Gli effetti di Brexit su giovani, tecnologia e startup

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Milano 28 Giugno – Partendo dall’analisi del voto che ha visto vincere il Leave con uno scarto minimo al referendum inglese su Brexit, salta subito agli occhi un quadro spaccato a metà, sia da un punto di vista generazionale che geografico. Mentre la “generazione europea”, composta da ragazze e ragazzi che sono nati quando l’Unione Europea era già una realtà, ha votato a favore del Remain, quella parte della popolazione over 65 ha invece optato per l’uscita.

Questo aspetto non può essere sottovalutato, in quanto, fermo restando l’uguaglianza massima tra gli individui e le loro opinioni, questo sta a significare che una parte che molto probabilmente vivrà poco le conseguenze della Brexit, ha scelto per chi invece le vivrà per tutta la vita. Dal punto di vista geografico, invece, hanno scelto di lasciare l’Europa quelle città che poco avevano a che fare con lo spauracchio della immigrazione, mentre la multiculturale Londra sceglieva di rimanere. Allargando lo sguardo, Scozia ed Irlanda del Nord hanno anche loro deciso di rimanere.

Ma quali sono le possibili conseguenze su giovani,tecnologia e start-up? Sul fronte dei giovani, molti cittadini europei e tra questi molti italiani che hanno scelto il Regno Unito come luogo ideale per realizzare quello che in Italia purtroppo sembra irrealizzabile (si pensi per esempio alla ricerca scientifica ed universitaria), si troveranno ad essere cittadini extra-comunitari al pari di cinesi ed americani.

Per non parlare di uno dei pochi successi raggiunti dall’UE, il progetto Erasmus. Per gli studenti europei e per le loro famiglie diventerà più difficile, e soprattutto costoso, studiare in Gran Bretagna. A pagare forse le conseguenze più importanti di questa scelta saranno quei ragazzi (tra i quali molti italiani) che fino a questo momento sceglievano destinazioni come Londra perché alla ricerca di un lavoro, a basso contenuto innovativo, come camerieri e barman. Chi li tutelerà?

Va in ogni caso sottolineato che i giovani inglesi, a differenza di quanto era stato detto prima del voto, non hanno votato compattamente per far restare il Regno Unito nella Ue. L’ex presidente del Consiglio Enrico Letta, in un tweet, scrive: “Una chiave per capire voto per #Brexit?Tra gli elettori nella fascia 18-24 ha votato solo il 36%, tra quelli sopra i 65 anni ha votato l’83!”. Insomma, se è vero che i giovani inglesi hanno votato tendenzialmente Remain, l’affluenza al voto mostra che una buona parte di loro si è disinteressata al voto.

Inoltre, da ora in poi il Regno Unito dovrà rinegoziare importantissimi programmi comunitari, come Horizon 2020, il più grande programma di investimenti in innovazione e ricerca che ha a disposizione un budget di 80 miliardi di euro da destinare al settore. Sul versante tecnologico, invece, i vertici di molti colossi del settore  come Virgin, IBMLastminute.com, si erano apertamente schierati a favore del No.

Bill Gates, lo storico fondatore di Microsoft, aveva dichiarato che un Regno Unito post-brexit sarebbe stato “un luogo significativamente meno attraente dove investire e fare affari”.  Secondo uno studio condotto da Korea Herald, la vittoria del Sì avrebbe delle ripercussioni sulle scelte di multinazionali come LG eSamsung, che sebbene non abbiano stabilimenti in UK, si guarderanno bene da frequentare un mercato già in calo costante e per di più caratterizzato da tasse per l’importazione e le vendite.

Sul piano delle start-up innovative, una recente analisi dimostrava come la comunità di start-upper made in UK si era decisamente schierata a favore dell’Europa in quanto Brexit significava rinunciare ad un mercato di 500 mila potenziali consumatori e ad una fonte di approvvigionamento di cervelli e talenti. Non saranno forse quelle operanti nel settore dell’ingegneria finanziaria a risentire molto di questa scelta, ma per  tutte le altre cosa succederà?

Per start-up italiane che operano a Londra, invece, per le quali la City rappresenta(va) la Silicon Valley europea, non è possibile fare delle previsioni concrete, ma di certo qualcosa cambierà. È ancora troppo presto per prevedere cosa realmente accadrà nel medio – lungo periodo, e per comprendere se con Brexit a perdere sia stata l’Europa o il Regno Unito. Una cosa però è certa, così com’è l’Unione Europea non funziona per niente.

Per evitare che si scateni un effetto domino, l’Europa deve ripensare se stessa ed una volta per tutte portare fino in fondo a compimento quel processo di integrazione iniziato ormai qualche decennio fa.

Pasquale Sasso (L’Occidentale)

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