Sala? Una caricatura di Pisapia

Attualità Milano

Milano 24 Maggio – Si era partiti con l’idea del manager. Di “sinistra”, ma neanche troppo. Moderato, pragmatico, appena sfiorato dalla politica. Si è poi gradualmente passati, giusto per far digerire il profilo un po’ a tutta la coalizione, alla “discontinuità nella continuità” – che è come dire tutto e niente – fino ad arrivare, oggi, all’emulazione, un po’ forzata, di Giuliano Pisapia. Beppe Sala, da mesi tirato per la giacchetta da chi non lo ha mai considerato un candidato degno di rappresentare tutte le anime della sinistra milanese, nell’ansia di levarsi di dosso l’etichetta di renziano tendente a destra, alla fine ha ceduto. La metamorfosi, piuttosto innaturale, che lo ha portato a trasformarsi da Mister Expo in Compagno Beppe, potrebbe rivelarsi un boomerang pericoloso. Fra due settimane esatte si vota e chi, dalle parti dei democratici e non solo, aveva già in testa l’idea di scegliere un moderato uomo del fare vicino alla sensibilità stakanovista del premier Matteo Renzi, potrebbe arrivare alle urne un po’ confuso. Soprattutto se ha un po’ seguito le sue ultime mosse e dichiarazioni.

Venerdì pomeriggio, durante il primo confronto a due con Stefano Parisi moderato dal direttore del Foglio Claudio Cerasa al teatro Franco Parenti di Milano, chi ha sempre sostenuto che un manager valesse l’altro, si è dovuto ricredere. I due si sono scontrati su tutto: dalla moschea al fisco, dai trasporti all’immigrazione. La costruzione di uno o più luoghi di culto per la comunità islamica, grande cavallo di battaglia della campagna arancione del 2011 azzopatosi però a fine mandato, per Sala è una «priorità». Certo, con l’assessore uscente al Welfare nonché capolista del Partito Democratico Pierfrancesco Majorino che gli fa praticamente da spin doctor, non poteva essere diversamente. Così come sull’emergenza profughi e sulla gestione dell’immigrazione: visto che è il governo stesso a mandarli a Milano, si fa buon viso a cattivo gioco. Si ammette, cioè, che le strutture sono al collasso, ma la voce grossa a Roma non si fa. Si cercano così soluzioni di fortuna, come le casette del campo base di Expo, ma non si affronta il tema in maniera strutturale. Altra questione fondamentale sono le tasse. Nonostante persino a Repubblica si sono accorti che Pisapia, in cinque anni di mandato, le ha alzate in maniera esponenziale rispetto agli anni di Letizia Moratti, Sala giustifica le scelte della giunta arancione: «Sono serviti 500 milioni all’anno per ripianare i debiti e per attivare gli investimenti, questa è la ragione delle tasse». Quei milioni di euro in più su casa eIrpef che Francesca Balzani, vicesindaco, assessore al bilancio e sfidante di Mr Expo alle primarie del centrosinistra, soprannominata non a caso “Miss Balzelli”, ha prelevato dalle tasche dei cittadini. La stessa Balzani che, se non già oggi certamente nei prossimi giorni, presenterà con Sala il piano fiscale per i prossimi cinque anni. E se le premesse sono quelle del “rigore” che l’ha sempre contraddistinta, c’è ben poco da stare allegri.

Sfogliando il programma di Beppe, dunque, la continuità con Pisapia è cosa certa. E, fuori dai contenuti, è garantita dalla squadra: più della metà degli assessori di “Giuliano” che si sono apertamente schierati già dalle primarie verranno probabilmente riconfermati. Al di là del merito, poi, anche la forma vuole la sua parte: così sono settimane che, dopo aver indossato la maglietta del Che, Sala parla in pubblico come se fosse perennemente ad un comizio dell’Anpi: i rituali, le formule e gli slogan sono studiati per acchiappare quell’elettorato di sinistra che rischia di confluire su Basilio Rizzo o sugli altri candidati ella “minoranza”. Peccato che Mr Expo fosse partito con ben altre intenzioni, quelle cioè di persuadere quell’elettorato moderato non originariamente di sinistra che, ad esempio alle Europee del 2014, aveva votato Matteo Renzi. Ma quella formula che, dopo il lancio della candidatura di Stefano Parisi per il centrodestra non è più applicabile, è stata gioco forza sostituita da una decisa quanto un po’ goffa virata a sinistra. Un moto necessario ma mal confezionato che ha trovato, nella giostra dei simboli, il suo punto più alto mercoledì scorso quando, ad un’asta di cimeli arancioni organizzata dalla lista Sinistra x Milano, Beppe Sala si è aggiudicato i calzini rossi di Pisapia. Giusto per assicurarsi di avere la continuità anche nelle scarpe.

Federica Venni (L’Intraprendente)

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