Milano 25 Maggio – Eppure è stata una cavalcata trionfale di dichiarazioni, un crescendo di spacconate che l’umano buon senso avrebbe suggerito di non dire, ma, si sa, l’onnipotenza di sinistra non ha limiti nella presunzione. Iniziò lo stesso Sala quando prefigurò una vittoria al primo turno asfaltando tutti gli avversari. A cui fece seguito un Renzi più cauto, ma sicuro, anzi sicurissimo “Sala vincerà al ballottaggio, ma vincerà. Nessun dubbio.” E arriviamo alle dichiarazioni di ieri di un premier con il freno a mano “Sala vince a Milano? Non so, non sono il mago Otelma” Per chiarire che la faccia per Sala non è il caso di mettercela, troppe figuracce, troppe contraddizioni, troppa incoerenza. E se si accorge Renzi che Sala è un cavallo tutto bardato a festa ma in sostanza un ronzino che non sa neppure trottare, figuriamoci se sa correre. Renzi sposa i cavalli di razza, quelli che domani gli danno luce e gloria, ma non è il caso di Sala. E Renzi che, se ha una dote, è quella del fiuto di chi è soprattutto furbo, lascia al suo destino un candidato che, alla resa dei conti, non ha né carisma, né identità. Perché c’è da chiedersi: se non avesse la grancassa militarizzata del PD, oggi chi darebbe credito ad un Sala figlio del Centrodestra, ridicolo nella maglietta del Che, ripetitivo nel copione che altri hanno predisposto, senza un’idea che sia sua e soltanto sua? Eppure anche i duri e puri dell’ex PC lo voteranno, pur lamentandosi di un Pisapia nullafacente. Per dovere di partito, per povertà di personalità.
Ai milanesi il compito di saper scegliere e di liberarsi, una volta per tutte, della zavorra arancione o rossa che sia
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano