Milano 18 Maggio – Nel 2016 il Prodotto Interno Lordo salirà dell’1,1% in termini reali. Lo rileva l’Istat nel rapporto sulle prospettive per l’economia italiana nel 2016 precisando che la domanda interna al netto delle scorte contribuirebbe positivamente alla crescita del Pil per 1,3 punti percentuali, mentre la domanda estera netta e la variazione delle scorte fornirebbero un contributo negativo pari a un decimo di punto percentuale ciascuna.
L’Istat sottolinea che la stima preliminare del Pil per il primo trimestre 2016 (+0,3%) ha confermato, seppure con intensità moderata, il proseguimento della fase espansiva dell’economia italiana avviatasi agli inizi dell’anno precedente. Alcuni dei fattori a supporto della crescita quali il basso livello dei prezzi dell’energia, la riduzione dei tassi di interesse e il graduale miglioramento della fiducia tra gli operatori sono attesi produrre i loro effetti anche nell’anno corrente.
Rispetto alle stime di novembre scorso, tuttavia, le nuove previsioni di crescita del Pil sono state riviste al ribasso di 0,3 punti percentuali. Nel complesso, spiega l’Istat, il quadro previsivo corrente incorpora una riduzione della dinamica delle esportazioni più marcata di quella delle importazioni. Il deflatore del Pil è rimasto invariato, mentre quello dei consumi delle famiglie è stato rivisto al ribasso a seguito dell’acuirsi dell’attuale fase deflativa.
Un rallentamento più deciso del commercio internazionale e l’eventuale riaccendersi di tensioni sui mercati finanziari costituiscono dei rischi al ribasso per l’attuale quadro previsivo. All’opposto, una ripresa più accentuata del processo di accumulazione del capitale, legata allo sviluppo delle politiche nazionali ed europee, costituirebbe un ulteriore stimolo alla crescita economica.
Le previsioni, precisa in conclusione l’istituto di statistica, incorporano le misure descritte nel Documento di economia e finanza diffuso ad aprile 2016.
Secondo le stime dell’Istat, la spesa delle famiglie in termini reali è stimata in aumento dell’1,4%, alimentata dall’incremento del reddito disponibile e dal miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro. Per gli investimenti invece si prevede una ripresa del 2,7%, grazie al rafforzamento delle attese sulla crescita dell’economia e al miglioramento delle condizioni del mercato del credito.
Per quanto riguarda in particolare i consumi, l’Istat spiega che «la dinamica positiva dell’ occupazione e l’incremento delle retribuzioni, che si accompagna alla fase di decisa riduzione dei prezzi, dovrebbero sostenere il potere d’acquisto delle famiglie anche nell’anno in corso».
Sul fronte degli investimenti, invece, la ripresa iniziata nel 2015 «ha concluso una lunga e profonda fase di contrazione iniziata nel 2008». Al recente progresso ha contribuito in misura determinante la componente dei mezzi di trasporto mentre sia i macchinari e attrezzature sia le costruzioni hanno manifestato primi segnali di recupero. Così, in un contesto di politica monetaria fortemente accomodante e di un miglioramento delle condizioni di accesso al credito delle imprese, il graduale rafforzamento della ripresa economica e i provvedimenti di politica fiscale a livello europeo e nazionale costituiranno, secondo l’Istat, i principali elementi di stimolo al processo di accumulazione del capitale. La crescita degli investimenti attesa per il 2016 «sarà trainata principalmente dalla componente delle macchine e attrezzature cui si accompagnerà la graduale ripresa del ciclo delle costruzioni».
L’inflazione segnerà un’inversione di tendenza a partire da autunno, ma resterà comunque al di sotto dell’1% nel 2016. Lo stima l’Istat nel rapporto su prospettive dell’economia italiana. Nei primi mesi dell’anno, precisa, c’è stata una nuova accentuazione delle spinte deflative. La dinamica dei prezzi non dovrebbe discostarsi da quella attuale fino ai mesi estivi, mentre «dall’autunno si concretizzerebbe una inversione di tendenza, che riporterebbe il tasso tendenziale su valori più sostenuti verso la fine dell’anno, anche se ancora inferiori all’1%».
In particolare, nella media del 2016 il tasso di crescita del deflatore della spesa delle famiglie è stimato appena superiore allo zero per il terzo anno consecutivo (+0,2%). Il deflatore del Pil, riflettendo l’origine prevalentemente esterna delle spinte al ribasso sui prezzi, dovrebbe segnare un incremento annuo più sostenuto (+0,8%).
L’ufficio di statistica precisa in particolare che il maggiore contributo al contenimento dell’inflazione dipenderà ancora dalla componente estera dei costi, con i prezzi dei prodotti energetici che registrerebbero una variazione negativa della media annua anche nel 2016. L’evoluzione moderata della dinamica salariale e dei costi di produzione nel loro complesso fornirebbero un apporto inflazionistico limitato per i prezzi delle principali componenti di fondo.
Quanto alla situazione che si è verificata nei primi mesi dell’anno, l’Istat osserva che per i prezzi al consumo il tasso su base annua, appena negativo nel primo trimestre, ha segnato una caduta più marcata in aprile (-0,5%). L’evoluzione tendenziale ha continuato a riflettere principalmente il contributo negativo delle componenti maggiormente volatili: alla prosecuzione del calo dei prezzi energetici, si sono infatti aggiunti i ribassi dei beni alimentari non lavorati. Elemento peculiare dell’attuale quadro è però rappresentato dalla persistente moderazione della dinamica di fondo dell’inflazione. La propagazione degli effetti dello shock esogeno sui prezzi e l’assenza di spinte inflazionistiche di origine endogena hanno mantenuto la core inflation (calcolata escludendo energetici e alimentari freschi) su valori storicamente molto bassi e da due anni al di sotto dell’1% (+0,5% in aprile). (La Stampa)
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