L’astensionismo? Una protesta inutile che non produce alcun risultato

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Milano 5 Giugno – Una lettera e una risposta. La lettera è di un lettore de La Stampa, la risposta di astensionismo di protesta per dire che il non voto non porta da nessuna parte, indebolisce chi vince e non incide sul futuro. Nel riproporle vogliamo evidenziarne le ragioni, per concludere che con il voto si può ancora determinare le scelte e la politica

Gentile Sorgi,

sono uno dei tanti elettori che domenica si asterranno per protestare contro una politica che offre solo candidati mediocri quando non corrotti, gente che si mette in lista perché non ha altro da fare, e soprattutto non ha alcun mestiere né competenza per affrontare i problemi delle città.

Ho scritto uno dei tanti perché mi auguro che domenica saremo anche di più dell’ultima volta, più della metà che ormai stabilmente non va a votare, la vera maggioranza del Paese che protesta silenziosamente contro una classe politica incapace che ha perso il filo della comunicazione con i cittadini. Se deciderà di pubblicare questa mia (ma tanto so che non lo farà) la prego di farlo senza il mio nome, non si sa mai.

Lettera firmata

Gentile lettore,

dico la verità, la tentazione di metterla, la sua firma, l’ho avuta, perché la sua l’opinione è legittima, ancorché non condivisibile, almeno per me, però bisogna sempre avere il coraggio delle proprie idee. Tra l’altro, la informo che non ha nulla da temere: l’elettore è libero di fare come crede, ci mancherebbe, e da tempo è stata anche abolita l’annotazione che fino a qualche tempo fa veniva fatta – «non ha votato» – sui documenti degli assenteisti perché è stata considerata come un’intrusione nella sfera più delicata dei diritti del cittadino.

Nei Paesi occidentali e nelle democrazie mature la scarsa partecipazione al voto, purtroppo, non è una novità, anche se in Italia è più recente, ma ci sono buone ragioni per cercare di contrastarla. Per quanto mediocre, in molti casi, l’offerta politica è molto varia ed è davvero difficile non fare una scelta, sia pure con la logica del «meno peggio». Inoltre il non voto alle elezioni non produce nessuno dei risultati che gli astensionisti si propongono: alla fine, gli eletti ci saranno lo stesso, e amministrazioni più deboli, perché non sostenute da un largo suffragio popolare, avranno ancora meno forza per affrontare i problemi, spesso assai gravi, che si troveranno di fronte.

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