Milano 20 Maggio – Passata la sbornia da incentivi per le assunzioni, il mercato del lavoro inizia a «digerire» ora il boom di contratti lievitato grazie agli sgravi contributivi. Nel primo trimestre dell’anno, le assunzioni attivate da datori di lavoro privati complessivamente sono state pari a 1.188.000: in calo di 176.000 unità rispetto al corrispondente periodo del 2015 (-12,9%).
A rilevarlo è l’Osservatorio sul precariato diffuso ieri l’Inps. Un rallentamento nella creazione di nuovi posti che ha coinvolto essenzialmente i contratti a tempo indeterminato: -162.000, pari a -33,4% sul primo trimestre 2015.
È lo stesso istituto di previdenza a sottolineare che il calo è da ricondurre al forte incremento delle assunzioni a tempo indeterminato registrato nel 2015 in corrispondenza dell’introduzione degli incentivi legati all’esonero contributivo triennale. E le stesse considerazioni possono essere sviluppate in relazione alla contrazione del flusso di trasformazioni a tempo indeterminato (-31,4%). Per i contratti a tempo determinato, nel primo trimestre del 2016, si registrano 814.000 assunzioni, una dimensione del tutto analoga a quella degli anni precedenti (-1,7% sul 2015 e -1,1% sul 2014).
I dati che testimoniano che a spingere le assunzioni siano stati, più che la riforma del lavoro, i generosi contributi concessi a chi assumeva si sono spaccati i sindacati.
Il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo ha parlato di di un mercato del lavoro «drogato e 18 miliardi buttati al vento». Non così la Cisl che ha rivendicato l’utilità di agevolare i contratti stabili. In particolare, nel 2015, per le assunzioni a tempo indeterminato era previsto uno sgravio contributivo totale triennale con il limite di 8.060 euro annui mentre quest’anno lo sgravio è biennale e limitato al 40% dei contributi. Sempre in tema di lavoro precario l’Osservatorio ha però confermato la crescita continua del ricorso ai voucher con 31,5 milioni di buoni per il lavoro accessorio venduti nel primo trimestre (+45,6%) anche se meno rapida rispetto all’anno scorso (l’incremento era del 75,4%). Secondo il presidente della Commissione Lavoro del Senato dall’Inps arrivano «cattive notizie sul lavoro. Urgono riduzioni strutturali, e perciò affidabili nel tempo, degli oneri che pesano su tutti i contratti di lavoro».
Filippo Caleri (Il Tempo)
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