Milano 29 Maggio – A Milano circa cento condannati per guida in stato di ebbrezza hanno fino ad ora partecipato ai progetti di “giustizia riparativa“. Si tratta di un percorso alternativo alla pena, nato da una convenzione tra l’amministrazione e il Tribunale sui lavori di pubblica utilità, in relazione a condanne di lieve entità, ossia a reati puniti con sanzioni pecuniarie o con la detenzione non superiore a 4 anni.
Un esempio è la storia di un gelataio che sta formando nel proprio esercizio una ragazza, che verrà poi assunta a fine tirocinio; c’è anche un ortopedico che ha aiutato con la sua esperienza una squadra di rugbisti; un impiegato di una azienda multinazionale, invece, si è occupato della manutenzione dei defibrillatori pubblici: diversi professionisti in diversi settori lavorativi, ma tutti pizzicati a guidare con una quantità di alcool nel corpo superiore al limite consentito. Ora potranno non solo pagare il loro debito con la giustizia, ma apprendere nuove mansioni e arricchire il loro bagaglio esperienziale.
La decisione di infliggere una pena alternativa al condannato deve essere presa di comune accordo da Palazzo Marino, dal giudice e dalla persona soggetta a processo. Ciò non accade solo nel capoluogo lombardo: anche a Reggio Calabria, dal 2014, è presente il progetto “Giustizia Riparativa” ad opera del Centro Servizi al Volontariato (Csv) e dell’Ufficio Esecuzione Penale Esterna (Uepe). I detenuti con reati minori sono infatti impegnati nel sociale: non solo aiutano anziani, diversamente abili, poveri e sofferenti, ma sono attivi anche nella tutela ambientale. L’esempio di Reggio è stato poi seguito anche da altre province calabresi, come Cosenza e Catanzaro.
Nei giorni scorsi, “Crescere insieme“, il Consultorio familiare diocesano di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, ha attivato l’Ufficio di mediazione penale e giustizia riparativa di Latina, unica realtà esistente nella provincia pontina e anche nel Lazio. L’applicazione di una pena alternativa può avvenire in ottemperanza alle leggi italiane, che prevedono la possibilità di giustizia riparativa sia nell’esecuzione penale minorile che in quella per adulti: tali norme, anche se riprendono un obbligo imposto dall’Unione Europea, sono ancora applicate in modo marginale e pertanto bisognerà ancora aspettare per poter avere un nuovo modello di giustizia in Italia, diversamente da quanto già accade in Belgio, Ungheria e Finlandia. (Tg.com)
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