La debacle dei Dem: hanno bruciato 500mila voti

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Milano 10 Giugno – Parla solo lui, Renzi. E straparla per dare e darsi sicurezza. Ma che sarà mai un voto amministrativo..ma che sarà mai la sorpresa di aver cannato i candidati, ma che sarà mai uno scandalo qui o uno scandalo là…che sarà mai per un personaggio che si è preso il governo con la forza delle chiacchiere e tiene in pugno il potere come un re assolutista…Renzi è Renzi, il faccione (ma quanto è ingrassato?) del furbacchione al mercato, le parole da dislessico con la realtà, il furore dello spaventato a morte, la sicumera del visionario. A riascoltare le ultime dichiarazioni, a rivedere i gesti esagitati, a constatare come molti cercano di prendere le distanze all’interno del suo partito, si direbbe che semplicemente la sua baldanza ha iniziato a stufare. Tacciono le damigelle vezzose che gli reggevano la coda del frak, tacciono i leccapiedi che conoscono la “virtù” dell’opportunismo, non rispondono. L’amali dei numeri che certificano la debacle del partito è  all’appello molti Dem delusi e stanchi è di Roberto Scafuri su Il Giornale “ Precipitoso il «si stava meglio quando si stava peggio», però non è che questo partito dei giovani rampanti, dei caterpillar, dei Marcucci e dei Carbone, dei Rondolini accucciati a corte, sia poi meglio e più funzionante di quello del Giaguaro. Anzi alla fine, gira e rigira, il campione del marketing elettorale Matteo Renzi ne ha perduti un altro mezzo milioncino, di elettori, e non è affatto detto che li ritrovi. La verità è un piatto crudo: nel 2008, il Pd del primo segretario, Walter Veltroni, prese alla Camera 12 milioni e 95mila voti, circa il 33 per cento. L’affluenza era già in calo, ma ancora sopra la soglia dell’ 80 per cento di 47 milioni di aventi diritto. Alle Politiche 2013 la situazione è radicalmente mutata, il centrosinistra è nella sua fase morente. I voti alla Camera sono 8 milioni 642mila, pari a poco più del 25 per cento. L’astensione cresce ancora, il 75 per cento. Quindi eccoci al «miracolo» renziano delle Europee e la moltiplicazione dei pani e dei pesci: solo due milioni di elettori pidini tornano per la conclamata «rottamazione», e fanno un totale di 11 milioni e 200mila (l’astensione però è al 57 per cento e un brillante saggio di un senatore pidino, Fornaro, ha dimostrato che il dato «reale», relativo ai votanti, dà al Pd un 22,7 per cento, in calo sul 2013). E qui viene il bello. In mancanza di meglio, cioè di elezioni, ci si accontenterà dei dati amministrativi in alcune grandi città: quelli del 2011 confrontati con domenica scorsa. Milano: 170.551 voti con Bersani nel 2011; 145 mila con Renzi. Bologna: 72.335 contro 145.792. Napoli: 68.018 contro 40.539. Trieste: 18.483 e 7870. Roma: 267.605 contro 196.901. Potremmo continuare, ma il dato è costante e l’emorragia inarrestabile. Il Pd non funzionava prima, e non funziona adesso. Era alla frutta con Bersani, e adesso all’ammazzacaffè con Renzi. Non è colpa del Partito della Nazione, ma di una nazione che ha cambiato partito. E se Verdini lamenta, «mica potevamo noi risolvere i problemi del Pd», non gli si può dare torto. Forse neppure ragione.”

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