Milano 17 Giugno – Una mattina ti svegli, guardi l’iPhone per controllare le mail e ne trovi una con questo oggetto: “Incubo“. Mittente: Pierfrancesco Majorino, assessore uscente al Welfare nella giunta di Giuliano Pisapia, nonché candidato alle primarie del centrosinistra, nonché futuro braccio sinistro di Giuseppe Sala qualora diventasse sindaco.
Sono solo le 7.17 quindi pensi di aver letto male. O che sia uno scherzo e non riesci a capire dove stia l’inghippo. O che è un fake. O che hai bisogno di berti un caffè per connettere e vederci meglio. Così, svolgi diligentemente tutte queste operazioni e torni a guardare la mail. Niente, l’”Incubo” è ancora lì. Apri e leggi: «Cari amici, e se, al loro arrivo in Stazione Centrale, le famiglie migranti venissero accolte da Matteo Salvini e Riccardo De Corato? E se non ci fossero più l’umanità dei volontari e degli operatori del terzo settore, ma gente che predica l’odio e la chiusura delle frontiere? Perché il centrodestra è così e sicuramente non cambia tra Regione e Comune. Ignazio La Russa è sempre Ignazio La Russa, in fondo. Una cosa è chiara: al voto di domenica 19 non dobbiamo prenderci rischi». Segue breve appello al voto per Beppe Sala.
Ora, Pierfrancesco Majorino è uno che non le manda a dire. E’ un politico capace: tenace e scaltro. E lo è a prescindere dalla condivisione o meno delle sue idee e dei suoi progetti: il pastrocchio sulla moschea a Milano è un esempio di gestione frettolosa e grossolana di una vicenda delicata. Ma dal punto di vista meramente politico e non amministrativo, a parte i toni eccessivamente provocatori e polemici utilizzati durante la sfida delle primarie, ha, tutto sommato, confezionato una buona campagna elettorale. Prima ammorbidendo la dialettica, poi ammettendo qualche scivolone sulla comunicazione, poi giocandosi la sua partita a fianco di Sala nonostante una cultura politica agli antipodi rispetto a Mr Expo. E’ riuscito persino a far dire a Beppe “cose di sinistra”: sbagliando, a mio avviso, ma portando abilmente acqua al mulino del suo elettorato. Ha fatto il suo compito, politicamente parlando, e lo ha fatto con astuzia e lucidità. Tanto che, pare, Matteo Renzilo voglia nella segreteria nazionale del Partito Democratico, quale esponente di una “minoranza” dialogante e attenta al “bene comune” dei dem. Ovvero non disperdere i voti della sinistra – sinistra, portare a casa i ballottaggi, vincere il referendum di ottobre etc…
Proprio ora però, quando al secondo turno manca una manciata di giorni, quando forse sarebbe ora abbandonare le sterili polemiche da tifoseria, ecco che Majorino scivola sulla buccia di banana. Poche righe dalle quali traspare che l’unica argomentazione per votare Sala è quella di cacciare il babau Salvini da Milano. Ma davvero non c’è nulla di meglio da dire? Ma davvero bisogna svegliare gli elettori alle sette del mattino dando forma a incubi che sono nella testa soltanto di chi ha ancora a mente il vecchio stereotipo del mostro di destra? Non è la prima volta che, in questo rush finale, l’assessore “la tocca piano”. E’ di qualche giorno fa un allusivo quanto sgradevole post sulla sua pagina Facebook: «Perché Parisi insiste che non servono azioni del Comune contro le mafie? A chi vuole mandare messaggio?». Ecco, se si vuole vincere, tendenzialmente queste uscite non si fanno. Perché ogni boutade, chiamiamola così, di questo genere è un assist a Stefano Parisi. Il quale, e qui sta il suo grande atout, ha portato a casa una bella campagna, a base di fair play
Federica Venni (L’Intraprendente)
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