Il centro di accoglienza a Milano è già pieno, ma i migranti continuano ad arrivare

Cronaca

Milano 24 Maggio – Lettera43.it dalll’hub della stazione centrale riferisce con puntuale ed esauriente la cronaca degli ultimi arrivi di migranti alla Stazione Centrale, dove la situazione è già esplosiva Scrive Barbara Ciolli “.Le panche della mensa per le notti d’emergenza e sul pavimento le tende.

I letti del centro d’accoglienza di via Sammartini 118 sono tutti occupati, le brande aggiunte non bastano più.
In due settimane il dormitorio appena inaugurato si è riempito: più di  50 ingressi al giorno e oltre 120 stazionanti nel weekend, quasi il doppio dei posti disponibili.
Se arrivano altri profughi (e ne arriveranno), staranno in strada o in ripari d’emergenza come l’ultimo fine settimana: le donne e i minori al coperto, fuori i sacchi a pelo.via sammartini
L’HUB DELLA STAZIONE. Il clima, nell’hub milanese per gli stranieri in transito della stazione centrale, è ancora sereno: i volontari sono freschi di trasloco, i locali ridipinti e gli arredi nuovi, gli ospiti adesso un centinaio.
I bambini, in tanti, giocano nello spazio degli animatori o fuori in strada, in un lembo di periferia che è ancora a misura d’uomo: dal marciapiedi guardano tranquilli i treni sfilare appena sopra le loro teste, sui binari che si perdono verso le pianure.
INVERSIONE DI TENDENZA. Ma per molti di loro, presto per quasi tutti, non ci sarà ripartenza, Milano è la cartina di tornasole del flusso migratorio che cambia pelle.
Da Lampedusa risale verso Roma e Milano, in direzione Brennero.
Ma se, nel 2015, dei circa 150 mila sbarcati dal mare meno della metà restava nel Sud Europa, dallo stop austriaco la tendenza si sta invertendo drasticamente. Addio ricambio.

Richiedenti asilo somali ed eritrei lasciati all’Italia

Ormai il 70% dei migranti che prima transitava si ferma in Italia, la voce dell’alt al valico è circolata in fretta, e anche gran parte di quel 30% che va lo stesso al Brennero è rispedito indietro, verso Milano.
Dai dati del Comune, l’86% dei migranti in città negli ultimi mesi chiede asilo, un boom del 460% in un anno. Alla stazione centrale si contano centinaia di arrivi a settimana: ex transitanti da sistemare, tanti posti letto che mancano.
Molti sono africani, quasi tutti. Di siriani non se ne vedono più, bloccati in Turchia e nei Balcani. Qualche afghano, ma gli eritrei e i somali sono la maggioranza.
L’ALT AL BRENNERO. Nella sala dell’hub due ragazzini parlano a un tavolo in tigrino, altri navigano ai computer: difficile che abbiano più di 18 anni.
Dall’Eritrea si scappa prima di iniziare il servizio militare obbligatorio, che dura a vita: le famiglie mettono da parte di soldi e li fanno fuggire per metterli in salvo, verso l’Europa.
Sono richieste d’asilo scontate, come i profughi dalla Somalia e dalle guerre in Medio Oriente: ma per loro l’accoglienza selettiva ha meno posti che per i siriani. L’Austria preferisce profughi e rifugiati non di colore, la Germania ne prende un po’ ma è l’Italia, ha messo in chiaro anche la cancelliera Angela Merkel, che deve prendersi il grosso della rotta africana di Lampedusa.

