Milano 17 Maggio – Secondo il Centro studi di Unimpresa, la variazione delle aliquote Iva provocherà, contemporaneamente, un aumento dell’indice dei prezzi al consumo dell’1,40% nel 2017 e dell’1,72% nel 2018. Sempre secondo l’analisi dell’associazione, basata su dati del ministero dell’Economia e della Corte dei conti, in assenza di interventi di sterilizzazione delle clausole di salvaguardia previste dalle due ultime leggi di stabilità (per il 2015 e per il 2016), la variazione delle aliquota Iva provocherà un aumento del gettito fiscale di 15,1 miliardi nel 2018 e di 19,6 miliardi nel 2018. In totale, si tratta di un incremento di 34,7 miliardi nel biennio.
L’impatto sulle famiglie sarà di 414 euro nel 2017 e di 508 euro nel 2018: in totale 922 euro. Effetti sono previsti anche sui prezzi: l’indice dei prezzi al consumo dovrebbe salire dell’1,40% nel 2017 e dell’1,72% nel 2018. L’aliquota Iva ordinaria, oggi al 22%, salirà al 24% nel 2017 e al 25% nel 2018; l’aliquota Iva ridotta, oggi al 10%, salirà al 13% nel 2017, mentre resterà invariata al 4% l’aliquota super ridotta. «L’aumento dell’Iva sarà automatico se il governo non riuscirà a tagliare la spesa pubblica che, tuttavia, continua a crescere – ha spiegato nel suo studio l’associazione – Tra il 2014 e il 2015, le uscite correnti, quelle per acquisti, servizi, appalti, forniture, sanità, stipendi e pensioni sono passate da 483,8 miliardi a 536,4 miliardi, in salita di 52,6 miliardi (+10,87%); contemporaneamente sono diminuite le spese in conto capitale (gli investimenti pubblici), passate da 56,3 miliardi a 44,9 miliardi in discesa di 11,3 miliardi (-20,13%)». «La stangata – ha commentato il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi – va evitata a tutti i costi e il governo di Matteo Renzi deve fare di tutto per trovare un’alternativa. Lo spazio di manovra nel bilancio pubblico, dove si annidano sprechi miliardari, esiste e lì si deve lavorare con coraggio. L’incremento dell’Iva sarebbe una mazzata tremenda sia per le aziende sia per le famiglie».
Uno studio che però non convince Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera. Il deputato del Pd esclude che per contenere il deficit nei limiti europei il governo faccia scattare l’anno prossimo gli aumenti di imposte indirette, come Iva o accise, già previsti proprio a «salvaguardia» dei conti. «Le previsioni di crescita sono state rispettate, i conti sono a posto. Le clausole di salvaguardia? Non è opportuno che scattino e non scatteranno, sono sicuro – ha spiegato – Le nostre cifre sulla crescita per due anni di seguito sono state in linea con le previsioni, certo avremmo voluto crescere di più; la crescita dell’Eurozona in generale è inferiore a quella statunitense». Insomma «tutto si può dire all’Italia tranne che non abbia fatto “i compiti a casa”. Certo, è la conclusione di Francesco Boccia, «la crescita è inferiore alle attese», ma in questo caso c’è anche il «problema dei vincoli di bilancio: se fossero allentati, forse, ci sarebbero più investimenti pubblici e più crescita». conclude Boccia.
Leonardo Ventura (Il Tempo)
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