Milano 12 Giugno – Nel confronto televisivo andato in onda tra un irrigidito Sala e un più spigliato Parisi, il candidato sostenuto dalla sinistra ha cercato, un po’ pateticamente, di smarcarsi dall’esperienza dell’amministrazione Pisapia, apprezzata soprattutto dai borghesi radical chic che da cinque anni ne discutono con la coppa di champagne in mano sulla tolda dei loro yacht a “Santa” in attesa che arrivi il Sindaco per i fine settimana, e dai militanti, ma decisamente meno dalla gente comune e dal “popolo delle periferie”.
Sala, infatti, ha promesso, in relazione all’esperienza che (per fortuna) si avvia alla conclusione e con riferimento a quel che farà qualora sia eletto, di portare “spirito diverso e innovazione”; tuttavia è evidente come il suo assunto sia solo e soltanto un triste vaniloquio.
Piaccia o meno, quale che sia la volontà di Sala, tra quella che (speriamo non) sarà la sua amministrazione e quella di Pisapia non potrà che esserci assoluta e totale continuità.
Per rendersene conto basta osservare chi è stato eletto nelle liste che hanno sostenuto l’ex Commissario Expo: tutti i più fanatici amministratori che, sotto la (poco) sapiente guida del sindaco uscente, hanno lavorato, anziché per cercare di dare risposte alle esigenze dei cittadini, per prendersi rivincite ideologiche e affermare principi astratti tipici di quel collettivismo di cui non riescono ad accettare il fallimento storico.
Lo stesso Sala, non si sa se soltanto per accaparrarsi il voto di tutta la galassia dei fanatici ciclo militarizzati, oppure per convinzione (o imposizione, che poi è lo stesso), ha più volte ribadito di voler confermare l’inadeguato Maran, emulo del temutissimo Visconte Cobram, quale assessore alla mobilità, il quale, in quel ruolo, ha dato prova del proprio fanatismo ideologico realizzando autentici monumenti all’incompetenza come la famosa ciclabile intorno al parco Sempione che è costata l’eliminazione della preferenziale ATM con conseguente spostamento della fermata in cima alla salita del Ponte Curie, l’eliminazione selvaggia in tutta la città di stalli di posteggio per le auto giustificata con una ridda di motivazioni grottesche e del tutto inconferenti, la “rimodulazione” delle tariffe ATM che si è estrinsecata, a fronte di un peggioramento evidente del servizio (ma quando mai si erano visti trenta minuti di attesa per la metropolitana di domenica in tarda mattinata, per di più in presenza di blocco del traffico?), in un indiscriminato aumento dei costi per tutti gli utenti, a partire dagli anziani che in campagna elettorale gli arancioni avevano promesso di voler agevolare.
Per non parlare del fatto che Maran è quello che vuole che i milanesi vendano l’auto di proprietà e tiene conferenze sul tema della “ridefinizione della nozione di proprietà privata”: e, in ogni caso, con 5193 voti personali, si porta una dote ben più cospicua rispetto a quella di qualsiasi esponente della lista civica personale di Sala “Noi Milano”, nella quale la massima affermazione è di Cristina Tajani, anch’essa, guarda caso, assessore uscente – allo sviluppo economico, la cosa si commenta da sola – dell’attuale amministrazione, con 1285 preferenze.
Non bastasse, tra i cinque consiglieri (a fronte dei ventidue del PD!) della lista di Sala che sarebbero eletti in caso di vittoria al ballottaggio, figura anche un’altra delle “punte di diamante” dell’amministrazione uscente, cioè l’ex assessore Franco d’Alfonso, colui che si vantò del fatto che, grazie alla tassa di soggiorno da lui fortemente voluta, sarebbero aumentati i visitatori in città (questa, tra l’altro, fa ridere senza bisogno di commenti).
