Milano 1 Luglio – Oggi il Giorno, nella sua versione online, ha pubblicato un elenco delle priorità dei Milanesi, soprattutto nelle periferie. Qui un elenco:
da Quarto Oggiaro a Gratosoglio, dal Giambellino a Lambrate, si notano delle uguaglianze. In cima ai desideri c’è la voglia di «vivere in un posto gradevole, ben servito dai mezzi pubblici e pulito». Facile a dirsi, difficile a farsi. Una strada in salita. Perché «prima di tutto bisogna fare i conti con lo stato di manutenzione di certi palazzi dei quartieri popolari: alcuni non vedono interventi di riqualificazione da decenni», dicono i rappresentanti di comitati e di Autogestioni. Così a Ronchetto sul Naviglio, al Lorenteggio, al Corvetto, in via Quarti (zona Baggio) ma non solo. Una questione legata a doppio filo con «gli alloggi sfitti, oggetto di continue occupazioni». La proposta più gettonata è quella di assegnarli subito ai nuclei in graduatoria (in lista di attesa ci sono circa 23mila famiglie), che potrebbero provvedere autonomamente ai lavori di ristrutturazione da scontare con l’affitto. Tantissimi segnalano poi il problema «degli spazi comuni occupati da spazzatura» o trasformati in covi di attività illecite, come officine abusive. A Quarto Oggiaro, dove è stata scovata persino una palestra abusiva, da mesi si sta provvedendo – con l’aiuto della polizia – a ripulire locali invasi. Un buon segnale.
Ma gli animi si infiammano ancora quando l’argomento di discussione diventa «spazi abbandonati». Scheletri di palazzi mai ultimati, aree da bonificare, stabili vuoti in attesa di una nuova identità. Dalla Residenza sanitaria assistenziale del quartiere Adriano, mai completata e diventata luogo di bivacchi, alla scuola Manara di Quarto Cagnino, dismessa, in attesa di un futuro.
[…] Altra priorità riguarda la «carenza di spazi per l’aggregazione», soprattutto per i più giovani. Così piovono le richieste di aperture prolungate delle biblioteche ma anche di trasformazione di spazi, come negozi sfitti. Indice puntato pure contro «le discariche abusive, che risorgono sempre in certi punti» come via Arquà (traversa di via Padova), via San Dionigi, estrema periferia sud e alcuni angoli di Niguarda. Completa il quadro la richiesta di attenzione per combattere la solitudine. «Non tutti hanno la fortuna di poter andare nei centri aggregativi. E d’estate è un dramma».
La domanda che ci sorge spontanea è: ma possibile che tutto si chieda al Comune? E dov’è finita la domanda più importante e più evasa della storia, ovvero: quando ci lascerete liberi di pensare a noi stessi? La terra dei mille oratori si trova improvvisamente incapace di badare ai suoi nonni ed ai suoi figli. Ma, soprattutto, ed è forse più grave, si trova ad essere diventata pigra ed indolente, pronta a recriminare aiuti per ogni cosa. Per ogni attività. Per ogni emergenza. Che fine ha fatto lo spirito intraprendente, autosufficiente che ha reso grande Milano?
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