Milano 16 Giugno – La misura della qualità di un’amministrazione locale è data non soltanto dalle opere di grande respiro come una linea della metropolitana, un’esposizione internazionale, un nuovo piano di governo del territorio, tutte cose realizzate davvero dall’amministrazione Moratti e solo inaugurate da quella Pisapia, ma anche dalla quantità e dall’efficienza di tutti quei “piccoli” servizi al cittadino che, se ben gestiti, contribuiscono a migliorarne in modo concreto la qualità della vita.
Ebbene, la giunta Pisapia non soltanto non ha programmato, neppure per sbaglio, una qualsiasi grande opera, ma è stata carente anche nell’introduzione di tutti i servizi di uso quotidiano ed è riuscita, addirittura, nell’eroica impresa di peggiorare drasticamente quelli esistenti.
Per non venir meno alla propria vocazione ideologica, li ha trascurati a favore delle solite utopie eque, solidali, ecologiche, sostenibili e, naturalmente, ciclabili: sicuramente, tutte fantasie di gran moda e immancabili nell’agenda di qualsiasi buon progressista, ma decisamente inconcludenti.
In pratica, chiacchiere da aperitivo, cioè l’unica attività di cui sembra capace questa scalcinata amministrazione.
Paradigma cui fare riferimento in tal senso è la gestione del numero unico 020202, operativo 24 ore su 24, che consente ai milanesi di accedere a tutti i servizi offerti dal Comune a partire da quelli anagrafici, con l’evidente risparmio di tempo che, diversamente, dovrebbe esser trascorso in coda presso i relativi uffici.
Trattandosi di un servizio utile e pratico non è ovviamente farina del sacco dell’attuale amministrazione, ma di quella di Letizia Moratti.
Fino all’avvento di Pisapia, era un servizio ben funzionante. In particolare, l’allora assessore alla semplificazione e ai servizi civici Pillitteri, che ne era ideatore e realizzatore, aveva imposto che l’attesa per il cittadino non superasse i tre minuti: senza chiacchiere, senza fronzoli, senza cappelli ideologici, solo la soluzione ad un problema concreto dei milanesi.
Naturalmente, il politburo insediatosi a Palazzo Marino nel 2011, troppo impegnato a stordire i propri amministrati a colpi di sproloqui ideologici e iniziative puramente teoriche, è riuscito a rendere inefficiente il servizio 020202 e, contemporaneamente, a trasformarlo nell’ennesimo strumento di persuasione e (ri)educazione allo splendore del collettivismo, seppur in salsa ciclopedonale: non solo le attese, ora, superano spesso i tre minuti, fino ad arrivare anche a tempi francamente inaccettabili (ammesso di riuscire a prendere la linea), ma, addirittura, la scontata e banale esecuzione dell’Inno alla Gioia per intrattenere i cittadini durante la lunga attesa viene interrotta più volte per trasmettere inquietanti e ridicoli messaggi che dovrebbero fornire “informazioni” sull’operato del Comune.
Così, mentre le note di Beethoveen, stranamente non ancora sostituite da un più adeguato repertorio che vada da Bandiera Rossa fino all’Internazionale, scorrono leggiadre, al cittadino in attesa di poter prenotare la consegna dell’agognato certificato anagrafico vengono propinate perle, purtroppo tutt’altro che rare nella Milano arancione, di autentico culto, come, ad esempio, l’effluvio incontrollato di sesquipedali farneticazioni a proposito dell’originale servizio “pedibus scuolàbus” (percorsi gestiti da volontari per accompagnare a scuola a piedi i bambini), il quale dimostrebbe l’impegno del Comune nel “realizzare una città con meno auto” (autentica, feroce e fanatica ossessione di Pisapia, Maran, Majorino), nella “cura dell’ambiente” e, soprattutto, nel “favorire l’autonomia dei piccoli cittadini”.
Quest’ultima altisonante affermazione, se non fosse che si inserisce in un contesto di grottesca e inaccettabile inefficienza, dovrebbe suscitare la più sguaiata ilarità, perché ci volevano davvero Pisapia e la sua sgangherata compagine per riuscire a ridefinire, in modo così pomposo ed ingessato, un banale servizio di accompagnamento a scuola, gabellato addirittura per esperimento sociale ed educativo finalizzato niente meno che a indurre l’indipendenza dei bambini, traguardo, per altro, notoriamente di competenza del Comune, roba che neppure negli anni d’oro dell’Unione Sovietica, quando pure si teorizzava l’allontanamento dei minori dalle famiglie perché fosse impartita loro una rigida educazione di stato.
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Così, in attesa che, in coerenza coi tentativi di collettivizzazione pervicacemente portati avanti negli ultimi cinque anni, seppur sotto le mentite e melliflue spoglie della “condivisione”, si inizi a (stra)parlare di “pedonalizzazione condivisa dei piccoli cittadini” o di qualche altra boiata del genere, nell’elaborare le quali gli attuali amministratori denotano una fantasia diabolica, i milanesi si trovano un servizio concreto in meno, ma un percorso rieducativo in più, per giunta domiciliare, senza quindi che, allo scopo, siano costretti a uscire per recarsi alla quotidiana seduta presso la “casa dei diritti” di Majorino: davvero un grande risultato da parte dell’amministrazione delle chiacchiere inutili, che rimarca ancora una volta la differenza tra i fanatici che sono ora al potere e puntano a perpetuarsi nascosti dietro Sala, e coloro che sono candidati a mandarli a casa definitivamente.
Alessandro Barra
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