Milano 28 Giugno – Bestie nere, furie rosse, chiamatele come volete, tanto l’unico colore che conta, qui a Parigi, oggi è l’azzurro. Meravigliosa, coraggiosa Italia: 2-0 alla Spagna, l’avventura a Euro 2016 continua. I detentori del titolo lasciano l’Europeo agli ottavi e forse chiudono un ciclo. Problemi loro: noi andiamo a Bordeaux, con una prestazione maiuscola, un copione “tipo Belgio” e Chiellini-Pellè nel tabellino dei marcatori. Non battevamo gli spagnoli in una competizione ufficiale dal ’94, l’ultima volta, a Kiev, ne avevamo prese quattro. Ma stavolta è un’altra storia.
POCO INIESTA — Pronti-via e viene giù il diluvio. Il primo quarto d’ora si gioca sotto secchiate di pioggia e l’Italia sembra una Ferrari azzurra. Un pezzo unico, da collezione, che ha montato le gomme giuste e che avanza senza sbandate fin dalle parti di De Gea, spaventandolo tre volte: tiro debole di Eder, stacco di Pellè con risposta del portiere in tuffo e rovesciata di Giaccherini sul palo, ma a gioco fermo. Poi esce il sole. E i contorni dell’impresa epica sembrano sfumare, perché la Roja ritrova un minimo di ordine nel suo 4-3-3. Non punge, però: l’unico intervento di Buffon fino all’intervallo sarà sul rasoterra al 28′ di un affaticato Iniesta.
APRE GIORGIONE — In tornei come l’Europeo, la gestione della fatica è un fattore chiave. E il turnover azzurro contro l’Irlanda paga
dividendi, perché i ragazzi di Conte corrono, corrono, corrono. Anche De Sciglio, preferito a Darmian nel 3-5-2, è attivo a sinistra: chiude su un tentativo di Fabregas e propone cross interessanti, sul migliore dei quali Parolo trova l’incornata. Niente da fare, per il giocatore più paragonato a Tardelli l’appuntamento col gol in Nazionale è ancora rimandato. A cavallo della mezz’ora, però, gli azzurri beneficiano di tre minuti di follia di Sergio Ramos, che prima rischia l’autogol e poi abbatte Pellè al limite dell’area. Dov’è Pirlo, quando servirebbe? Negli Stati Uniti… ma non c’è nemmeno il tempo di evocarne la grandezza, perché la punizione di Eder porta al gol.
De Gea non trattiene il fendente dell’oriundo, Giaccherini si avventa sul pallone
e Chiellini, al 33′, mette dentro sul rimpallo. Esplode il settore del tifo azzurro, l’Italia è in vantaggio e se lo stramerita. Anzi, se De Gea non volasse per negare il raddoppio a Giaccherini, andrebbe al riposo avanti di due gol.
EDER SPRECA — Del Bosque ha visto abbastanza. Paga per tutti Nolito, che lascia la ripresa ad Aduriz. Dopo 45 minuti gli spagnoli hanno appena il 53% di possesso palla, e sono lenti, prevedibili, con gli esterni Juanfran e Jordi Alba che restano bassi e il solo Silva, tra le linee, a darci fastidio. Si riparte e, a sorpresa, dopo 8 minuti Conte richiama in panchina De Rossi, che non gradisce. Dentro Thiago Motta. Neanche il tempo di capire il motivo di tanta fretta e quasi arriva il bis italiano: Pellè inventa la sponda che libera la corsa di Eder, intravediamo già Bordeaux all’orizzonte, invece De Gea risponde da campione e la Gironda svanisce subito. Ancora per un po’.
CHIUDE PELLÈ — Il cronometro corre, si entra nell’ultimo terzo di gara e la Spagna, finalmente, si scuote. Senza De Rossi, l’Italia agevola il risveglio delle furie rosse, anche in un lunedì in cui hanno ben poco di furioso. Aduriz, Sergio Ramos e Lucas Vazquez (in campo al posto di Morata, che ha steccato la prova di maturità) falliscono tre chance, sebbene l’ultima sia stoppata dal fuorigioco. Poi s’iscrivono al tiro a segno anche Iniesta e Piqué, ma in porta c’è Buffon, mica l’ultimo della pista. Dentro Pedro, Insigne e Darmian per lo sprint finale. Lorenzo accende subito la luce, ma trova i guanti di De Gea. Dall’altra parte siamo a Piqué centravanti.
E la mossa per un pelo non si rivela vincente, perché al 90′ Buffon è ancora strepitoso nel dirgli di no. Aggrappati ai guanti del capitano, resistiamo alla marea rossa montante. E quando il pallone corre sul lato opposto, Insigne allarga il gioco per Darmian, l’esterno del Man Utd mette in mezzo e Pellè confeziona il raddoppio tutto “made in Premier”. Game, set and match. Conte corre e non si ferma più. Come la sua Italia. Prossimo ostacolo la Germania, il 2 luglio. Occhio a darci per spacciati.
Stefano Cantalupi – La Gazzetta
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