Milano 3 Luglio – Si è guadagnato nel tempo la reputazione di alimento poco sano, ma il burro viene ora in parte “riabilitato” da una nuova ampia ricerca della Friedman School of Nutrition Science and Policy della Tufts University, negli Usa, pubblicata su Plos One. Secondo gli esperti, il consumo è infatti solo debolmente associato alla mortalità, mentre non c’è alcun legame con le malattie cardiovascolari ed è stato osservato anche un lieve effetto protettivo nei confronti del diabete.
Lo studio – Nel corso dei test, gli studiosi hanno analizzato i dati di nove ricerche che hanno coinvolto complessivamente 636.151 persone. La quantità di burro giornaliera mediamente consumata è risultata pari a un cucchiaio, circa 14 grammi. Durante il periodo di “follow up”, nel quale cioè i partecipanti agli studi sono stati seguiti, si sono verificati 28.271 decessi, 9.783 casi di malattie cardiovascolari e 23.954 casi di insorgenza di diabete.
Lo studio ha però riscontrato “piccole o insignificanti” correlazioni tra il consumo di burro, le malattie e la mortalità totale. L’effetto protettivo nei confronti del diabete, spiegano i ricercatori, potrebbe essere legato alla presenza di grassi del latte ma dev’essere ulteriormente approfondito.
“Una via di mezzo salutare” – “Sebbene chi mangia burro abbia uno stile di vita e un’alimentazione peggiore, questo alimento sembra essere complessivamente neutrale – ha spiegato l’autrice della ricerca, Laura Pimpin – ciò suggerisce che può essere una ‘via di mezzo’ tra scelte più salutari come l’olio extravergine di oliva e peggiori come ad esempio lo zucchero e l’amido, contenuti nel pane bianco e nelle patate”. (tgcom24.mediaset.it)
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