Milano come Beirut, un campo profughi in città

Milano

Milano 20 Maggio – A Milano sono arrivati 600 profughi in stazione in pochi giorni. So che non ve lo avranno detto in molti. Succede. Un giorno Pisapia mette all’asta i calzini rossi, il giorno dopo Sala mette all’asta i vostri beni di famiglia per pagare il buco di Expo ed il giorno appresso il figlio della Bignardi si candida col Pd. Non si può mai stare tranquilli. Le cose urgenti superano quelle importanti e ci troviamo la città invasa. Fate conto che siamo ad inizio stagione, che il mare non è stato proprio una tavola e che in estate rischiamo di assistere ad una campagna di Libia. Rischiamo. Chi scrive pensa che il rischio peggiore sia non farla. Ma non è questo il punto. Il punto è che dalle parti del Viminale Alfano è così preoccupato da ipotizzare degli hub galleggianti. Non proprio una novità, anche Churchill propose una cosa del genere per invadere la Normandia. Non trovate delizioso come la storia si possa ripetere?profughiIn ogni caso il flusso è iniziato e Milano già non ce la fa più. Direi che è positivo, no? Intanto il primo fattore da notare è che le parole hanno un peso. Milano città aperta. Milano città solidale. Milan col coeur in man. Tutte cose bellissime, tutte cose che si pagano. E Milano, mano al portafoglio, è stata tra le città che hanno dato di più. Ma non è abbastanza. Non è mai abbastanza. Così al CIE di via Corelli hanno piantato le tende e di spazio ce n’è. Intanto una precisazione: dicono che queste strutture siano provvisorie. Sono tutte balle. Chiedetelo ai Padovani. A loro la tendopoli l’hanno costruita a dieci minuti dal Duomo. Doveva finire come l’estate, quando le foglie cadevano. Le foglie sono cadute, il Prefetto aveva promesso, ma la tendopoli è ancora là. I profughi hanno invaso il centro storico ed i negozi hanno smesso di lasciare il wifi aperto. Chi non lo faceva si trovata fuori dalla porta il comitato di accoglienza dei nostri fratelli fuggiti da guerre immaginarie, pagando le fughe con l’equivalente del prezzo di una fattoria. Inizialmente in quella tendopoli c’erano anche donne. Erano solo sposate ed avevano i figli con sé. Le hanno dovute spostare, dividendo i nuclei familiari. Si prostituivano, alcune di loro, ed i profughi finivano i soldi settimanali in un pomeriggio. Ecco, a breve quella struttura festeggerà un anno. Non credeteci. Una volta che il Prefetto ha messo i suoi occhi rapaci su un terreno, quel terreno è perso alla comunità.

I sindaci della Brianza, dove dovrebbero sorgere gli altri campi, insorgono. Sanno bene che tanto quello di Milano non lo farà. Al massimo possiamo sentire Majorino protestare un po’. Al massimo. Come fanno a protestare contro i nostri “fratelli-che-scappano-anzichè-combattere”? No, seriamente non possono. E non potranno farlo nei prossimi anni. Ricordatevelo quando andate a votare.

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