Milano 22 Giugno – Pennellate spigliate, sicure, in movimento per raccontare una Milano scomparsa, per ricreare suggestioni e fascino, per ridarci la verità di un’anima che lavora, che vive, che vuole affermarsi. La Gam di via Manzoni espone la Milano di Mosè Bianchi (1840 – 1904) fino al 26 giugno. Ed è respirare la poesia di atmosfere lontane, nella pienezza di una giornata di sole o nella trasparenza uggiosa di una giornata di pioggia. Con le strade e le piazze che vivono di movimento, di lavoro, di quotidiano. E sembra di stare lì, ad aspettare un tram a cavallo al Carrobbio, a camminare dopo la messa domenicale, a passeggiare..
E’ la Milano dell’uomo qualunque, degli umili, degli ambulanti, degli artigiani, di chi conosce la fatica. E’ la Milano di chi ha fatto grande Milano.
E’ la cronaca, dipinta con verismo, con incisività, con tocchi veloci, per restituire un’impressione, una suggestione.
E’la Milano del lavoro, dell’operosità, del saper fare, tesa ad affermare valori di autonomia e speranza. Espressiva e immediata, con il fascino di un romanticismo velato, arricchita da un linguaggio cromatico essenziale, geniale nella composizione che sembra sconfinare al di là della cornice.
Ma questa Milano siamo noi, anche oggi. Perché il cuore pulsante della città continua ad essere la volontà del fare, il lavoro degli umili, degli operai, degli artigiani, di chi conosce la fatica. Un mondo sconosciuto o solo raccontato al nuovo Sindaco Sala.
Con un po’ di malinconia ripercorriamo la verità della Milano che abbiamo nel cuore nelle opere più significative del grande Mosè Bianchi: Uscita di chiesa, La darsena di Porta Ticinese (in apertura), Milano di notte.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano