A Palazzo Reale la grande mostra dedicata a Escher da oggi fino al 22 gennaio

Cultura e spettacolo

Milano 24 Giugno – Incisore, intellettuale e matematico, Maurits Cornelis Escher (1898-1972), il poliedrico genio olandese che con la sua arte visionaria ha incantato anche grafici e scienziati, approda a Milano con una grande retrospettiva di oltre 200 opere. A Palazzo Reale sono esposti, fino al 22 gennaio 2017,  i suoi capolavori come ‘Mano con sfera riflettente’, ‘Relatività (o Casa di scale)’, ‘Metamorfosi’ e ‘Belvedere’, oltre a esperimenti scientifici, giochi e approfondimenti didattici che consentono di comprendere le invenzioni spiazzanti, le prospettive impossibili, gli universi apparentemente inconciliabili che si armonizzano in una dimensione artistica originale. Artista complesso, attinge ai vari linguaggi fondendoli in un intrigante percorso che costituisce un unicum nel panorama della storia dell’arte. A lui si deve l’ampliamento dell’immaginario di coloro che hanno potuto entrare in contatto con i suoi lavori, in cui tutto è connesso: scienza, natura, rigore analitico e capacità contemplativa. L’arte di Escher non accusa i segni del tempo, sebbene siano trascorsi quarantaquattro anni dalla scomparsa dell’artista, e le sue opere sembrano il manifesto “pop” di quest’epoca dominata dalla tecnologia digitale. Le oltre 200 opere sono suddivise in sei sezioni.

La formazione: l’Italia e l’ispirazione Art Noveau pone in risalto il rapporto di Escher con l’Art Noveau. L’anello di congiunzione fra il futuro incisore, allora studente e questa corrente internazionale, fu il suo maestro Samuel Jessurum de Mesquita. Uno degli elementi distintivi dello stile iniziale di Escher è la componente liberty che susciterà in lui il grande interesse per la tassellazione o divisione regolare del piano. Non si può prescindere dall’approfondire il tema del rapporto stretto con l’Italia, dove Escher visse tra il 1921 e il 1935: nella sezione sono riportati confronti con alcuni artisti contemporanei dall’avanguardia futurista, al richiamo al simbolismo e al divisionismo. Un’attenzione particolare è dedicata a Giuseppe Haas Triverio (1889 – 1963) l’incisore svizzero con cui Escher condivise molti viaggi nella Penisola che diedero vita a molte opere.

Dall’Alhambra alla tassellatura – Momento scatenante nel percorso della creatività artistica di Escher fu la seconda visita a L’Alhambra e Cordova nel 1936 che, dopo l’interesse per la tassellatura manifestato per via della formazione Art Noveau, lo indusse a studiare le soluzioni decorative moresche di quell’edificio. Pezzo forte della sezione è Flächenschmuck di Koloman Moser (1868-1918) pubblicata nel 1902: un prontuario delle arti applicate, punto di riferimento per il movimento Art Noveau europeo.

Superfici riflettenti e struttura dello spazio – Affascinato dalle superfici riflettenti, il primo autoritratto di Escher su specchi curvi è del 1921. La sfera che riflette i raggi provenienti da tutte le direzioni dello spazio rappresenta lo spazio intorno e gli occhi dell’osservatore che sono sempre al centro: l’io al centro del mondo è la sensazione che si sperimenta nell’interfacciasi con lo spazio e la luce riflessi. Ma non solo sfere: figure piane si alternano a figure solide nella rappresentazione tassellare dello spazio nelle più svariate possibilità compositive senza lasciare vuoti, come nell’opera “Profondità” del 1955 che sembra riprendere la disposizione degli atomi del ferro (Fe). L’altra passione di Escher furono metalli e cristalli di cui scoprì le leggi di organizzazione molecolare nello spazio.

Metamorfosi – dal nome dell’opera omonima, uno dei capolavori assoluti di Escher, che mostra un turbinio di trasformazioni basate su diversi tipi di tassellature e assonanze logiche e formali che si concludono con la veduta di Atrani, il paesino della scogliera amalfitana dove aveva trascorso il viaggio di nozze. Escher aveva ritratto Atrani nel 1931: mettendo le due incisioni in relazione tra di loro si può fare capire al pubblico che i paesaggi presenti nelle opere “concettuali” di Escher, successive al 1936, anno in cui lasciò l’Italia sono, con poche eccezioni, paesaggi italiani; come se, privato del paesaggio che lo affascinava, abbia trovato ispirazione in strutture mentali interiori, ancorate ai ricordi del periodo italiano.

