tocco magico ormai sepolto di un premier appassito e bollito. E allora la coppia che crede di essere invincibile per il solo fatto di esistere, va un po’ di qua e poi un po’ di là, si inventa occasioni improbabili pur di apparire, dichiara la propria assoluta certezza di vincere per nascondere la paura, chiama a raccolta ministri più o meno simpatici e voilà, il giochetto dovrebbe riuscire. Ma parlare di Milano è sempre più obsoleto. Al massimo si prefigura un futuro radioso..sul come non è dato sapere. Perché dovrebbe bastare la parola di Renzi, i suoi annunci, le sue promesse. E c’è anche in sordina, ma fastidiosamente presente, quell’insistenza  nel voler trasformare il referendum costituzionale nello spartiacque politico tra renziani e antirenziani che non giova. Perché chi amministra o vuole amministrare in sedi locali, delle ambizioni di Renzi se ne frega. Anzi considerato il tonfo nei sondaggi del premier, oggi Renzi e tutta la sua retorica a livello nazionale, non fa che oscurare ciò che di buono eventualmente ha fatto il sindaco uscente di una città. L’Uffington Post riferisce “Per la prima volta Matteo Renzi sembra aver perso il tocco magico: trasformare in consenso tutto ciò che tocca. E per la prima volta, dentro il Pd, si teme l’effetto del Re Mida al contrario. Soprattutto tra i candidati alle amministrative. Sentite Piero Fassino, intervistato da Rai News 24: “Dobbiamo abbassare tutti la temperatura. Ci sarà un referendum, ogni cittadino ha il diritto di votare come crede, rispettiamo quell’orientamento senza affibbiare agli uni e agli altri delle magliette che non gli appartengono sono giorni che va ripetendo”…. Perché Fassino teme proprio questo, che il plebiscito “o con me o contro di me sulle riforme” abbia un impatto negativo sulle amministrative. Da Re Mida al rovescio, appunto.”

Ma Fassino ha lavorato, pare, con coscienza a Torino. Sala che può dire concretamente della gestione Pisapia? E allora si affida a Renzi, agli show, alle parole, alla faccia impunita di un premier che non incanta più. Ma ogni simile ama il suo simile, dicono.

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