Morbillo, epidemia dai campi rom di Milano

Cronaca

Milano 1 Giugno – Quando si dice che i tanti ospiti nomadi o rifugiati più o meno stanziali devono adeguarsi alle regole italiane, si dive anche che non possono nuocere alla salute e alla comune convivenza. La notizia che segue è stata pubblicata da Milanotoday e non ha bisogno di commenti. Eccola: “Focolai di morbillo a Milano e poi in Emilia”, con un totale di 67 casi, tutti collegati epidemiologicamente e/o virologicamente. Lo segnala l’Istituto Superiore della Sanità, specificando che i focolai riguardano tre campi rom di Milano e il personale sanitario a Parma e Piacenza.

43 i casi segnalati nei tre campi milanesi, 17 a Parma e 7 a Piacenza. A Milano, 40 casi sono soggetti di etnia rom/sinti, tre casi hanno riguardato migranti residenti nei campi coinvolti nel focolaio. Il “range” di età è dai 5 mesi ai 29 anni, ma con una età mediana di quattro anni. La mediana divide esattamente in due la popolazione descritta: questo significa che metà dei 43 casi ha riguardato persone con meno di quattro anni d’età.

Adulti invece i coinvolti nelle due città emiliane, dove il morbillo è arrivato in seguito al ricovero, a Parma, di un paziente impiegato nei pressi di uno dei campi rom del focolaio milanese. Dal paziente il morbillo è stato trasmesso ad alcuni visitatori e operatori sanitari parmigiani e piacentini.

L’epidemia è scattata a novembre 2015 nei campi rom, probabilmente da un soggetto arrivato dall’estero: la variante del genotipo B3 del virus è infatti stata riscontrata anche in Spagna, Germania, Regno Unito e Romania.

Nei tre campi rom, soltanto uno dei 43 contagiati era vaccinato contro il morbillo, a fronte dell’89,5% dei bambini lombardi nel 2015 (per il “trivalente”). Inevitabile, per Antonietta Filia (reparto malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità), sottolineare che “è necessario migliorare le coperture in alcuni gruppi specifici come i rom/sinti e gli operatori sanitari”.

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