Milano 12 Maggio – Mentre le squadre di “intelligence” europee vogliono controllare il traffico di denaro sulle carte di credito prepagate per combattere il terrorismo islamico, i Fratelli Musulmani, una vera e propria holding del terrorismo di matrice sunnita, vengono realmente finanziate dalle numerose onlus, ong, moschee e centri culturali islamici presenti sul territorio italiano ed europeo. Oltre a quest’ultime, sono colpevoli di finanziamento del terrorismo, anche le rappresentanze diplomatiche dell’Arabia Saudita, del Qatar ed ora anche la Turchia che con Doha si contende la leadership della Fratellanza Musulmana. Nonostante il congelamento di numerosi fondi, da parte della C.I.A., del F.B.I. o di altre agenzie di intelligence, i finanziatori del terrorismo sono sempre riusciti a rientrare in possesso del loro denaro, in quanto, molto spesso, legati alla famiglia reale saudita o qatariota che, grazie al loro potere finanziario, petrolifero e grazie alle numerose partecipazioni ed investimenti oltre i loro confini nazionali, sono in grado di ricattare paesi del calibro degli U.S.A., G.B e figuriamoci l’Italia. Giusto a titolo esemplificativo, l’Arabia Saudita detiene numerosi fondi a Wall Street nonché numerose partecipazioni in aziende americane tra cui il 30% della Carlyle dove i Bush siedono nel C.d.A. insieme ad alcuni membri della famiglia Bin Laden. In Italia ed in Europa, invece, ad investire denaro c’è il Qatar, proprietario del quartiere direzionale di Porta Nuova a Milano, della catena alberghiera Four Seasons, una parte delle azioni Pal Zileri, Valentino Fasghion Group e così via. Ma il non plus ultra arriva da Londra: il Qatar, principale finanziatore del terrorismo, dell’Isis, dei Fratelli Musulmani, è proprietario dello storico immobile in cui è ospitato il quartier generale di Scotland Yard: un corpo di polizia con una sezione di antiterrorismo che paga l’affitto ai finanziatori del terrorismo. Non lo trovate paradossale?
Lasciamo Londra e torniamo a casa nostra, a Milano. A parte il CAIIM, l’UCOII e i Giovani Musulmani, troviamo Islamic Relief che è citata in qualità di partner da tutte le associazioni poc’anzi citate. Ma che cos’è Islamic Relief? Presto detto.
La Islamic Relief Worldwide è la più grande organizzazione non governativa musulmana con sede in Gran Bretagna, al 19 di Rea Street South di Birmingham, la stessa città in cui è stato scoperto dalle forze speciali inglesi il progetto di infiltrazione e conquista islamista delle scuole pubbliche.
Il bilancio dell’ong del 2012 parla di cento milioni di sterline, 150 dipendenti nel Regno Unito e 2.500 nel mondo. Molto influente sul governo di Downing Street, è lodata dalle agenzie internazionalidell’ONU, dalla Croce Rossa e dalla Mezza Luna Rossa, è persino partner della Commissione Europea che tra il 2007 e d il 2010 ha elargito circa 20 milioni di Euro, dell’O.M.S. e dell’UNHCR di cui la Boldrini è stata portavoce tra il 1998 ed il 2012
Fondata nel 1984, l’Islamic Relief riceve ogni anno milioni di sterline da parte del governo di Sua Maestà per la sua attività caritatevole e la “zakat”, l’offerta obbligatoria pari al 2,5 per cento del reddito annuale, uno dei cinque pilastri dell’islam e un modo per redistribuire la ricchezza ai meno fortunati, va a rafforzare le finanze dell’organizzazione.
Nel 1996 il generale Ami Ayalon, al tempo direttore dello Shin Bet, denunciò per primo le attività dell’ Islamic Relief: “Questi istituti caritatevoli musulmani finanziano Hamas e servono da copertura ad azioni illegali”. L’ong inglese fa parte della galassia dell’International Islamic Relief Organization, presente in almeno novanta nazioni, la maggioranza (70) in Africa, con il quartier generale a Jedda, in Arabia Saudita, ha come missione l’aiuto ai poveri e ha fra i suoi sostenitori l’élite della società saudita.
