Milano 25 Maggio – Dal 16 maggio l’italia si è dotata di uno strumento giuridico già attivo in oltre 90 paesi che consentirà a chiunque di conoscere qualsiasi dato o documento in possesso della pubblica amministrazione, anche senza un interesse diretto. Uno strumento equivalente a quello che nel sistema anglosassone è definito “Freedom of information act” (FOIA) e che farà cadere il muro di omertà dietro cui finora si è trincerata la PA quando un giornalista o un comune cittadino hanno provato a inoltrarsi nei meandri della burocrazia e a pretendere risposte precise e trasparenti. Abbiamo chiesto un commento della nuova legge a Guido Romeo, giornalista co-fondatore dell’associazione no-profit Diritto di Sapere, che porta avanti la causa del FOIA in Italia, ed è parte dell’iniziativa Foia4Italy.
Con il FOIA cosa cambia concretamente per i cittadini? “Per tutti, ma proprio tutti – risponde Guido Romeo – viene introdotto un diritto di cittadinanza che prima non c’era. Fino a oggi infatti l’accesso alle informazioni era riservato a chi aveva un interesse specifico e motivato: per esempio potevi chiedere informazioni su un concorso pubblico solo se lo avevi fatto e pensavi che qualcosa non fosse in regola. Inoltre si potevano consultare solo quelle determinate categorie di documenti che lo Stato aveva reso di dominio pubblico, come i documenti sul bilancio pubblico. Adesso invece, chiunque può chiedere di consultare qualsiasi documento che gli interessi”.
Ma su quali materie potrà essere utile un simile strumento? Come si legge sul sito Foia4Italy, “con il FOIA puoi sapere a che punto sono i piani per gli asili nido del tuo comune, ma anche dove sono gli investimenti promessi per contrastare la violenza domestica e avere dati certi sulla situazione sanitaria nella tua zona. Puoi sapere quanti sono davvero gli esodati; conoscere finanziamenti, incarichi e conflitti di interessi di eletti e dirigenti pubblici. Con il FOIA potresti scoprire la corruzione che si cela dietro a un appalto prima che sia troppo tardi, per evitare gli enormi sprechi eritardi che abbiamo visto negli ultimi anni. Ma più semplicemente, il FOIA ti serve quando vuoi sapere a che punto è la tua richiesta di visita specialistica all’ospedale o quando non sai perché il tuo permesso di soggiorno tarda a essere rinnovato”. Insomma, gli ambiti di applicazione della nuova norma sono pressoché infiniti.
E per i giornalisti cosa cambierà? “Prima se volevo ottenere dei documenti sui quali basare un’inchiesta – spiega ancora Guido Romeo – dovevo giustificare la richiesta e quindi svelare il tema sul quale stavo indagando, rischiando di fatto di bruciarmi l’eventuale scoop. Quando la PA rispondeva dava informazioni a me ma anche ad altri giornalisti perché magari pubblicava quei dati sul proprio sito. Adesso invece, se la mia richiesta non ricade in una delle eccezioni e non viola la privacy, ho il diritto a conoscere quel tema in via esclusiva”.
In cosa la norma non è soddisfacente? “Quello approvato dal CdM non è il testo voluto da Foia4Italy, ma è effettivamente un Foia. Non ci metterà in cima alle classifiche per la trasparenza ma è certamente un buon passo avanti. I due punti più critici sono quello delle eccezioni e quello delle sanzioni. Non è abbastanza chiaro quali richieste potranno essere rifiutate. Su questo tema sarà cruciale l’intervento dell’Autorità nazionale anti corruzione (Anac) di RaffaeleCantone: entro dicembre dovrà definire le linee guida per specificare tali eccezioni e solo a quel punto il Foia sarà operativo a tutti gli effetti. Mi auguro che l’Anac lasci meno spazio possibile alle libere interpretazioni. Sulle sanzioni la legge delega di agosto era molto chiara, ma nel testo finale non c’è ombra di tali sanzioni. Un altro punto che bisognerà chiarire sarà, infine, il tempo di risposta della PA: il meccanismo di conteggio è per ora molto contorto e potrebbe causare rinvii a tempi indefiniti”.
Il timore che le amministrazioni siano inondate di richieste futili ed eccessive è giustificato? “Da dicembre/gennaio inizieremo a testare questo strumento. Vogliamo spingere perché siano i cittadini a usarlo a tappeto e solo allora vedremo cosa succederà. In questa fase qualsiasi richiesta è benvenuta, più richieste ci saranno meglio sarà. Le richieste pretestuose saranno responsabili della congestione del sistema della PA. Prevedo che risponderanno bene quelle amministrazioni che hanno già al loro interno processi lineari, che sono ben informatizzate e hanno un buon sistema per protocollare gli atti. Altre mostreranno tutte le proprie debolezze congenite, penso a certe regioni del Sud: per loro sarà un bel banco di prova”. (Tg.com)
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