Barbacetto: “Sala è moralmente inadeguato a fare il sindaco. Ed è un manager incapace”

Attualità Milano

Milano 12 Giugno – Un’opinione, ma un’opinione articolata e obiettiva. Marco Dozio (Il Populista) intervista Gianni Barbacetto, il giornalista de Il Fatto Quotidiano  per parlare di Sala, meglio, del manager Sala. E il ritratto è impietoso, confortato da fatti e circostanze. Riproponiamo l’interessante intervista: “Nell’immaginifico mondo renziano Beppe Sala è l’artefice di un evento meraviglioso, prodigioso, motore dell’Italia che riparte più gioiosa e fulgida che pria. Che poi l’Italia non sia ripartita è dettaglio trascurabile, così come la mancata trasparenza nella gestione dell’Expo, la pletora di arresti attorno al capo ignaro di tutto, le infiltrazioni mafiose, gli appalti senza gara regalati agli amici di Renzi, i conti complessivi in profondo rosso e ostinatamente acquattati onde evitare macchie elettorali sull’immacolata ed eroica operazione. Quisquilie, insomma. La narrazione prevede che ora Sala possa felicemente traslare le virtù di Expo a Palazzo Marino. Gianni Barbacetto, scrittore e giornalista del Fatto Quotidiano, è il più grande esperto dell’esposizione milanese e dunque del suo gran visir Beppe Sala. Il libro “Excelsior – Il Gran ballo dell’Expo” (Chiarelettere) scritto con il collega Marco Maroni descrive fatti e retroscena più che mai attualiora che Milano sta per scegliere se affidarsi proprio a mister Expo per i prossimi 5 anni. Il giudizio di Barbacetto è chiarissimo: “Sala è moralmente inadeguato a fare il sindaco di Milano. Parlo di inadeguatezza morale e incapacità manageriale. È la sua gestione di Expo a renderlo inadeguato per i sotterfugi e le furbate che ha utilizzato nell’amministrare denaro pubblico”.

Al di là delle questioni penali, cosa pensa del fatto che i più stretti collaboratori di Sala all’Expo siano stati arrestati? È il capo che non si accorge di cosa succede attorno a lui?

Mi attengo ai fatti, non ai complotti o alle illazioni. Constato che ci sono state alcune indagini su Expo, molti arresti, molti appalti irregolari, molte infiltrazioni mafiose. Constato anche che non ci sono state indagini che hanno toccato Sala. O meglio qualcosa c’è stato, ma lui ne è sempre uscito archiviato. Possiamo dire che Sala non ha responsabilità penali per quello che è successo. Ma ha fortissime responsabilità politiche.

In che senso?

Nel senso che ha gestito un affare di 2 miliardi di euro di soldi pubblici. Uno che gestisce questa mole di soldi dei cittadini ha la responsabilità di farlo con correttezza, con vigilanza, con trasparenza. Niente di tutto questo è successo. Sala non è stato trasparente, non ci ha detto nulla dei problemi che stavano emergendo, ha regalato appalti senza gara agli amici di Renzi, vedi Farinetti. E non si è accorto che tutti attorno a lui rubavano.

Come giudica il fatto che Sala non si sia accorto di nulla?

Nel modo peggiore possibile. Sala non è un ladro. Ma lui era lì e non si era reso conto di nulla. Quindi non è adatto a fare il sindaco. Come può fare il sindaco se non è stato in grado di rendersi conto delle irregolarità che accadevano sotto il suo naso? Come può gestire una città come Milano, una realtà con un budget di 5 miliardi? Il giudizio che ho dato è di inadeguatezza morale. Non parlo di aspetti penali, che spettano ai giudici se vorranno. Certo, non che abbiano indagato granchè. Per Expo hanno avuto un occhio di riguardo.

La presunta moratoria sulle indagini per Expo in un Paese normale sarebbe stata possibile?

Non abbiamo le prove che sia stata decisa una moratoria sulle indagini per Expo. La Procura l’ha negato. Ma è stata ammessa una “sensibilità istituzionale”. Cosa vuol dire sensibilità istituzionale? Riservare un occhio di riguardo a Expo perché è un grande affare che interessa l’Italia? Nel nostro Paese c’è l’obbligatorietà dell’azione penale e occorre indagare senza avere occhi di riguardo per niente e per nessuno. È strano. Se non è stata una moratoria, pare comunque che ci sia stato uno sguardo un po’ curioso e morbido nei confronti di Expo in quanto grande affare nazionale. E questo è contro la legge.

Questo occhio di riguardo prosegue tuttora?

Non lo so. Quando si perde il momento magico per fare le indagini è difficile recuperarlo anni dopo. Ormai credo che i buoi siano scappati e che quello che non si è riuscito a fare allora difficilmente si potrà fare oggi.

Sala sta cercando di coinvolgere Gherardo Colombo in una sorta di comitato per la trasparenza. È il tentativo di rifarsi una verginità e accreditarsi come uomo di legalità dopo gli scandali dell’Expo?

Certamente. Sala ha bisogno di rassicurare quella parte di Milano che non è andata a votare o che ha votato altri candidati, tanto più in questo ballottaggio dove si può vincere o perdere all’ultimo voto. Ma non credo alla storia che sarebbe stata la sinistra a non votarlo. Qui c’è un pezzo di Milano che non si fida di Sala per come ha gestito Expo. Non è una questione di destra o sinistra.

E allora quel è il punto?

