Milano 21 Giugno – Stefano Parisi non finisce a Milano. Non finisce a Milano quel desiderio di casa che prende al petto migliaia di elettori rimasti senza casa, anche per colpa di una Forza Italia malmessa. Quelli che hanno creduto alla rivoluzione liberale, che l’hanno voluta fortemente e che hanno stretto tra le dita sabbia. Quelli che condividono la disamina del direttore Sallusti, che lo ha scritto a urne appena chiuse che serve ancora il Cav., nonostante gli acciacchi, nonostante gli errori, nonostante il cerchio magico e Francesca Pascale. Perché Forza Italia, rivista e corretta, riassettata, rimane l’unica risposta per quei moderati proiettati al domani, quelli che le ideologie lucidamente le hanno lasciate nel cassetto, quelli che votano e vogliono votare per chi risponde alle loro esigenze: meno tasse, più lavoro, meno Stato, più futuro. Stefano Parisi non finisce a Milano perché ha rischiato di prendere a calci Beppe Sala, con tutto il renzismo deludente del caso, che alle Europee per non sbagliare e per fermare Grillo Renzi lo hanno pure votato. Ci è arrivato vicino, a quel candidato che avrebbe dovuto fare la campagna elettorale in carrozza, che aveva già vinto, stravinto. L’ha sfiorato perché quel mondo d’elettori esiste ancora e continua a non essere rappresentato appieno. E Parisi non finisce a Milano giacché Milano come sempre è avanguardia del Paese, macina prima quello che l’Italia capirà dopo. Ha dato i natali alberlusconismo che, piaccia o meno, ha imperversato per anni e ci ha salvato da governi sinistrorsi potenzialmente atroci.
Viene descritto come “l’italiano medio”, quel popolo votante, ma è il tessuto produttivo, quello che si rispecchia in un manager capace, soprattutto di vendere se stesso e l’idea di città e Paese che piace loro. Quel tessuto produttivo, quello vittima del residuo fiscale e delle tasse al 70 per cento, che un Parisi lo spingerebbe oltre i confini meneghini. Se sia o meno un leader nazionale è presto per dirlo, che sia stato una speranza e che abbia riacceso una luce è una certezza. Parisi non finisce a Milano perché non finisce qui l’esigenza di una politica diversa e liberale.
Federica Dateo (L’Intraprendente)
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