L’Islamic Relief è diretta da Hany el Banna, egiziano, laureato ad all’università cairota al Azhar, è un ammiratore dei fondatori della Fratellanza musulmana Hassan al Banna e Sayyid Qutb e avrebbe ricevuto donazioni dalla Charitable Society for Social Welfare, un ente di beneficenza fondato da Abdul Majeed Al Zindani, un religioso che a Sana’a (Yemen) ha fondato l’Università della Fede e che avrebbe ispirato anche il G.I.A. (Cartello terroristico algerino)
Alcuni anni fa, l’intelligence israeliana fece arrestare il coordinatore dell’Islamic Relief a Gaza, Ayaz Ali, per aver sostenuto alcuni gruppi armati legati ad Hamas e per aver collaborato con dirigenti dell’organizzazione terroristica di Gaza legata ai Fratelli Musulmani, in Giordania. Prove incriminanti sono state trovate sul suo computer, compresi i documenti che testimoniavano i
legami dell’organizzazione con i fondi illegali di Hamas all’estero e a Nablus e documenti delle attività militari di Hamas.
Come se non fosse abbastanza, i servizi israeliani hanno anche scoperto la produzione di missili ed esplosivi nei locali della Islamic University of Gaza, finanziata appunto dall’Islamic Relief. Hamas avrebbe utilizzato il denaro per scuole e campi di addestramento per bambini che successivamente sarebbero stati impiegati per attacchi terroristici suicidi tra i civili israeliani. L’ong islamica, tramite il suo direttore Issam al Bashir, l’ex ministro degli Affari religiosi del Sudan, è legata allo European Council for Fatwa and Research dell’imam Yusuf al Qaradawi, attuale guida religiosa dei Fratelli musulmani che scrisse una celebre fatwa che legittimava gli attacchi dei terroristi suicidi contro i civili israeliani.
I legami fra queste organizzazioni sono così intricati che il fondatore della ong, Hany el Banna, è amministratore anche del Humanitarian Forum, in cui siede il turco Huseyin Oruc, il rappresentante della ong Ihh che nel 2010 organizzò e diresse l’assalto contro la marina israeliana sulla flotilla “Mavi Marmara” e il suo segretario Muhammad Jamil Khalifa è uno dei cognati di Osama Bin Laden.
Gli oboli raccolti nelle moschee di Milano e dell’Europa tutta quindi, vengono incanalati dalle ong con sede in Europa verso i gruppi terroristi islamici, dietro al pretesto dell’aiuto ai poveri.
Le organizzazioni non governative islamiche molto spesso non utilizzano i canali bancari, che richiedono transazioni trasparenti e rintracciabili, pertanto il denaro viene movimentato attraverso l’hawala, un trasferimento di denaro fra soggetti privati che si avvale di più mediatori. Inoltre, di frequente, le ong non hanno un conto corrente e gli accrediti dalla sede centrale, che si trova sempre in un altro Paese, vengono effettuati su quelli dei membri che ne fanno parte.
Da ciò si evince che rintracciare il denaro destinato al terrorismo islamico è molto difficoltoso se non addirittura impossibile e non è certo controllando le carte di credito ricaricabili che si riuscirà a contrastare il fenomeno.
Il padre della relatività disse:”L’energia più potente è la forza di volontà” pertanto, se il terrorismo islamico non si riesce a fermare la causa non è la presunta onnipotenza di Maometto ma la mancanza di volontà e la sottomissione dell’Italia e dell’U.E. ad Allah ed ai suoi profeti tagliagole.
Impiegato presso una nota multinazionale americana, ha avuto varie esperienze di dirigenza sia in campo professionale che in campo politico.
Scrive per Milanopost ed altre testate, soffermandosi soprattutto su Israele, Medio Oriente, Africa sahariana e subsahariana. Giornalista Freelance scrive più per passione che per professione.