Milano 16 Maggio – Fatti di cronaca, fatti di violenza e di ordinaria, purtroppo, follia. E Milano in balia di bande equadoregne e latinos, in una gara di delinquenza e di potere che fa paura. E il racconto che segue tratto da Repubblica evidenzia ancora una volta come il problema sicurezza sia stato sottovalutato da Pisapia e come certo buonismo generi sentimenti di impunità. La narrazione fa rabbrividere per il realismo e la crudezza degli eventi. Eccola: “Sono due nomi, due profili precisi, testimonianze nette ottenute dopo una serata di birre e di lame, e poi di reticenze di fronte ai poliziotti: “Quello col machete si chiama Carlos, andate a vedere il suo profilo Facebook”, e gli specialisti della Squadra mobile di Lorenzo Bucossi sono già al lavoro. Ci sono due feriti, nella rissa a puntate che si scatena tra i giardinetti di via Nervesa e il parcheggio del Carrefour tra corso Lodi e viale Bacchiglione, e il più grave dei due non ha ancora 19 anni ma già una fila così di precedenti per rapina e aggressione: li compirà tra dieci giorni “El material” – così si fa chiamare dagli amici – e li festeggerà con uno squarcio profondo all’addome ricucito nella notte all’Humanitas, dove era arrivato in codice rosso alle 23.18 di venerdì; mentre allo “Zurdo”, al mancino che di anni ne ha 26 e arriva dall’Ecuador, è andata meglio, una ferita superficiale alla mano, medicata sul posto dopo una fuga a piedi fino al mezzanino del metrò di piazzale Lodi.
C’è, soprattutto, l’ombra del ritorno degli scontri tra “pandillas”, delle battaglie di strada tra affiliati della “Dieciocho” e della Ms13 (la gang alla quale appartenevano gli aggressori del capotreno): alla Mara Salvatrucha protettrice dei salvadoregni, raccontava chi c’era, risulterebbero affiliati “Carlos” (quello del machete) e Jean Pierre il suo scudiero, nuove leve rampanti tutte cappellini e dito medio sui profili social, l’ultima generazione delle gang che prova a prendere il posto dei fratelli maggiori finiti in carcere e prova a guadagnare mostrine sul campo col machete in mano, o su Facebook con proclami truculenti presi in prestito dall’hip-hop latino: “La morte non bisogna temerla – spiega sulla sua bacheca uno dei protagonisti della rissa di venerdì notte – soltanto aspettarla, questa put.. va e viene come le onde e non se ne va mai sola”.
C’era odore di canne e tintinnare di bottiglie vuote di birra da 66 già prima del tramonto tra i tavoli di Brenta City. Così i latinos di questo avamposto del Corvetto hanno ribattezzato i prati e le panche sotto i gazebo in muratura all’ombra delle torri di via Nervesa e via Longanesi, che nel weekend si animano per tutta la serata facendo da pub e discoteca a cielo aperto, soprattutto dalla chiusura del Set Club di via Tullo Massarani. Arrivano dalla Comasina, da Turro, da Cimiano e pure da Monza come il “Material” e lo “Zurdo”, per la serata. E anche se i proclami sono miti (“Non siamo una banda – spiega il mancino sul suo profilo – ma solo fratelli che si appoggiano l’uno all’altro”), la sera degenera in rissa. A ondate. Le prime telefonate dei residenti al 112 sono delle 21.40, le volanti della questura arrivano in via Massarani e in viale Brenta e trovano solo ragazzi che scappano. Un’ora dopo altro allarme, stavolta più grave: dietro una siepe in via Longanesi c’è il corpo a terra del “Material”, perde parecchio sangue, i sanitari delle ambulanze manovrano sul posto e poi corrono a Rozzano per salvarlo. Trecento metri più, vicino alla fermata delle circolari, ci sono le ultime tracce della battaglia di strada.
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