Berlino vuole che gli hub, centri d’accoglienza primaria per transitanti come quello di via Sammartini, diventino hotspot per la registrazione: luoghi di smistamento sì, ma soprattitto verso l’Italia, che è in difetto.
Il Paese ha lo 0,2% di richiedenti asilo – migranti regolari – per abitante, contro oltre 1% di tedeschi e austriaci, le percentuali più alte d’Europa. Ma di questo passo il dato crescerà velocemente.
O si allestiscono posti-letto e strutture, oppure l’Italia potrebbe fare la fine della Grecia: tendopoli come a Idomeni, tende anche nei centri d’accoglienza delle grandi città.
EMERGENZA POSTI-LETTO. Quest’anno si prevede più del doppio degli sbarchi dal Mediterraneo, circa 350 mila migranti. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha assicurato di frenare i flussi verso l’Austria, ma Roma è meno preparata di Milano, ha ancora meno posti-letto. E nel capoluogo lombardo tutte le strutture già scoppiano.
«Si potevano sfruttare i 500 container dell’ex Expo. Certo una soluzione transitoria, ma una boccata d’ossigeno per fino a un migliaio di persone. Invece il Viminale ha detto di no», spiega a Lettera43.it Alberto Sinigallia, presidente della Fondazione Progetto Arca che oltre alle strutture di via Sammartini (e prima in via Tonale), dietro la stazione centrale, ha in gestione i centri d’accoglienza in via Aldini e via Mambretti. «Ad aprile è scaduto il piano freddo per i senza dimora, siamo andati avanti col centinaio di posti che si erano liberati. Ora all’orizzonte vedo solo le tende, un grande punto interrogativo».

 

I richiedenti asilo a Milano sono saliti a oltre 2 mila.
A Bresso, in via Clerici, c’è una situazione esplosiva. L’opposto che in via Sammartini dove si respira ancora un clima di fiducia: i treni sono vicini, ormai gli 80 letti vengono occupati per giorni ma si ha sempre l’impressione di poter ripartire.
Adam, 29 anni, eritreo, scherza con il figlio di quasi due anni e la moglie calma e sorridente, ed è di quell’1% che ce l’ha fatta. Il 50% dei suoi connazionali ormai chiede di asilo in Italia (contro l’1% del passato), ma lui è al Nord, è venuto a prendere la famiglia dalla Germania, con lei a Milano è arrivato anche uno dei fratelli.
DALL’ERITREA A DORTMUND. Dal 2015 Adam è a Dortmund, ha passato il Brennero dopo un viaggio che per quattro persone gli è costato 20 mila euro. «Il mio è durato più di un anno. Ma inshallah ce l’abbiamo fatta. È andata bene a tutti, nel Mediterraneo», ci racconta masticando bene l’arabo.
Ha lavorato in Sudan per sfuggire alla leva e in Eritrea non può più mettere piede. Parla bene inglese, legge l’italiano, presto imparerà il tedesco perché vuol fare l’autista. Ma deve rifare la patente e altri documenti persi nella traversata.
Intanto la sua domanda d’asilo è stata accettata in Germania: ha 330 euro al mese di sussidio e una camera dove portare la famiglia, per loro non ci dovrebbero essere problemi al Brennero, ma Adam aspetta prima che gli arrivino i soldi per il viaggio.
Una storia romantica e drammatica: tre giovani nel deserto con un neonato, sette giorni in auto verso Tripoli attraverso l’Egitto, ma poi una banda che a loro hanno detto dell’Isis li separa.
Le terribili violenze in Libia, nelle prigioni che sono a un passo dal mare dove i trafficanti li lasciano senza cibo e acqua, trattati come animali, «infine le 26 ore in barca, fino a quando la Marina italiana non ci ha salvati», ricorda Adam.
Nei mesi di attesa a Dortmund, le difficili comunicazioni con la moglie e il fratello, attraverso contatti indiretti in Eritrea e in Germania, fino al loro sbarco a Lampedusa di qualche giorno fa.
LOCALI MESSI A DISPOSIZIONE DA FS. Ora in via Sammartini c’è un ambulatorio della Asl, ci sono gli animatori di Save the Children e Albero della Vita. I volontari del Comune e della Fondazione Avsi, che sostiene anche finanziariamente l’hub, si danno il cambio ai turni nei locali messi a disposizione dalle Ferrovie dello Stato.
Mediatori come il marocchino Youssef Kalia sono un ponte indispensabile tra noi e loro. Ma i bambini non conoscono filtri e dalla finestra dove entra il sole una di loro dalle trecce colorate ci saluta tra i letti affollati.”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.