E per passare ai ventidue del PD, difficilmente Sala potrà emanciparsi del tutto dal sempre più arrembante Majorino, esponente delle correnti non renziane e più radicali, il quale, già candidato alle primarie del PD proprio contro Sala, sicuramente farà valere le quasi settemila preferenze ottenute e i suoi contatti con tutta una certa parte del mondo dell’associazionismo.
Anche Majorino, distintosi per essersi bullato con notevole supponenza del fatto che la maggioranza di Pisapia non abbia avuto scandali (a parte il fatto che, se anche la magistratura ha escluso il dolo in certe operazioni spericolate, ci sarebbe molto da dire sull’opportunità politica di molte scelte dell’ex assessore Tabacci) e per il fatto di aver affidato quasi tutti gli appalti con procedura negoziata (quindi senza gara), suscitando perfino perplessità da parte dell’autorità anticorruzione, è stato uno degli assessori più in vista e a maggior tasso di ideologia della maggioranza uscente, tanto è vero che la sua più grande realizzazione risulta essere quella strana istituzione, dal nome altisonante e dalle funzioni non ben identificate, che è “La Casa dei Diritti”, probabilmente una sorta di minculpop di tutta la retorica sessantottarda arancione.
Ancora: Sala potrebbe dover tener conto anche delle oltre tremila preferenze portate a casa da Marco Granelli, l’assessore alla sicurezza uscente che, pur sproloquiando ad ogni piè sospinto di “legalità”, mantra ossessivo della sinistra allorquando possa esser usata come randello contro l’avversario (come il razzismo, l’omofobia, la cementificazione, la difesa della Costituzione, ecc.), ha ignorato del tutto l’abusivismo, con buona pace dei commercianti massacrati di costi comunali e burocrazia, indirizzando espressamente i vigili affinché si occupassero di vessare il più possibile gli odiati automobilisti. Anch’egli, che individua espressamente tra i propri maestri non solo quel Don Colmegna che, nel 2011, era sul palco con Pisapia in occasione della chiusura della campagna elettorale, ma anche Enrico Berlinguer (!), per quanto provenga dal mondo dell’associazionismo cattolico, ideologicamente è più vicino alla sinistra “arancione” che non a quella moderata. E lo ha dimostrato.
Oltre a questi, Sala si troverà nella maggioranza Del Corno, altro assessore uscente dell’attuale amministrazione, Limonta, inquietante personaggio proveniente dal mondo dei centri sociali e braccio destro di Pisapia, nonché Sumaya Abdel Qader, esponente dei Fratelli Musulmani e di quelle comunità islamiche che intrattengono rapporti non del tutto trasparenti con la galassia dell’estremismo islamista e con le quali, con superficiale e improvvida imprudenza, flirta da tempo la sinistra, specie quella più radicale.
E’ perciò evidente che, in un contesto del genere, quand’anche lo volesse, il manager ex braccio destro della Moratti non potrebbe marcare una rilevante discontinuità con l’amministrazione che l’ha preceduto, perché la stessa, dopo essersi fatta un approssimativo lifting, si ripropone tale e quale alla città indossando Sala come foglia di fico.
Quindi, per quanto Sala sia espressione del socialdemocratico Renzi, circostanza tra l’altro che di per sé costituisce un pessimo viatico per un candidato sindaco, visti i continui tagli ai trasferimenti agli enti locali operati dal Governo, la maggioranza che si troverà a guidare non solo sarà per forza espressione della sinistra massimalista più ideologica e retriva, ma risponderà direttamente a tutto quel mondo radical chic che può permettersi di inseguire ubbie e fantasie a scapito della soluzione dei problemi concreti, nonché a quell’associazionismo che persegue scopi ideologici e necessita di esser continuamente mantenuto.
In altre parole, Sala non potrà far altro che continuare a distribuire povertà accompagnata da eleganti e accattivanti filosofie politicamente corrette: la pedissequa prosecuzione della tragica opera iniziata da Pisapia.”
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Alessandro Barra
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