È una questione di inadeguatezza morale e di incapacità manageriale. Se leggiamo le osservazioni di Cantone sulle procedure Expo e l’Audit sulla “piastra” crolla il mito del grande manager. La verità è che è un manager che fa pasticci, che compra alberi a 700 euro l’uno quando ne costavano 200. Ripeto: non è questione di destra o sinistra, ma di inadeguatezza morale e manageriale.

In cosa consistono le incapacità manageriali di Sala?

Nel fatto che c’è e c’è stata un’opacità complessiva, una tendenza ad “aggiustare” le cose. Per la fretta, per i tempi stretti, avendo ereditato un grandissimo ritardo, ha voluto “aggiustare” le cose un po’ all’italiana. Aggiustando appalti, evitando gare, dividendo i budget per riportarli a una soglia sotto la quale non è obbligatorio indire le gare.

È anche per questo che secondo lei Sala è inadeguato a fare il sindaco?

Uno che sì è comportato in questo modo non lo voglio sindaco. Non lo voto. Che non sia un ladro è il minimo, che non abbia in ballo questioni penali altrettanto. Il problema è un altro. È la sua gestione di Expo a renderlo inadeguato per i sotterfugi e le furbate che ha utilizzato nell’amministrare denaro pubblico. Se usa quel metodo per amministrare il denaro pubblico del Comune di Milano siamo nei guai.

Fosse in Gherardo Colombo accetterebbe la proposta?

No, non mi presterei a fare la foglia di fico, a coprire le vergogne altrui. A molti sostenitori di Sala, anche amici miei, chiedevo come potessero sostenere uno così. Mi hanno risposto di non preoccuparmi che sarebbero stati loro a controllarlo. Ma io non voglio votare uno che ha bisogno di controllori attorno, uno che ha bisogno che Gherardo Colombo gli faccia la guardia. Voterei una persona limpida, che si faccia la guardia da sé. Credo e spero che Gherardo Colombo alla fine non si presti a questo gioco.

A proposito di trasparenza. La vicenda della casa di Sala in Liguria progettata dallo stesso architetto che ha lavorato per Expo, pur senza essere penalmente rilevante, in altri Paesi non sarebbe passata sottotraccia.

Non solo in altri Paesi, ma nemmeno a Milano. Pisapia avrebbe mai chiamato un architetto che lavora per il Comune a ristrutturare casa sua? Non l’avrebbe mai fatto. Pisapia avrebbe tenuto un assessore che si fa ristrutturare casa da un architetto che lavora con il budget dell’assessorato? No, Pisapia l’avrebbe cacciato a calci in culo. Perché il Pd si tiene questo personaggio? Perché se lo tiene Pisapia? C’è stato un abbassamento della soglia di attenzione. Se un esponente del centrodestra o della Lega avesse fatto quello che ha fatto Sala, la sinistra sarebbe scesa in piazza a fare i girotondi.

E i dati discordanti su biglietti e ingressi?

È un imbroglio. Sala ha dichiarato quanti biglietti sono stati allocati, cioè venduti ai grossisti. Ma non significa che questi siano i biglietti acquistati dal consumatore finale. Le visite si attestano probabilmente sui 18 o 19 milioni, qualche milione in meno di quelle dichiarati ufficialmente. Inoltre nei primi mesi sono state gonfiate le cifre dei passaggi ai tornelli. Anche in questo c’è stata un’assoluta mancanza di trasparenza, non è stata detta la verità.

Quali sono i veri conti di Expo, cioè la differenza tra i ricavi e i soldi pubblici investiti?

In realtà numeri di Expo sono semplici da capire. Ci sono 2 miliardi di denaro pubblico messi nell’operazione. Dunque le uscite, i soldi dei cittadini, sono 2 miliardi di euro. Le entrate ammontano a poco più di 700 milioni. Queste sono le cifre, tutto il resto è fumo.

Perché Sala non parla chiaramente di questi numeri?

Si è incastrato con le sue mani, dicendo per esempio che il tutto sarebbe andato in pareggio. Poteva dire semplicemente la verità. Ovvero che Expo è un’operazione in perdita. Lo è strutturalmente, perché c’è stato un investimento di 2 miliardi di euro sperando di ricavare qualcosa dai biglietti, dalla pubblicità e dalle royalties. Se avesse detto così invece di promettere miracoli, nessuno gli avrebbe contestato nulla.

Questa vagonata di soldi pubblici spesi per Expo ha generato i benefici per l’Italia e per Milano descritti da Renzi?

Hanno descritto un indotto meraviglioso. Ma i posti di lavoro in Lombardia sono calati. E i punti di Pil non li vedo perché siamo allo zero virgola, altro che i due o tre punti promessi. E Bankitalia ha smentito le dichiarazioni di Sala sui 6 milioni di visitatori stranieri accorsi per l’Expo. Forse si sono paracadutati direttamente nell’area di Rho e non ce ne siamo accorti.

Sala passerà alla storia per essere un grande manager ed Expo un grandissimo evento?

Spero che prima o poi si farà giustizia di questa melassa e di questa enfasi ingiustificata. Expo ha messo in circolo un po’ di soldi, non lo nego. Ma basta chiedere a qualunque ristoratore o albergatore milanese: tutti diranno che portano più soldi e turisti a Milano la settimana della moda e la settimana del design che i sei mesi di Expo. Spero che prima o poi qualcuno faccia delle analisi distaccate infrangendo il mito, la narrazione di Expo come icona dell’Italia che riparte. Purtroppo l’Italia non è ripartita, siamo ancora qui che aspettiamo questa ripartenza.

Milano Post

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