Nemmeno tutto il PD vuole un campo profughi ad Expo

Attualità Milano

Milano 6 Luglio – Per essere contro i profughi a Rho non bisogna essere dei geni. Essere intelligenti aiuta, lo ammetto, ma la precondizione è essere onesti intellettualmente. Anche nel PD ci sono persone oneste, tra queste possiamo annoverare il sindaco di Rho, Romano. A Milano Today ha dichiarato che in quel posto, a quelle condizioni e per quei motivi, metterci dei profughi è assurdo. Soprattutto metterne 500. Soprattutto metterceli quando il summenzionato campo sta venendo smantellato. La dichiarazione è molto striminzita, per cui non vi trovano spazio una sere di considerazioni oggettive difficilmente contestabili. Ad esempio, il fatto che sia troppo vicino ad un centro abitato per essere considerato fuori città, ma troppo lontano per consentire una integrazione che abbia un senso. Sempre che l’integrazione sia l’obiettivo degli ospiti, cosa che francamente non è mai stata dimostrata. Al momento, l’unico comune multiplo pare essere quello di essere mantenuti, alloggiati e rifocillati in attesa di un pezzo di carta che gli consenta di varcare la frontiera. Inoltre, ma qui immagino intervenga l’opportunità politica anche per le persone oneste, c’è una punta di snobismo nel relegare nell’hinterland quei soggetti che abbiamo tutti e collettivamente considerato “fratelli” in fuga dal male. Saranno anche in fuga, paiono dire Sala e compagni, ma se fuggono un po’ più lontani dai salotti buoni della città forse, e dico forse, sarebbe pure meglio. Solo che, come magistralmente raccolto dalla trasmissione “Dalla vostra parte”, pare che i cittadini del luogo non abbiano apprezzato la magistrale soluzione del PD cittadino. Tra questi ci sono anche i cittadini del PD locale. I quali, di fronte all’emergenza, pur con toni e contenuti diversi, reagiscono esattamente come i loro colleghi di destra. Solo su un punto c’è divergenza: per il PD le parole magiche sono ancora “accoglienza diffusa” mentre a destra pare tramontato questo mito. Oserei dire per fortuna perchè dove è stata praticata si è creata una situazione potenzialmente esplosiva. Intanto le piccole realtà hanno pochissima autonomia finanziaria, mentre lo Stato rimane il solito caciarone che paga in ritardo e senza alcuna regolarità. In secondo luogo i costi lievitano, perchè vengono a mancare le economie di scala. Terzo punto, e forse quello più rilevante di tutti, creare sicurezza in queste condizioni è manicomiale. Noi di questa gente non sappiamo nulla ma ne perdiamo le tracce come nulla fosse. Come se non fossimo in guerra. Come se non avessimo nulla da temere.

Ma è nell’ultima frase dell’articolo che Milano Today tocca vette insperate. Ci viene ricordato che il parere di amministratori e cittadini, in fondo, non conta assolutamente nulla di fronte all’autorità prefettizia. Ed hanno assolutamente ragione. È verissimo. Vorrei, però, permettermi di ricordare loro che di solito quando un Governo comincia a fregarsene delle autorità locali ed abitualmente prende decisioni contro di esse innesca delle reazioni a catena difficilmente gestibili. Voglio dire, questa non è la Tav che serve ad un intero paese per modernizzarsi. Questo è un campo profughi che serve a qualche coop per arricchirsi. Mi pare che la differenza sia abissale. A sinistra anche. Infatti la Tav è il demonio ed il campo una misura umanitaria. Dopotutto, alcune cose non tramontano mai. Tipo l’odio per chi è indipendente e produce e l’amore irriducibile per chi non produce e dipende dal potere statale.

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