Circa un milione gli italiani colpiti da demenze, 600.000 quelli con malattia di Alzheimer; numeri destinati a raddoppiare nell’arco di appena 20 anni.
Milano 29 Maggio – Una vera e propria “epidemia” sanitaria e sociale, con oltre 600.000 mila pazienti, destinati rapidamente ad aumentare, e un impatto crescente sul sistema sociale ed economico dell’Italia, Paese più longevo d’Europa, con 13,4 milioni di ultrasessantenni, pari al 22% della popolazione.
È lo scenario della malattia di Alzheimer, una delle grandi patologie cronico-degenerative delle società contemporanee, che non compromette solo la memoria e altre facoltà cognitive dei pazienti, ma assorbe risorse, sottrae tempo, intacca salute e prospettive di lavoro dei caregiver.
Lo confermano anche i dati della terza ricerca realizzata di recente dal Censis con l’AIMA (Associazione Italiana Malattia di Alzheimer): i costi diretti dell’assistenza in Italia ammontano a oltre 11 miliardi di euro, di cui il 73% a carico delle famiglie. Il costo medio annuo per paziente è pari a 70.587 euro e comprende i costi a carico del Servizio sanitario nazionale, quelli sostenuti direttamente sulle famiglie i costi indiretti come gli oneri di assistenza, i mancati redditi da lavoro dei pazienti, etc. Le famiglie si fanno carico sempre più spesso delle attività di cura e sorveglianza, sacrificando salute e lavoro: solo il 56,6% dei pazienti è seguito da una struttura pubblica, mentre il 38% delle famiglie deve ricorrere a una badante, attingendo per lo più a risorse proprie. Di fronte a un impatto sempre meno sostenibile, sicuramente è l’intero modello assistenziale che andrebbe ripensato, potenziando la rete dei servizi e prevedendo interventi a sostegno del malato e dei caregiver. Accanto a questo approccio sinergico, un ruolo cruciale lo potrebbe avere la ricerca scientifica, poiché la scoperta di un farmaco, capace di ritardare di soli 5 anni lo stato di perdita dell’autosufficienza del paziente, avrebbe un impatto significativo sui costi sociali e sanitari.
È l’indicazione su cui concordano decisori istituzionali, specialisti e rappresentanti di pazienti e famiglie che si sono confrontati a Roma in occasione del Corso di Formazione Professionale “Malattia di Alzheimer, cronaca di un’epidemia sociale. Tra terapie e assistenza, oltre i luoghi comuni” promosso dal Master della Sapienza Università di Roma ‘La Scienza nella Pratica Giornalistica’, con il supporto di Lilly.
«Il livello di civiltà di un Paese si misura anche dall’attenzione nei confronti dei pazienti affetti da disturbi che riguardano il cervello, che necessitano di un livello di assistenza molto più complesso rispetto ai pazienti affetti da altre patologie – afferma Mario Melazzini, Presidente AIFA – intervenire precocemente, diagnosticare la malattia nelle fasi iniziali rallentando il processo neurodegenerativo è di fondamentale importanza. Si stima infatti che, se non ci saranno investimenti in prevenzione e trattamento, solo per la malattia di Alzheimer si passerà dai 36 milioni di casi attuali nel mondo ai 115 milioni del 2050, con un aumento vertiginoso dei relativi costi sanitari.
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