le-opere-di-maurits-cornelis-escherParadossi geometrici: dal foglio allo spazio – la sezione richiama l’attenzione sugli ambiti scientifici dell’artedell’artista: la matematica e la geometria. La linea di confine tra Escher e i matematici è sottile e determinante. L’artista olandese era l’unico in grado di dare un’immagine alle sue fantasie attirando a sé l’attenzione degli scienziati e iniziando col loro mondo uno scambio che non si fermò neppure dopo la sua scomparsa. “Galleria di stampe” (1956) è una raffinata versione dell’artificio “dell’immagine nell’immagine” detto anche “Effetto Droste” (nome che deriva dalla scatola del famoso cacao olandese) che ha attirato gli scienziati in un dibattito protrattosi per quarantasette anni, senza che si riuscisse a risolvere un problema che pareva insolubile per la sua complessità enigmatica e per il mistero sul quale la stessa opera di Escher cercava di far chiarezza. L’”Effetto Droste” rende l’opera incompleta a causa della difficoltà di farla congiungere al centro. Escher lasciò uno spazio vuoto riempiendolo con la propria firma. Il mistero del ‘buco’ lasciato da Escher e di come e se fosse possibile riempirlo, fu risolto da Henrick Lenstra, matematico dell’università di Leida solo nel 2003.

Economia escheriana ed Eschermania L’ultima sezione si sofferma sull’attività “quotidiana” di Escher indirizzata più a soddisfare le esigenze del committente che gli interessi della sua ricerca artistica ma, non per questo, si tratta di opere di minore interesse. Come tutti i grandi artisti, Escher, per realizzare gli ex libris oppure i biglietti da visita per i più svariati committenti, affrontava il tema con un approccio originale e riconoscibile. Un esempio tipico è l’opera Larix che fu usata per illustrare una poesia di Hennriette Roland Holet (poetessa olandese che aderì nel 1917 alla rivoluzione di ottobre).

escher2-900x500La sua arte uscita dal torchio del suo studio si è trasformata in scatole da regalo francobolli e biglietti d’auguri; è entrata nel mondo dei fumetti, è sulle copertine degli LP di noti gruppi come i Pink Floyd; le sue strutture impossibili sono usate per alludere a situazioni paradossali e per stupire con architetture, nella realtà, irrealizzabili. Incisioni come “Relatività (o Case di Scale)” si ritrovano nel turbinio di rampe che vedono di volta in volta prima Mickey Mouse e poi i Simpson perdersi nel mondo di Escher. Situazioni escheriane sono impiegate in clip pubblicitarie come quella dell’Audi del 2007 basata su stampe famose come Cascata. “Mano con Sfera Riflettente”, “Altro mondo” e “Belvedere” sono utilizzati da Illy Caffè in una pubblicità del 2006. Nel film fantastico “Labyrinth” del 1986 con David Bowie, prodotto da George Lucas, una scena è costruita sull’immagine di “Case di scale”. Anche le celebri rampe fatate del Castello di Hogwarts nella saga di Harry Potter sono la trasposizione dinamica di quest’opera, ripresa in una delle scene più strabilianti di Una notte al museo III e nella pubblicità di Sky. Grazie alla collaborazione con Studio Azzurro – da sempre un punto di riferimento della creazione artistica legata alle nuove tecnologie – lungo il percorso di mostra, in una stanza quadrata scorrono, a diverse altezze, quattro rampe di scale. Scale sognanti è una poetica istallazione – che suggerisce l’opera di Escher “Relatività (o Casa di scale, 1953)” – dove un universo profondo affonda sotto i piedi del visitatore. Tra le scale compaiono piccoli animali, sfuggiti alle metamorfosi escheriane. L’esperienza interattiva catapulta il visitatore in uno spazio popolato d’immagini, ma d’un tratto le scale si fermano e gli animali scompaiono. Cade dall’alto un oggetto, tocca una scala e rimbalza, cade più in basso e tocca un’altra rampa, rimbalza di nuovo finché scompare lontano nel vuoto. Una voce, intanto, racconta una brevissima storia. Quando l’oggetto ricompare fluttuando di fronte allo spettatore, ruota come il satellite di un pianeta, si deforma attraverso una lente e poi nulla: solo allora le scale riprendono il moto.

Orari: lunedì 14,30 – 19,30; martedì – mercoledì – venerdì – domenica 9,30 – 19,30; giovedì – sabato 9,30 – 22,30

Intero 12 €; ridotto 10 €; ridotto speciale 6 € Informazioni e prenotazioni allo 02 89 29 711;

Informazioni didattica:didattica@arthemisia.it T. 06 91511055

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