L’insicurezza ed il degrado salgono in cattedra

Milano

Milano 13 Maggio – Viale Romagna. Città Studi. Una parte del salotto buono della città. Istituto comprensivo Galli. È mattina, le lezioni procedono come sempre. Uno sconosciuto entra a scuola. Nessuno lo ferma. Raggiunge la Preside. Le intima di andarsene. Le tira un pugno. Lei cade. Immediato il ricovero in pronto soccorso. Fin qui la cronaca. Potremmo dire di ordinaria insicurezza in una città che persino le ambasciate sconsigliano di visitare senza opportune precauzioni. Ma qui parte lo psicodramma. Ci sono due possibilità in questo caso: prendersela con il ministero dell’istruzione o prendersela con chi, sul territorio, dovrebbe tutelare i cittadini. Intendiamoci, nessuno dei due ha il potere i trasformare le scuole in fortini o impedire qualsiasi forma di violenza. Ma, ancora, non è questo il punto. Qui c’è la denuncia di oltre quaranta direttori scolastici di un clima diffuso, della sensazione di trovarsi in trincea. Di vivere in un mondo dove la sicurezza non esiste. Ed a Milano, la sicurezza sul territorio è anche responsabilità del Sindaco. Dopotutto alla polizia locale sono stati dati poteri di pubblica sicurezza. Uno dei luoghi da tenere maggiormente protetti è la scuola. Spero concorderemo tutti su questo. È stato fatto qualcosa? Vi risulta che la sorveglianza dei luoghi di studio sia stata in questi cinque anni all’altezza. Io dico di no. È l’antico retaggio che le scuole devono essere libere dalle divise. La scuola deve includere. I bambini si spaventano, dicono alcuni. Sarà. Io però penso che ai bambini, fin dai primi anni di età, andrebbe insegnato, mostrato e fatto toccare che lo Stato si occupa di tenere le strade pulite e libere. L’aggressore è potuto fuggire non perché il ministro Giannini è inadempiente ai suoi obblighi, ma piuttosto perché Sindaco e Giunta non hanno previsto presidi territoriali nelle vicinanze. Perché le sedi sono scollegate tra loro. Perché gli interventi non sono abbastanza coordinati. Per tanti perché. Che però si riassumono globalmente nell’idea che investire nella scuola non implichi anche garantirne la sicurezza. I presidi lo denunciano, e fanno bene, il personale scolastico è continuamente vittima di abusi. Commessi talvolta dagli stessi alunni, talvolta dai loro genitori. Non è un caso. La scuola è vista come un porto franco. Come un non luogo, per la sicurezza. Avete mai visto uomini in divisa all’interno? Io non ne ricordo alcuno. Oggi, purtroppo, non ce lo possiamo più permettere. Bisogna prendere atto della realtà. Se nemmeno i presidi si sentono sicuri è doveroso riflettere su come consentire loro di svolgere il proprio lavoro con serenità.

Negare la realtà e chiamare in causa un Ministro, e quello sbagliato, peraltro, non aiuta e mistifica solamente la realtà. Prenderne atto aiuterebbe immensamente.

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