Svelato il mistero del giovane morto sotto il treno: era un “pirata” suicida per rimorso

Cronaca

Milano, 13 maggio 2016 – Una storia drammatica. Una storia che inizia a Milano in piena notte e si conclude la mattina dopo lungo i binari della ferrovia a Usmate Velate, in Brianza. Tutto accade in poche ore. Ore 2.20 del 24 aprile scorso, siamo in piazzale Baiamonti, a due passi dal Cimitero Monumentale. Il semaforo all’incrocio con via Volta ha il giallo lampeggiante, quindi non è tecnicamente in funzione. Una ragazza attraversa sulle strisce proprio mentre sta arrivando a velocità sostenuta (un testimone racconterà di essere stato superato a destra da quel veicolo) l’auto guidata da un ventottenne reduce da una serata con gli amici in giro per locali: l’impatto è inevitabile e violentissimo, la vittima si ribalta sul cofano, spacca il vetro del parabrezza e viene sbalzata a una decina di metri di distanza. Un impatto fatale in tantissimi incidenti con pedoni coinvolti.

Non in questo caso, però: la ragazza, ricoverata al Niguarda, se la caverà con qualche contusione e nessuna frattura, L’automobilista, S.D. le sue iniziali, non può saperlo, perché, stando alla ricostruzione dei vigili del Radiomobile, non si ferma a prestare soccorso, bensì prosegue la marcia per fermarsi qualche centinaio di metri più avanti. Probabilmente il conducente è confuso, preoccupato, non sa bene cosa fare. Abbandona la macchina in via Ceresio e inizia a vagare per le strade del quartiere. Ricompare poco più di un’ora dopo, verso le 3.30, quando viene soccorso da un’ambulanza in piazza Freud, davanti alla stazione di Porta Garibaldi: i sanitari lo trovano in evidente stato di alterazione e lo portano al Fatebenefratelli. Lì il ventottenne, sprovvisto di documenti in quel momento, viene registrato al Triage e visitato una prima volta: al polso ha il braccialetto di plastica che viene applicato ai pazienti che passano dal pronto soccorso. Pronto soccorso dal quale il ragazzo si allontana attorno alle 4.30.

Poi il buio. Nessuno riesce a rintracciarlo. Né gli agenti di polizia locale del reparto Radiomobile che nel frattempo sono risaliti alla targa dell’auto e di conseguenza al suo proprietario. Né i carabinieri di Arcore, allertati dai vigili urbani, che non lo trovano a casa. Tutto finito? No, perché sette ore dopo, alle 11.15 della mattina successiva, un ragazzo si lancia sotto un treno diretto a Lecco in un punto a metà strada tra le stazioni di Arcore e Carnate. Quel ragazzo, stando agli accertamenti a ritroso compiuti dai ghisa, è proprio S.D., che si sarebbe tolto la vita, l’ipotesi, in preda alla disperazione per i danni che credeva di aver provocato alla ragazza la sera prima. Forse spaventato pure da quel vecchio precedente per guida in stato di ebbrezza che, sommato all’episodio di piazzale Baiamonti e alle severe sanzioni introdotte dalla nuova legge sull’omicidio stradale, avrebbe potuto costargli quantomeno la patente di guida. E pensare che l’investita ora è in piedi e cammina sulle sue gambe. Ma nessuno può più dirlo a S., che, se si fosse fermato, non avrebbe rischiato neppure l’aggravante che ora scatta oltre i 40 giorni di prognosi: alla vittima ne sono stati dati 21. (Il Giorno)

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